nord regia di Rune Denstad Langlo Norvegia 2009
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nord (2009)

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locandina del film NORD

Titolo Originale: NORTH

RegiaRune Denstad Langlo

InterpretiAnders Baasmo Christiansen, Kyrre Hellum, Marte Aunemo, Mads Sjøgård Pettersen

Durata: h 1.19
NazionalitàNorvegia 2009
Generecommedia
Al cinema nel Febbraio 2010

•  Altri film di Rune Denstad Langlo

Trama del film Nord

Ormai ritiratosi in solitudine a lavorare come guardia di un parco sciistico, Jomar scopre di essere il padre di un bambino nato nell'estremo Nord del paese e quindi sceglie di partire in viaggio attraverso la Norvegia. Mezzo utilizzato una motoslitta, uniche provviste cinque litri d'alcol.

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Voto Visitatori:   6,50 / 10 (10 voti)6,50Grafico
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Voti e commenti su Nord, 10 opinioni inserite

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Gruppo COLLABORATORI JUNIOR oh dae-soo  @  03/07/2014 23:28:06
   7 / 10
Ormai mi sono fissato con i film norvegesi e dopo Dead Snow, The Troll Hunter e Thale avevo voglia di
cercarne un altro. Guardando nella lista di film norvegesi gentilmente postatami da Ciku mi sono ricordato di questo perchè mi era stato consigliato non tanto tempo fa.
Nord è un piccolissimo film che affronta con tenerezza, "grazia" e un pizzico di malinconia tematiche importantissime come la solitudine e la depressione.
Come gli altri film norvegesi citati qui sopra è un ibrido, un film difficilmente catalogabile, a volte malinconico, altre comico, altre intellettualmente impegnato (ma sempre attraverso metafore).
E' un road movie atipico perchè racconta il viaggio, non solo spaziale, di Jomar verso il Nord della Norvegia per ritrovare suo figlio, il figlio avuto dalla donna abbandonata anni prima.
Jomar è solo, Jomar è depresso, Jomar non vorrebbe muoversi dalla baita dove, con la compagnia della sola tv, trascorre tutto il suo tempo (fantastica la trovata della tv in cima alle scale).
Ma la notizia di quel figlio lontano unita ad un incendio accidentale nella baita gli dò la forza di partire.
Comincia così un viaggio prima in motoslitta poi sugli sci che è anche viaggio metaforico di un timido ma importante tentativo di ritorno alla vita. Infatti non lo vedo come un classico coming in age, come una maturazione, ma più un ritorno a qualcosa che si è già stati. Maturando sì, ma un ritorno indietro.
La prima difficoltà è quel tunnel, sarà la prima prova di coraggio di tante piccolissime che Jomar dovrà affrontare.
Ma questo è un film sulle solitudini.
Prima l'amico che lo viene a trovare alla baita.
Poi la coppia nonna/figlia.
Poi il vecchietto al quale ruba la bussola.
Poi il giovane ragazzo.
Poi il vecchio nella tenda.
Tutte diverse solitudini, quella dell'uomo ferito, quella dell'anziana che ha paura di perdere la sua unica compagnia, la nipote, e per questo la tiene lontana da tutti lì con sè, quella della stessa nipote privata dell'adolescenza e dell'amicizia, quella del vecchietto che nemmeno si rende conto di quello che succede, quella, magnifica, del ragazzo che insieme ad un immenso dolore lo sta portando verso la pazzia (anche se questo episodio è di gran lunga quello più divertente specie per il fantastico e geniale modo di ubriacarsi), quella del vecchio nella tenda che a differenza dell'anziana nonna quella solitudine la vuole davvero, una solitudine, quella Finale, che vuole portare con sè fino alla fine (e quella scena in cui il vecchio se ne va è semplicemente meravigliosa).
Jomar, anche senza fare mai un sorriso, darà a ciascuno un pò di gioia e di compagnia e imparerà lui stesso qualcosa.
C'è un piccolo minuto in cui lui parla metaforicamente della depressione che vale più di interi film sull'argomento, con quell'emblematico "e io non mi sono alzato", piccola frase che racconta non solo uno stato d'animo, ma anche una rottura e un rimpianto devastante.
Il film non ha particolari picchi nè emotivi nè comici, è davvero piccolissimo in tutto, nella sceneggiatura, nei dialoghi, nel come vuole parlarti di cose grandi mantenendo il profilo basso.
Procede stanco, teneramente stanco.
E' solo la storia di Jomar che diventava cieco per via della neve.
Probabilmente perchè quel candore accecante della neve-che Jomar curava con giorni interi al buio- non è altro che la paura di restare accecati dalla vita e rifugiarsi nel buio della non vita.
Jomar, ex atleta che quel "e io non mi sono alzato" più ha portato all'esser grasso e morto dentro finisce la discesa con gli sci e arriva da lui.
Quel che sarà si vedrà.
Intanto è arrivato.
E non è poco, non è affatto poco.

