Un omaggio gratificante per l'arte della falsificazione. Come tre studenti hanno ingannato le istituzioni artistiche con un blocco di granito e un trapano elettrico. E' l'estate del 1984 a Livorno, città natale di Amedeo Modigliani. Spronato da Vera Burde, curatrice della città, il Comune decide il dragaggio del canale. Nel Fosso Reale di Livorno, dunque vengono rinvenute due teste scolpite. Moltissimi critici e studiosi d’arte le attribuirono subito al pittore e scultore livornese Amedeo Modigliani (1884-1920); l'ipotesi era che l’artista aveva buttato nel canale le sue sculture, ancora incompiute, perché era insoddisfatto del lavoro. Il ritrovamento fu accolto dai critici e dagli storici dell’arte come una scoperta fantastica e la notizia faceva il giro del mondo, richiamando visitatori, giornalisti e televisioni da tutto il mondo. Ma si trattava di uno scherzo organizzato da alcuni studenti livornesi che avevano scolpito personalmente le teste in una notte, nel loro garage, e le avevano buttate nel Fosso Reale.
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