tin & tina (2023)

Di bambini malvagi ne sono stati partoriti tanti al cinema, qui si è cercato di sfumare tale tema. L'aperta malvagita di certi film di genere qui diventa più ambigua. Cresciuti in un convento di suore parecchio fondamentaliste, i bambini adottati da una coppia benestante sono profondamente legati ai dogmi della bibbia. Per cui le loro azioni apparentemente malvagi hanno un fondo di buoni intenzioni. Diciamo un'intereptazione di bambini decisamente maldestra dei dettami religiosi che vorrebbero applicare. In questo modo si toglie inquietidine a questo film mettendo delle sottotrame che potrebbero essere una buona cornice (la Spagna del 1981, appena uscita fuori dalla dittatura e da un tentato golpe, il ruolo della donna in una società ancora apertamente patriarcale, il ruolo sempre invasivo della religione). Tutti spunti che vanno puntualmente in vacca o banalizzati. Gli stessi bambini, malgrado l'aspetto, sono più irritanti che inquietanti e non mancano nemmeno tante forzature di sceneggiatura. Con un soggetto così scarno arrivare a due ore è dura. Lasciamo perdere anche un finale imbarazzante.

Non mi ha interessato minimamente quello che Stein avesse da dire con il suo film: per me era già finito al minuto 45 (alla scena del cane ricucito), non per la scena in sè, che era pure interessante, per certi versi, ma per come il regista l'ha liquidata, facendola passare come se niente fosse. A peggiorare il tutto è stata la caratterizzazione dei personaggi, soprattutto quello di Lorente, caricato di idiozia sconcertante e banalità evidente, cosa che poi è stata trasmessa anche al personaggio della Smit, nel finale.
Inutilmente prolisso, TIN AND TINA (nato come cortometraggio) è un prodotto scialbo per come viene presentato, che magari ha pure qualche critica sociale da mettere sul piatto, ma che vanifica ogni buona intenzione con quella banalità e approssimazione citate prima.
Il cast tenta di fare il suo ma è nell'insieme che il film naufraga presto, male e lentamente.
Per me è no.