Sei un blogger e vuoi inserire un riferimento a questo film nel tuo blog? Ti basta fare un copia/incolla del codice che trovi nel campo Codice per inserire il box che vedi qui sotto ;-)
E bravo Soderbergh che ogni tanto se ne esce con qualche filmetto niente male, o comunque apprezzabile per la sua voglia di osare, una certa anticonvenzionalità e il suo giocare con i generi, "Presence" per una buona prima parte di film mi stava deludendo, poi pian piano mi sono reso conto che era soltanto una questione di aspettative personali, mi aspettavo un horror, genere che per forza di cose verrebbe affibbiato a questo soggetto, ma che in realtà è abbastanza lontano dallo sviluppo e dalla messa in scena, difatti "Presence" presenta una tensione molto risibile, direi appena accennata ma in realtà per buona parte del film non ci prova nemmeno a mettere tensione, prendendo il punto di vista di questa entità che abita la casa, la sceneggiatura non spiega nulla, né da dove proviene, né chi potrebbe essere, ne quali sono le sue intenzioni, mostra soltanto tramite rapide sequenze la famiglia che viene ad abitare, tra il trasloco, la ristrutturazione, e infine la vera e propria vita quotidiana.
E da qui il film inizia a giocare coi generi, prendendo presto le vesti di un dramma familiare forte e sentito, l'entità non è più quel fantasma che vuole fare paura, è una sorta di spettatore invisibile che assiste ai problemi della famiglia in prima persona, una famiglia fatta da una figlia che ha subito un forte trauma per la perdita di una delle sue migliori amiche a causa della droga, con un fratello totalmente distaccato ed egoista ed una madre assente che preferisce viziare il fratello piuttosto che dare ascolto alle problematiche della figlia, soltanto il padre sembra l'elemento empatico e comprensivo, unendo questi elementi ad alcune lievi azioni dell'entità che si manifesta sintomaticamente, tramite piccoli spostamenti, aumentando poi la sua presenza con qualche gesto più plateale - la caduta della mensola - e presentando un po' la tipica situazione della chiamata alla medium per risolvere il problema, atto che, per quanto fine a se stesso, sembra più una simpatica presa in giro che il regista si concede ai cliché del genere.
Nelle sequenze finali, che ho trovato emblematiche, avviene quello che forse è uno dei colpi di scena più inaspettati, per quanto mostrato in sordina e senza particolare clamore, ovvero ci si rende conto che l'entità il realtà è buona, portando una svariata serie di riflessioni al riguardo, la prima è sulla natura di ciò che non si conosce, spesso etichettato dalla percezione umana come pericoloso e per forza cattivo, ma che in questo caso si rivela tutt'altro, la seconda prende una valenza metacinematografica, dato l'agire dell'entità, come spiegato da molti, l'entità diventa lo stesso spettatore o magari la sua volontà, che vorrebbe intervenire, la splendida sequenza della violenza sulla sorella da parte del cinico amico mostra questo, lo spettatore vorrebbe entrare nello schermo e fare qualcosa, fermare il giovane prima che possa fare dei danni irreparabili, l'entità nel suo campo d'azione fa questo, svegliando il fratello e salvando la vita alla sorella.
Soderbergh dirige un buonissimo film, tra l'horror e il dramma familiare, con delle ottime trovate, tecnicamente di altissimo livello, con la costante del punto di vista dell'entità che regala ottimi pianisequenza, che attenzione, non mostrano soltanto una tecnica fine a se stessa, quanto prendono una forte valenza semantica, il tutto all'interno di questa casa senza mai uscire, devo dire è stata una bella sorpresa.
Un'operazione che mi ha lasciato sostanzialmente perplesso. Usare il punto di vista della "presenza" non è nuovo. Per tutta la durata del film, secondo me, mostra di avere il fiato corto dopo 20 minuti. Il motivo? Non genera tensione o perlomeno molto poca. Questa presenza è più il punto di osservazione di una famiglia in crisi, sia nel rapporto coniugale derivato da qualche magagna lavorativa di lei e dell'isolamento della figlia minore che, padre a parte, non viene calcolata di striscio né dalla madre, tantomeno dal fratello maggiore. Nulla da dire dal punto di vista tecnico perché Soderbergh si muove bene negli spazi interno della casa, ma al contrario di Unsane non riesce a creare quella tensione che dovrebbe avere. Un po' perplesso anche sul finale.