ogro (1979)

Ultimo film di Gillo Pontecorvo tratto da una storia vera, (nel periodo della dittatura del generalissimo Franco in Spagna) cioè l'uccisione da parte degli indipendentisti baschi dell'ETA del primo ministro (che doveva succedere al dittatore spagnolo) Carrero Blanco.


Protagonisti oltre il grande Volontè un cast tutto spagnolo dove spicca Angela Molina.


Sceneggiato da Pontecorvo,Arlorio e Ugo Pirro.


Musiche di Ennio Morricone e produzione di Franco Cristaldi.


Tema delicato per l'epoca anche perchè uscì in Italia l'anno dopo l'uccisione di Moro in piena epoca terrorista.


Film sottovalutato, ma da vedere

" Ogro " , opera ultima di Gillo Pontecorvo , è un film rigoroso , quasi cronachistico , anche un po' lento ( sino allo spettacolare epilogo ) ; riesce infatti a dettagliare la fredda ricostruzione della preparazione del rapimento ( poi modificato in attentato ) del Primo Ministro franchista Carrero Blanco ( chiamato Ogro , cioè orco , per la sua somiglianza con i parenti di Shrek ! ) da parte dei separatisti baschi dell' ETA . All' interno del piccolo commando interagiscono e convivono fazioni massimaliste e pragmatiche , che si confrontano e collaborano per la causa comune , ma la violenza non viene presentata dall' autore come l' unico modo per controbattere la durezza spietata del regime e per abbatterlo , forse perchè il film è uscito proprio quando in Italia infuriavano gli " anni di piombo " , ed un più netto appoggio all' operato eversivo dell' ETA avrebbe potuto essere travisato in un esplicito sostegno della causa terroristica italiana . Tanto che all'epoca la pellicola ha ricevuto non poche critiche al riguardo da certi ambienti politici . Bella prova del piccolo gruppo di protagonisti , tra i quali spicca , oltre all' ineccepibile e freddo Gian Maria Volontè , il volto sensibile di Angela Molina . Colonna sonora " sentita " ma non ingombrante del maestro Ennio Morricone . Voto 7 - .

Un film crudelmente fedele e minuzioso. Tutta la lunga sequenza che narra dei preparativi e dell'attuazione dell'attentato è assolutamente realistica, tanto da lasciare lo spettatore letteralmente col fiato sospeso. Molto convincenti tutte le interpretazioni del cast. Questa pellicola ha un pregio inestimabile; mette di fronte allo spettatore la cruda verità e mostra, senza inutili fronzoli di sorta, tutta l'incoerenza aggressiva di chi predica la liberazione dalla tirannia utilizzando, a sua volta, metodi violenti e iniqui. Il fanatismo politico viene raccontato con estrema lucidità, conservando però un eccellente atteggiamento sopra le parti. Come farebbe un narratore esterno di memoria verista, Pontecorvo si guarda bene dal prendere posizione, delegando quindi allo spettatore ogni analisi o conclusione.
Pellicola che merita di essere riscoperta, oggi più che mai. Non esistono assassini meno assassini di altri, come non ci sono tirannie meno tirannie di altre.

Pontecorvo è un regista che con maestria ha saputo raccontare vicende che non appartenevano direttamente al sua cultura ma a quelle di altri paesi. Il cinema è questo, non si localizza, va oltre la nazionalità di chi lo fa.
All'epoca fu accusato di moderatismo, quello che invece oggi risulta il suo maggior pregio. Un film politico, reale, come sapevamo farli negli anni '70, minuzioso nei dettagli, nella ricostruzione storica, senza retorica di parte o pathos regalato. Bravi interpreti, bella atmosfera decadente. Morricone compone un "atto di dolore" minimalista ma struggente.

La preparazione e l'esecuzione dell'attentato a Carrero-Blanco, delfino di di Franco, da parte dell'Eta. Il film si muove principalmente sui quattro personaggi cardine della storia, gli esecutori materiali. Pontecorvo analizza con meticolisità i preparativi, le loro ansie e i dubbi dei protagonisti. Un'azione terroristica aberrante o un atto di giustizia sociale contro un'opprimente dittatura?
Pontecorvo ha ribadito che Ogro è uno dei suoi film che ama di meno. Il parallelismo che poteve crearsi con la situazione italiana dell'epoca (le riprese sono iniziate intorno al rapimento Moro) danno al film un'eccessiva freddezza, come se il regista stesso non volesse prestare il fianco a eventuali speculazioni.

confrontarsi con i film di Gillo Pontecorvo è sempre una prova interessante per un cinefilo in gamba e questo se non è il migliore, è sempre un grande film, angosciante e problematico, ma cristallino e inesorabile, cosa insolita per un regista che costruisce immancabilmente personaggi ambigui e di conseguenza umani nei loro sbagli seppur per cause giuste.
è questo il cardine difficoltoso su cui tentano di scivolare i film di Pontecorvo, ossia la giustizia delle azioni politiche. è giusto ammazzare, sequestrare, combattere per la propria libertà? oppure bisogna scendere a compromessi? il finale sembra propendere verso quest'ultima ipotesi, ma persisto nella mia convinzione che Gillo non risponda, almeno chiaramente, bensì enuncia, freddo e inesorabile con una precisione cronachistica che sconvolge e fa riflettere come pochi altri registi hanno saputo fare verso la mia coscienza di spettatore e cinefilo.