C.Spaulding  @  29/05/2012 12:39:14
   7 / 10
Bel filmetto. Un viaggio per ritrovare se stessi.Bellissimo il paesaggio cosi freddo ma anche poetico e suggestivo.

Tuonato  @  22/11/2011 08:10:44
   6 / 10
Alcuni sketch sono irresistibili, il film ricalca il filone surreale-grottesco di molte produzioni scandinave.
L'ho trovato uno splendido spot per la bellezza paesaggistica della Norvegia, di come sia possibile fare tantissimi chilometri senza utilizzare mai l'asfalto.

ste 10  @  28/04/2011 10:42:47
   7 / 10
Mi ha fatto subito venire in mente Una Storia Vera però qui lo stile è decisamente differente, il protagonista non ha l'età, il carisma e la saggezza del protagonista di Lynch, i personaggi sonocaratterizzato tutti da una certa "stranezza", un umorismoneroche li rende caratteristici e l'ambientazione in questo caso è (ovviamente) più monotona anche se suggestiva.
Sà un po' di già visto però apprezzabile

Gruppo COLLABORATORI JUNIOR Freddy Krueger  @  01/01/2011 18:51:38
   6 / 10
La solita storia di un uomo con problemi psicologici che intraprende un viaggio per visitare uno dei suoi famigliari e durante il tragitto conosce dei personaggi stravaganti. Ce ne sono a bizzeffe di film così. Già dai tempi di "Una storia vera" il protagonista parte con il primo mezzo disponibile (in quel caso con un tagliaerba, qui con una motoslitta e gli sci) per visitare il parente. In questo film invece il nostro Jomar (il bravo Christiansen) deve conoscere il figlio di quattro anni.
Guardabile, se non altro perché Langlo ci mette un po' di suo, con molti elementi biografici (la depressione, la solitudine, la passione per gli sci…), una spruzzata di umorismo nero e una bella fotografia che, ovviamente, dato l'ambientazione in Norvegia, colora tutto di bianco e azzurro.

Gruppo COLLABORATORI JUNIOR Invia una mail all'autore del commento tylerdurden73  @  26/11/2010 14:01:58
   6½ / 10
Dopo essersi diviso dalla sua compagna il depresso Jomar passa le sue giornate presso una stazione sciistica,di cui è custode decisamente apatico.Avendo appreso di essere padre di un bimbo di quattro anni decide un po' per senso di responsabilità e un po' perché costretto,lo stabile dove risiede va in cenere causa un incidente domestico,a percorrere in motoslitta i quasi 900 km che lo separano dal luogo in cui stanno il bimbo e l'ex-amata.
Malinconico e venato da una sottile comicità surreale "Nord" sfrutta la consolidata formula del viaggio come appiglio per ricominciare,per riallacciare rapporti o comprendere alcune sfumature sino ad allora sfuggenti.Il regista Rune Denstad Langlo riesce comunque a infondere un tocco amabilmente inconsueto all'opera,innanzi tutto sfruttando le fredde e innevate lande norvegesi come ambientazione singolare e alienante,quindi cesellando un desolato quadro umano del quale fanno parte, oltre al protagonista errante, le persone che incontrerà sul suo cammino.
Un'adolescente confinata insieme alla nonna in una casa isolata dal resto del mondo,uno strambo giovane cui piace ubriacarsi in modo estroso,un vecchio saggio che vive su un lago ghiacciato,tutti individui che beneficeranno della presenza del corpulento Jomar e dai quali egli stesso imparerà ad affrontare i propri problemi accorgendosi che il mondo circostante gli rassomiglia più di quanto potesse immaginare.
Fatti i dovuti distinguo sembra che la sceneggiatura peschi da "Una Storia Vera",alcune affinità con il capolavoro di Lynch non passano inosservate,mentre il finale aperto potrebbe deludere.
Langdo però preferisce chiudere limitandosi a mostrare solo il primo passo di quello che sarà un nuovo cammino.

