Robin Hood racconterà la storia del celebre personaggio, le sue origini e la sua storia d’amore con Marian, donna forte e indipendente in grado di far superare a Robin durezze e diffidenze figlie del suo travagliato passato.
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L'avesse diretto un regista di pedigree meno prestigioso probabilmente si parlerebbe di un revival di certo kolossal in costume; ma dietro la mdp c'è un maestro come Ridley Scott, e il risultato finale non straborda al di là di un solidissimo professionismo. L'idea di raccontare le origini di Robin Hood permette a Scott di legare a doppio filo il plot alla grande Storia inglese (quella della Magna Charta), e lo script comunque solido di Brian Helgeland gioca bene le carte dell'epica e dei toni picareschi, come già fu per A Knight's Tale. Manca però il pathos dei migliori kolossal scottiani: i personaggi sono tutto sommato archetipici e senza troppe sfumature, la storia procede per binari classici e rassicuranti. In aiuto del tutto interviene il solito cast azzeccato, con Crowe al solito credibile come eroe tutto d'un pezzo e una Cate Blanchett che domina per fascino e spessore nei panni della tipica eroina scottiana sovversiva. La mano del regista di South Shields si riconosce nelle proporzioni, nella cura per il dettaglio scenico, nell'energia tellurica infusa alle scene d'azione e in alcuni climax davvero azzeccati nella costruzione (la freccia fatale scoccata al rallenty, in un tripudio di gocce d'acqua trasformate in perle d'argento dalla luce solare).