viy or spirit of evil (1967)

Rarissimo horror di epoca sovietica, probabilmente l'unico prodotto in quel periodo. Riprendendo in maniera abbastanza fedele il testo di Gogol, abbiamo un protagonisa perfetto nella sua imperfezione. Non certo un uomo dedito alla parola di Dio, ma anzi piuttosto godereccio nei suoi modi ed impaurito di fronte alla potenza di un Male che prima lo irretisce poi cerca di sopraffarlo in tutti i modi. Non è tanto il trionfo del bene o la paura della punizione del signore cosacco, quanto l'avidità e la ricompensa di quest'ultimo a finire la prova delle tre notti di preghiera. Ben radicato nel folklore popolare, il film ha una ottima impronta visiva ssoprattutto negli interni della chiesa dove le luci della fotografia riescono a creare un'atmosfera spettrale e mettendo in secondo ordine i rudimentali effetti speciali (specie il Viy) di quel periodo. Da riscoprire.

Da un racconto di Nikolaj Gogol un'ammaliante fiaba horror ambientata nelle campagne ucraine e ispirata al sinistro folklore di quei luoghi.
Preso di mira dalle forze del male Khomà, giovane seminarista gaudente che allo studio antepone i piaceri della vita, è costretto a vegliare per tre notti consecutive il cadavere di una bellissima fanciulla che è in realtà una pericolosa strega.
La fattucchiera è assetata di vendetta, il giovane infatti l'ha uccisa e ora rischia di pagarne le conseguenze a caro prezzo.
Tutt'altro che eroico il simpatico protagonista cerca prima di fuggire, poi di reagire più con l'astuzia che con la preghiera per sottrarsi agli attacchi della sua antagonista, cosa che gli riesce almeno fin quando si troverà davanti una folta schiera di creature infernali capeggiate dal famigerato Vij, un essere abominevole dalle doti particolari e potenzialmente in grado di indirizzare a favore delle forze del male l'esito dello scontro.
Visivamente curatissimo, con effetti speciali che tengono tutt'ora botta nonostante il passare del tempo, questo film girato da due studenti russi è un piccolo e misconosciuto gioiellino che pur palesando qualche ingenuità miscela nel migliore dei modi toni drammatici e grande ironia, partendo da una base sempre allettante come quella delle vecchie leggende popolari.
Lento nella prima parte, più avvincente quando il soprannaturale si palesa con crescente intensità è un film intriso di superstizione e misticismo, caratterizzato da una recitazione sempre all'altezza.

La principale fonte d' interesse viene data dal come gli addetti ai lavori sovietici siano riusciti a tradurre in immagini il breve racconto di Nicolai Gogol, che non ho mai letto.
Avendo una scarsissima conoscenza del Cinema sovietico, quasi nulla se si eccettua ad esempio "I guardiani della notte", e per questo men che meno per ciò che concerne i film più datati, devo dire che alcuni effetti speciali, per essere del 1967, ricorderebbero un pò quelli del Cinema statunitense fantasy anni '30 e '40. Quelli con l' attore Sabu, per essere più specifico. Provare a vedere lo spirito maligno di Viy.
Una favola gotic-horror che nonostante tutto e tutti i difetti dati dal tempo che passa inesorabilmente riesce comunque a regalare delle ottime sequenze, sia esse che riguardino la stregoneria, il duello fra il giovane seminarista e la megera che egli stesso ha amazzato, ma anche quelle della retrograda cultura della realtà campagnola del luogo, che un pò mi ha fatto tornare alla mente il Nosferatu di Herzog.
Considerato uno dei cult per eccellenza nel cinema di genere russo, o forse il migliore; la novella di Gogol ha dato spunto a Bava per il suo "La maschera del demonio", inoltre girava voce che lo stesso Englund ne volesse fare un remake, cosa che è avvenuta nel 2007 ad opera di Oleg Stepchenko, ma che in Italia non è stato ancora distribuito, almeno fino ad ora. Peccato perchè dovrebbe essere pure interessante.