minnesota clay (1964)

Sceneggiatura un po' all'acqua di rose, un protagonista poco carismatico e uno sviluppo piuttosto ordinario e privo di grande sostanza.
Corbucci dirige bene e, tutto sommato, questo MINNESOTA CLAY si lascia guardare senza grandi fastidi.

Bel western firmato dal buon Corbucci, conosciuto per puro caso su rai play.
Uscito a cavallo di "Per un pugno di dollari", questo film di Sergio Corbucci è un ulteriore dimostrazione di come il genere western stia prendendo un'altra direzione, lontana dal consolidato modello americano. Lo scenario è ancora più aspro, selvaggio, si uccide con ogni mezzo, si spara a tradimento, predomina l'insidia, l'inganno.
La regia di Corbucci non è al livello dei suoi successivi film anche se discreta e apprezzabile.
Non mancano alcune spruzzatine gore (ottimo il make up di Mitchell pestato a sangue) che spianano la strada a quel western dai toni violenti di cui Corbucci diverrà un autentico mattatore.
Le musiche sono coinvolgenti e consone alle immagini.
Con il personaggio di "Minnesota Clay", interpretato da un convincente Cameron Mitchell, Corbucci tratteggia la figura di un eroe tutt'altro che immacolato, tormentato, conflittuale, abilissimo nell'uso del colt, ma afflitto da una menomazione con la quale spesso deve fare i conti. In seguito, con "Django" e "Il grande silenzio", il regista svilupperà ulteriormente questa tematica.
In opposizione a Cameron Mitchell, spicca un bravissimo Georges Riviere e un ottimo Fernando Sancho nella parte del vilain.
Un western made in Italy di buon spessore, non è paragonabile ad alcuni capolavori del genere ma è apprezzabile.

Tra i primi spaghetti western italiani,Corbucci compie qui i suoi primi passi per realizzare quelli che sono due autentici cult del genere ( Il grande silenzio e Django).
In questo Minnesota Clay troviamo tanti elementi che poi verranno ripresi con alterne fortune da tanti esponenti di questo genere ( lo scontro tra due bande,il pistolero con una menomazione fisica che lo mette in condizione di svantaggio davanti ai cattivi ecc), complessivamente niente di eccezionale o memorabile ma una pellicola in grado di offrire un discreto numero di sparatorie e con un finale ben studiato.
Soddisfacente.

Spaghetti western dalla trama fiacca, ma che scorre via piacevolmente.

Negli anni '60 Sergio Corbucci dirige alcuni ottimi western, questo probabilmente non è solo quello meno conosciuto ma anche il piu' debole a livello narrativo.
Peccato perche il potenziale c'era, a cominciare dalla costruzione dei personaggi.
L'ex famoso pistolero con problemi alla vista, la figlia che non conosce il Padre e forse mai lo conoscera', una ragazza ambigua che sceglie di fuggire dalla sua condizione sociale...
Lo svogimento invece è piuttosto banale, peccato.