quasi amici regia di Olivier Nakache, Eric Toledano Francia 2011
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quasi amici (2011)

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locandina del film QUASI AMICI

Titolo Originale: INTOUCHABLES

RegiaOlivier Nakache, Eric Toledano

InterpretiFrançois Cluzet, Omar Sy, Anne Le Ny, Audrey Fleurot, Clotilde Mollet, Alba Gaïa Kraghede Bellugi, Cyril Mendy, Christian Ameri, Grégoire Oestermann, Joséphine de Meaux

Durata: h 1.52
NazionalitàFrancia 2011
Generecommedia
Al cinema nel Febbraio 2012

•  Altri film di Olivier Nakache
•  Altri film di Eric Toledano

Trama del film Quasi amici

A seguito di un gravissimo incidente di parapendio, Philippe, ricco aristocratico, assume come aiuto domestico Driss, un giovane di periferia appena uscito dal carcere. In breve, la persona meno adatta per il lavoro. I due vanno a vivere insieme, così come potrebbero fare Vivaldi e il gruppo Earth, Wind & Fire. Due mondi si scontreranno, per dare poi vita, però, ad un'amicizia pazzesca, divertente e forte: inaspettatamente si creerà un rapporto unico e intoccabile.

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Voto Visitatori:   8,15 / 10 (370 voti)8,15Grafico
Miglior film dell'unione europea
VINCITORE DI 1 PREMIO DAVID DI DONATELLO:
Miglior film dell'unione europea
Miglior attore protagonista (Omar Sy)
VINCITORE DI 1 PREMIO CÉSAR:
Miglior attore protagonista (Omar Sy)
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Voti e commenti su Quasi amici, 370 opinioni inserite

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Gruppo COLLABORATORI JUNIOR Invia una mail all'autore del commento LukeMC67  @  27/02/2012 09:19:10
   9½ / 10
Uno dei film più veri e autentici prodotti da molto tempo a questa parte. Ho avuto il privilegio di vederlo con gli occhi di chi, non più tardi di 3 anni fa, è stato su una sedia a rotelle. Certo, nel mio caso tutto si è risolto, tuttavia ho provato sulla mia pelle cosa significa dipendere da chiunque per qualunque cosa, ma soprattutto ho provato cosa significa sentirsi la pietà altrui addosso: inutile, fastidiosa ma soprattutto tremendamente umiliante. Nell'istituto in cui sono stato ricoverato ho avuto la fortuna di avere un team qualificatissimo di fisioterapisti senza alcun pelo sullo stomaco, determinati, a volte brutali, spietati: in neanche 3 mesi m'hanno fatto buttar via la sedia a rotelle. Ricordo la sferzante ironia con cui trattavo tutte le sofferenze mie e altrui, unico sistema per poter sopravvivere perché unico modo per prendere un minimo di distanza da esse; ricordo la gioia irrefrenabile quando ho potuto girare liberamente con la sedia a rotelle dopo un mese di perfetto immobilismo su un letto d'ospedale; ricordo con quale determinazione avrei voluto morire se fossi stato condannato a rimanerci, su quella sedia; da quando sono tornato a camminare ho una fame di vivere che non riesco mai a saziare, ho una voglia di godere di tutto ciò che mi offre la vita senza moderazione o ritegno alcuno.

E' con questo stato d'animo che ho assistito a questa pellicola semplicemente straordinaria, giusta, senza concessione alcuna. Temo che solo i francesi potevano trattare con tanta laica asciuttezza un soggetto altrimenti facile preda di pietismo e miracolismi vari (ho apprezzato moltissimo che non ci sia l'ombra di un religioso in questa storia: ho imparato a rispettare chi bestemmia, odia e disprezza seriamente Dio perché non ha avuto un solo minuto di vita normale, altro che bellezza del Creato; così come sono trasalito di fronte all'approccio superstizioso e utilitarista di chi si affidava ad immagini sacre con lo stesso animo con cui avrebbe raccomandato se stesso o un parente stretto per un favore qualsiasi anelando a impossibili miracoli), e solo loro potevano affrontare temi sociali scottanti con una leggerezza narrativa e semantica che non inficia in alcun modo una profondità d'analisi senza concessioni. Ho quindi un atavico terrore del paventato remake italiano (per non parlare di quello americano)...

