salvate il soldato ryan regia di Steven Spielberg USA 1998
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salvate il soldato ryan (1998)

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locandina del film SALVATE IL SOLDATO RYAN

Titolo Originale: SAVING PRIVATE RYAN

RegiaSteven Spielberg

InterpretiTom Hanks, Tom Sizemore, Edward Burns, Barry Pepper, Adam Goldberg, Vin Diesel, Giovanni Ribisi, Jeremy Davies, Matt Damon

Durata: h 3.10
NazionalitàUSA 1998
Genereguerra
Al cinema nell'Ottobre 1999

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•  Link al sito di SALVATE IL SOLDATO RYAN

Trama del film Salvate il soldato ryan

Subito dopo lo sbarco in Normandia, il piccolo plotone guidato dal capitano Miller, viene incaricato di trovare il soldato Ryan, che l'esercito americano vuole riportare a casa in quanto l'unico rimasto in vita di una famiglia composta da quattro fratelli, tutti caduti in guerra.

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Voto Visitatori:   7,90 / 10 (320 voti)7,90Grafico
Miglior regiaMiglior fotografiaMiglior montaggioMiglior sonoroMiglior montaggio sonoro
VINCITORE DI 5 PREMI OSCAR:
Miglior regia, Miglior fotografia, Miglior montaggio, Miglior sonoro, Miglior montaggio sonoro
Miglior film drammaticoMiglior regista (Steven Spielberg)
VINCITORE DI 2 PREMI GOLDEN GLOBE:
Miglior film drammatico, Miglior regista (Steven Spielberg)
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Voti e commenti su Salvate il soldato ryan, 320 opinioni inserite

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Gruppo REDAZIONE amterme63  @  04/07/2010 23:12:46
   7 / 10
E' il solito sontuoso film di Spielberg pieno di pregi e di difetti. I pregi sono il ricco, complesso, affascinante e perfetto uso della macchina da presa e dell'immagine. I difetti stanno nello sforzo (fin troppo smaccato a volte) di portare il significato ideale del film in una direzione ben precisa e già predisposta. Viene affermata tutta una scala di valori ideologici (di natura specificatamente americana) da accettare o rifiutare. Da questo dipende molto il giudizio sul film. Se questa visione ideologica piace allora il film è un capolavoro, altrimenti non può che apparire falso, retorico e irritante.
Durante la visione mi sono venuti in mente due film: "Pulp fiction" di Tarantino e "La sottile linea rossa" di Malick.
Pulp Fiction è uscito 4 anni prima di questo film e il suo successo ha contribuito non poco ad allargare il confine del visualmente lecito nel campo della cinematografia "seria". In pratica è riuscito a diffondere e a far tollerare la visione di violenza estrema anche ad un pubblico di giovani, adolescenti e gente normale di tutte le età. Il costo è stato quello di togliere la violenza dal suo contesto specifico, facendola diventare un indifferente prodotto di consumo di massa.
Hollywood come al solito approfitta di queste aperture stilistiche, le prende, le addomestica e le piega alle proprie regole di produzione e ai propri standard ideologici. Spielberg quindi "si appropria" dello stile splatter, ora di moda, e lo usa a piene mani. Lui però fa qualcosa di più, in qualche maniera "risponde" a Tarantino. Prima di tutto rimette lo splatter nel suo contesto naturale e veritiero, cioè quello del dramma, della tragedia, del dolore immenso, della morte, ora più che mai resa in maniera realistica e palpabile. In qualche maniera vuole di nuovo dare alla forma il suo contenuto, all'immagine il suo messaggio, all'arte la funzione di trasmettere valori.
Gli anni '90 sono stati anni di crisi ideologica per gli Stati Uniti forse peggiori degli anni '70: al dubbio e alla confusione (vedi Nashville) è subentrata l'indifferenza e il fatalismo (vedi America Oggi). Spielberg è perfettamente cosciente di questa crisi, altrimenti non avrebbe mai fatto questo film, in cui si cerca in tutte le maniere di ricordare e riaffermare i valori fondanti usciti dal sacrificio di migliaia di persone durante la II Guerra Mondiale. La frase finale "deserve it" può avere due significati: uno al singolare "meritalo" rivolto a Ryan, l'altro al plurale "meritatelo" rivolto a noi spettatori del presente. I dubbi di Ryan vecchio sono quelli che abbiamo anche noi ideali spettatori: abbiamo fatto buon uso del loro lascito?
La visuale in questo film evidenzia tutti i suoi limiti di discorso dedicato ad una sola nazione e ad un modo di vedere piccolo-borghese un po' tradizionalista. L'immagine della bandiera americana che sventola all'inizio e alla fine è molto indicativa a proposito. Caso ha voluto poi che proprio in quegli anni si stesse girando un film quasi identico per tipologia (La sottile linea rossa) ma con un approccio e un contenuto molto più originale e profondo rispetto al film di Spielberg.
Nel film di Malick, oltre alle battaglie cruente in cui i soldati indistintamente fanno il loro grande dovere (senza creare tipi o eccellenze), ci sono dei momenti intensi di dialogo su temi universali e profondissimi. Nel film di Spielberg i personaggi vengono inquadrati e resi tipici; i momenti di dialogo vertono quasi esclusivamente su questioni spicciole, soprattutto di lavoro, famiglia e intimità domestica. Il film di Malick tratta temi universali, comprensibili a tutti, quello di Spielberg temi appartenenti alla classe media americana.
Del resto Spielberg di carne al fuoco ne mette diversa anche se a volte in maniera un po' confusa e contraddittoria. Due temi soprattutto collidono fra di loro: il contrasto generale-particolare e buono-cattivo. Per quanto riguarda il primo è come se Spielberg avesse voluto mettere in discussione l'assunto base dei suoi film, cioè il principio che "chi salva una vita, salva il mondo". Ironia vuole che per salvare una sola vita se ne perdono 7-8. E' una contraddizione insanabile che pure i personaggi stessi del film sentono come assurda e fanno fatica a giustificarla. Sembra si sia voluto far passare il messaggio che la vita di un soldato semplice qualsiasi è preziosa e importante tanto quanto quella di un generale.
Altro messaggio evidente è quello della cura umana riservata a ogni singolo soldato e addirittura ai nemici da parte dell'esercito americano. Persino nelle concitate scene iniziali ci si preoccupa di soccorrere i feriti anche se può essere controproducente per l'esito della battaglia.
C'è poi il dilemma se risparmiare o no la vita ai soldati tedeschi che pochi istanti prima uccidevano gli americani. In un primo tempo si decide di sì per ragioni umanitarie, poi invece ci si rimangia questa decisione per ragioni di convenienza. Questa incertezza ideologica è riflessa nel carattere di Adam, il personaggio più contraddittorio e meno riuscito del film. Sembra una macchietta o una parodia e stride tantissimo con il contesto generale. Non ci si riesce a capacitare come abbiano potuto selezionarlo per fare la guerra. Non sono riuscito neanche a capire con chi ce l'avesse Spielberg creando quel personaggio (con chi è pacifista o troppo idealista?). Comunque niente a che vedere con il personaggio del disertore-pacifista di Malick, una persona tutta d'un pezzo, consapevole delle proprie contraddizioni, vissute in maniera composta e dignitosa.
Infine di positivo nel film c'è il fatto che niente è scontato o prevedibile e sorprendentemente anche i buoni muoiono (anche se in maniera eroica).
Nonostante le contraddizioni, le storture, i limiti ideologici, è un film a tratti intenso ed emozionante.

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