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La memoria che va via troppo precocemente (Saul) e quella che non va via mai perché segna una vita di abusi (Sylvia, ma forse potrebbe non essere così). Il cinema di Franco che si avventura spesso in eventi che ridefiniscono i caratteri di una società o delle persone, qui indaga un rapporto tra due esseri umani all'interno di case prigioni/rifugio (il fratello di Saul che non lo vorrebbe fuori, Sylvia che si chiude in casa per paura di un passato che non passa).
Un dramma intimo e intimista che vorrebbe diventare anche un tearjerker ma che fa scelte registiche "europee" e quindi manca l'obiettivo (musica solo diegetica - "A Wither Shade of Pale" dei Procol Harum e lunghe inquadrature fisse spesso in piani medi limitativi, scelta strana quando hai il volto e l'espressività di una come la Chastain). Ecco quindi che l'opera di Franco diventa un film anonimo, innocuo, consolante, che si ferma sempre prima di poter veramente esplodere.