E' vero che Hans Christian Andersen non ha inserito la parola "io" nel titolo della sua indimenticabile fiaba, ma questo film va oltre la tradizionale storia del brutto anatroccolo. Qui infatti si parla anche di sua madre Ratso, un topo, che in realtà è suo padre, anzi, per dirla tutta non è neanche veramente suo padre. Il malcapitato topolino infatti si trovava proprio lì, mentre veniva covato l'uovo del brutto anatroccolo, e quindi si è fatto carico di questa grande responsabilità in modo del tutto casuale. Che genere di padre sarebbe se rifiutasse di fare da mamma a suo figlio? Bè, Ratso si sente a dir poco confuso... Non che non avesse già abbastanza da fare, vista la sua latitanza da una banda di topi di strada poco raccomandabili, e le difficoltà di avere a che fare con l'ostile pollame dell'inospitale campagna circostante. Per non parlare della sua parentela con un gatto che prende ordini da un guanto di nome William... La vita non è facile. Tuttavia chiunque abbia allevato un anatroccolo potrà confermarvelo.
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