willard  @  20/05/2010 10:37:38
   6 / 10
Un piccolo film meditativo che si svolge negli immensi spazi di ghiaccio e neve della Norvegia. La ricerca di ciò che si pensava essersi lasciati alle spalle, ma che invece potrebbe essere la parte migliore della propria vita.
Un viaggio fatto di solitudine e anime confuse, che sembrano materializzarsi per impedire al protagonista di raggiungere la sua meta e, finalmente, forse, trovare anche se stesso.
Situazioni surreali, ma che nel grande nulla in cui si svolge la vicenda, potrebbero avere un loro senso di realtà.
Il ritmo è abbastanza piatto dall'inizio alla fine che rispecchia le atmosfere rarefatte in cui si svolge la vicenda.
Colonna sonora interessante.

Jumpy  @  29/04/2010 00:31:30
   6½ / 10
Un film on the road tra neve, alcol (molto alcol ;) ), tanta buona musica e personaggi bizzarri.
Per i toni scanzonati e, a tratti, vagamente demenziali mi ha ricordato un po' "Leningrad Cowboys", anche se non arriva a quei livelli.

Gruppo COLLABORATORI SENIOR foxycleo  @  29/03/2010 08:55:46
   7 / 10
Il regista, noto per i suoi documentari, firma una commedia ricca di sottile ironia diretta in maniera asciutta e lineare.
L'ambientazione scandinava agevola a rendere lo spettatore attento ad ogni dettaglio di questo, poco pubblicizzato, road movie.
Il protagonista tenta l'impresa di raggiumgere il figlio, mai conosciuto, percorrendo oltre 900 Km con una semplice motoslitta, per cui dovrà affronatre diverse tappe e conoscere nuove persone.
Esilarante l'originale metodo per ubriacarsi ingegnato da uno di questi personaggi.

Gruppo COLLABORATORI SENIOR jack_torrence  @  08/03/2010 17:23:16
   6 / 10
La trama del film ricorda moltissimo Una storia vera di Lynch.
Rispetto al film di Lynch, è un film molto più minimalista.
Ricorda invece molto i toni stralunati di tre film "nevosi" usciti intorno al 2003: Vodka lemon, Kitchen stories e Noi albinoi.
Si apprezza, molto, la tenuta stilistica del film, ineccepibile, ed altrettanto se ne apprezza la coerenza.
Tuttavia, non ho avuto l'impressione che, a furia di "levare", il regista riesca a far pulsare il cuore del suo racconto con il calore che pur potrebbe, senza aggiungere un pizzico di retorica in più, senza aggiungere un aggettivo in più alla sua asciuttezza, ma con la messinscena di incontri un po' meno esili.
La timidezza, precarietà e assenza di futuro di questi incontri appaiono perfetti: solo che anche la loro consistenza è davvero minima.
Nessun episodio, tra i tre principali "incontri"-tappe del viaggio compiuto dal protagonista, sembra dire più di quello che esattamente dice: piccole perle come piccoli aforismi, o haiku se si preferisce. Quadretti, un po' bizzarri, molto umani, di un percorso che nel suo complesso rappresenta una riapertura alla vita, ben rappresentata da quella silenziosa discesa libera sugli sci, ripresa in campo lunghissimo prima della riuscita chiusa: l'incontro col figlio, meta del viaggio, su cui il film si chiude prima che i due debbano dirsi una parola, nel più classico dei finali aperti.
Tutto al suo posto insomma, ma senza la forza e l'energia di un messaggio davvero profondo e articolato.

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