Lo scorso 4 ottobre ha preso il via l'iniziativa di unificare le uscite cinematografiche a livello nazionale al giovedi' in maniera da poter allungare i fine settimana per favorire gli esercenti cinematografici. L'avvio a tale novita' e' stato dato da Ted di Seth MacFarlane. Il papa' dei Griffin porta sul grande schermo un volgare, ironico e divertente teddy bear. Il compagno di giochi per eccellenza di ogni bambino americano (qui totalmente snaturato dal motivo per cui e' stato creato) si trova ad essere il maggiore ostacolo per la maturita' del protagonista umano del film interpretato da Mark Wahlberg. Il film e' nella prima parte trascinante sia nei dialoghi sia nel ritmo ed e' impossibile trattenersi dalle risate. La seconda parte scade spesso in un buonismo irritante senza pero' perdere totalmente la verve iniziale. La cosa davvero coinvolgente e' stata vedere e vivere una sala affollata che applaudiva ad ogni promozione lavorativa ottenuta dal volgare peluche ed a qualsivoglia battuta antisemita, razzista o rivolta alla tragedia dell'11 settembre; come se solo attraverso Ted lo spettatore riuscisse ad ironizzare sulle proprie sfortune ed a liberarsi dal proprio benpensante involucro troppo borghese.
Venerdì 14 settembre 2012 è uscita l'ennesima commedia che tratta la tematica della gravidanza. Infatti a soli due mesi dalla programmazione nelle sale italiane di “Travolti dalla cicogna” di Remì Benzacon, tratto dal romanzo “Lieto Evento”, appare “Che cosa aspettarsi quando si aspetta”, tratto dall'omonima guida per diventare genitori. Certo questi sono solo i più recenti tra i titoli che trattano tale tema, infatti negli ultimi anni quella di parlare di gravidanza con toni da commedia più o meno leggera e più o meno divertente sembra essere diventata una moda. Con uno sguardo al recente passato affiora alla memoria la storia di Alison raccontata in “Molto incinta” di Judd Apatow; e come non ricordare, scavando ancora un po',“Juno”, commedia brillante del 2007 premiata con un Oscar alla sceneggiatura . Ancora, “Nine Months”, la saga dei “Senti chi parla” e via discorrendo. Insomma, l'atto della nascita sembra riuscire ad alimentare da tempo e ultimamente sempre più la fantasia di sceneggiatori e registi. Ma il pubblico avverte realmente il bisogno di recarsi in sala per sentire isterismi, grida e pianti di gioia o dolore? Certo ogni film è diverso dall'altro e i tagli registici sono distinguibili ma il tema sembra essere abusato, benché di tanto in tanto prodotti validi riescano a distinguersi dalla massa come i succitati “Juno” e “Travolti dalla cicogna”. Sarà così anche per “Cosa aspettarsi quando si aspetta”?