Venendo più strutturalmente al film, va detto che esso parte da una storia vera narrata da una delle più sensibili giornaliste della televisione francese, Mireille Dumas, che tempo addietro realizzò un toccante documentario sulla vicenda di un imprenditore francese tetraplegico trasferitosi in Marocco e del suo badante maghrebino. Da questa vicenda, e con l'intenzione precisa di gettare uno sguardo diverso sulla menomazione, i registi Nakache e Toledano (che ne hanno curato la splendida sceneggiatura di cui ho apprezzato la straordinaria struttura circolare) trasferiscono la storia a Parigi mettendo in efficace contrapposizione due mondi distantissimi: l'alta aristocrazia parigina e il mondo delle banlieu, bianchi e neri, laici di cultura cristiana e musulmani importati, letterari acculturati autoreferenziali e ignoranti lobotomizzati dai mass-media, ipocriti benestanti con schietti disperati, "alti" moralisti con "bassi" dignitosi. François Cluzet e Omar Sy (quest'ultimo compensato con un César che forse sarebbe stato meglio dare a entrambi ex-aequo) si gettano anima e corpo in una prova attoriale che non si limita a un perfetto esercizio di stile ma che sa trasmettere emozioni ed empatia a qualunque tipo di pubblico. Non da meno i personaggi di contorno, importantissimi in una commedia.

Tutto funziona meravigliosamente in questo film: ritmi serrati, colonna sonora da urlo (sia la parte originale, scritta ed eseguita dal nostro Ludovico Einaudi, che gli inserti esterni che coniugano con geniale divertimento gli Earth Wind and Fire con Vivaldi, Bach, Haendel e Wagner!), montaggio semplicemente perfetto, una fotografia da documentario che non rinuncia però a una pulizia e a una brillantezza davvero spettacolari. E su tutto, una raffica di dialoghi pungenti, ficcanti, divertenti e divertìti, colti e accessibili allo stesso tempo: un vero piacere per l'intelligenza e per l'anima, da tempo non assistevo a una così brillante sintesi tra livelli semantici tanto diversi tra loro. Nakache e Toledano riescono dunque nella "mission impossible" di rendere straordinario e non banale un soggetto già ampiamente esplorato nella storia del cinema come quello dell'amicizia virile, sia pure con una particolarità così caratterizzante.

Nessuna pecca per questa pellicola, allora? Purtroppo qualche riflessione critica la devo sollevare: fatto salvo lo sforzo encomiabile (e riuscitissimo) degli autori di lanciare un messaggio assolutamente positivo rispetto a problematiche tanto dure, non ho fatto a meno di chiedermi se questo soggetto avrebbe potuto funzionare se il tetraplegico non fosse stato ricchissimo e aristocratico ma un semplice impiegato da 1000/1500 Euro al mese. E se il travolgente personaggio interpretato da Omar Sy fosse stato un banale approfittatore come tanti. Nonostante ci sia dietro una storia vera, non ho potuto fare a meno di considerare con amarezza che "gli happy end esistono solo nei film": io stavo in sala con i miei amici sani spostandomi liberamente, la maggior parte dei miei compagni di sventura quando ero ricoverato non si alzerà mai più dalla sedia a rotelle e non avrà a disposizione una servitù a riverirli, né il problema di adattare una Maserati biturbo per spostarsi, bensì il senso di colpa di condizionare irrimediabilmente la vita di chi sta loro vicino magari arrabattandosi per arrivare a fine mese.
Purtroppo nella realtà non basta metter su una canzone travolgente per riprendersi il gusto di vivere. Purtroppo.

9 risposte al commento
Ultima risposta 29/02/2012 12.49.33
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