Polonia, 1983. Nonostante sia congelata, la legge marziale imposta dalle autorità comuniste al potere con lo scopo di sopprimere la rivolta guidata dal movimento Solidarnosc, è ancora in vigore. Il 12 marzo Grzegorz Przemyk, figlio della poetessa Barbara Sadowska, viene arrestato e brutalmente picchiato: morirà dopo due giorni di agonia. Il solo testimone di quanto avvenuto è uno dei suoi colleghi, Jurek Popiel, che decide di non abbassare la testa e di denunciare il fatto. Inizialmente, gli apparati di Stato, compreso il Ministero degli Interni, cercano di insabbiare il tutto, ma quando 20 mile persone marciano per le strade di Varsavia seguendo il feretro di Przemyk, le autorità decideranno di usare ogni mezzo a loro disposizione contro il testimone e la madre del defunto per screditarli e mandare a gambe all'aria il processo.
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