Venticinque anni dopo un suicidio di massa di alcuni membri di un culto religioso, l'unico sopravvissuto torna sulla scena della tragedia con un equipaggio per un documentario al seguito.
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Film che promette bene grazie al potente inizio - che scaraventa lo spettatore nel vortice dell'azione con inquadrature in primissimo piano e dialoghi ridotti all'essenziale vuoto pneumatico di esistenze solitarie e squallide (delle due protagoniste, pietrificate nell'orrore del passato) - e alla presenza carismatica di Lily Rabe e Thomas Jane, ottimi caratteristi del genere già apprezzati in American Horror Story e The Mist. Il racconto si fa avvincente, con rimandi a flashback, videotape usurati alla The Ring, ricordi spettrali che perseguitano la sopravvissuta, una serie di clichè che funzionano: la prospettiva è ambigua e fa intuire sviluppi paranormali. Poi, il declino dell'Idea interessante, l'implosione di una sceneggiatura prima piatta e poi fastidiosamente didascalica, la recitazione ingloriosa di Jessica Alba, fino ad una clamorosa rivelazione che restituisce la voglia di seguire un finale di efferata bruttezza. Nel mezzo, l'Idea interessante che si dibatte e quell'inizio promettente destinato a grandezza... Rimandato. Ma c'è di peggio.
Nel 1984 i componenti della setta denominata "Velo del paradiso" vennero ritrovati morti, probabilmente a seguito di un suicidio di massa. Le indagini non furono mai in grado di chiarire i fatti, di conseguenza, anni dopo, una troupe guidata da un giovane documentarista si avventura nella zona dove avvenne la tragedia alla ricerca della verità. Sono accompagnati dall'unica superstite, all'epoca una bimba di cinque anni. Ora adulta è perseguitata da ricordi confusi, per lo più angoscianti che non sembrano essere di grande aiuto. Come ogni progetto Blomhouse che si rispetti la logica non è proprio all'ordine del giorno ed i comportamenti discutibili non mancano, eppure c'è del buono nel lavoro di Phil Joanou (noto soprattutto per le numerose collaborazioni con gli U2); innanzitutto è molto ben calibrata la commistione tra esoterismo, religione e ghost stories, poi è eccellente la fotografia dai colori spenti, e una volta tanto i colpi di scena sono meno banali del previsto. Per contro "The veil" trasuda la sua anima commerciale fornendo i soliti fastidiosi jump scares in serie, ed una visione d'insieme più edulcorata di quel che si possa sperare. Thomas Jane nei panni del santone/predicatore/fanatico improbabile clone di Jim Morrison, appare eccessivamente sopra le righe, mentre le co-protagoniste (Jessica Alba e Lily Rabe) non lasciano tracce. Tutto sommato apprezzabile per il subdolo complotto che sta alla base del tutto ed intrigante a livello narrativo con i flashback esplicativi stile found footage registrati su vetuste videocassette. Tuttavia in un ipotetico confronto con altri film recenti sull'argomento (mi vengono in mente "Kill List", "Red State" o"The Sacrament") il divario appare evidente.