Tutti i post per la categoria: Serie TV riflessioni sparse
E poi così, di colpo, dopo 2 stagioni intere, o quasi, una serie che ha mostrato fin a quel momento limiti evidenti e debolezze di vario tipo, generando nello spettatore nient'altro che noia, irritazioni finanche cutanee e rabbia per l'enorme occasione sprecata, dimostra che in realtà non è che non fosse in grado di rendersi valida, semplicemente, forse, non le andava. Ho sempre criticato
The Walking Dead con molta convinzione. E con la seconda stagione, poi, ho rincarato la dose ogni volta che me n'è capitata l'occasione. Era infatti diventata una sorta di
Beautiful in un mondo zombiano senza zombie. Quest'ultimi erano quasi del tutto spariti e della trama non restavano che le dinamiche interpersonali tra caratteri di dubbio interesse, delineate attraverso dialoghi quanto meno deboli. Sono arrivato ad ipotizzare che lo scopo primo dei creatori fosse invero quello di metter su una critica al mondo odierno tratteggiando gli umani come i veri zombie, e gli zombie come la giusta cura, come coloro che avrebbero risollevato le sorti del mondo a forza di morsi. Si sarebbe spiegato così il perché della ormai quasi totale assenza di uccisioni violente di
walkers e il perché della gestione così urticante dei personaggi.
Non abbandono mai una serie che ho cominciato o di cui ho visto più di qualche puntata. Deve sfinirmi sul serio perché io lo faccia. “The Walking Dead” è riuscita nell'impresa. A quattro puntate dalla fine della seconda ho lasciato, non ce la facevo più. Volevo mordere Convulsion-Shane, l'uomo che fa dieci scatti con il capo nel dire una sola frase. Di due parole. Volevo uccidere Rick e le sue pippe un tanto al chilo, la sua mancanza di carattere. Volevo picchiare sua moglie, per evitare di far nascere il bambino che portava in grembo in quel mondo di zombie vivi. Volevo prendere a pedate la testa del vecchio, perché parlava troppo, e quella di Hershel, perché semplicemente era troppo stupido per non morire. Davvero, ero arrivato al limite. Questo mesi addietro. Poi un paio di giorni fa decido di riprendere in mano le ultime 4 puntate della stagione, anche in vista dell'inizio della terza. Son sincero, lo avevo fatto con l'unica intenzione di venire qui a sfogarmi, scrivendone di ogni, e per riderci poi su, insieme. Ed è successo l'impossibile. Gli ultimi episodi mi son piaciuti; intendiamoci, qualche cazzata qua e là c'è sempre, ché altrimenti non sarebbe TWD, ma mi son piaciuti.
In appena 120 minuti la serie dimostra, come scrivevo inizialmente, che in realtà non era incapacità la sua, ma pigrizia o qualcosa di simile. Dimostra, in appena 120 minuti, che le posizioni dei vari personaggi, i loro caratteri non erano poco interessanti o poco credibili, né poco condivisibili e realistici, ma solo sviluppati male, senza la giusta introspezione. Il loro fascino potenziale cadeva sempre più rovinosamente sotto i colpi insistenti di dialoghi banali e di sequenze tutt'altro che efficaci. Ed è così che Rick inizia a tirar fuori un po' di carattere tra la fine della seconda stagione e l'inizio della terza; che il vecchio affianca un po' di pathos (trasmettendo di conseguenza una certa empatia) alle sue solite menate, che diventano pertanto meno menate e più riflessioni circostanziate e funzionali al racconto; che la cartolina un po' "Beautiful" inizia a strapparsi e il confine buoni/cattivi inizia a scemare; che Hershel tira fuori un po' di palle e comincia ad uccidere zombie con frasi ignoranti ma molto fighe tipo “Venite qui!!” manco fosse Rambo; che Carl inizia a smettere di comportarsi come un adulto e comincia finalmente a fare stronzate da bambino che più semplicemente si crede un adulto; che Shane, addirittura, diviene miracolosamente un personaggio di spessore. Dopo essere stato irritante nella sua pochezza per svariate puntate, fa un discreto salto di qualità con la fine della puntata 2x10: neanche 30 secondi, nessun dialogo, solo una serie di ideali campi-controcampi tra Shane e il se stesso riflesso in uno zombie solitario che vaga con un andamento che quasi sembra una ballata triste; il tutto accompagnato dall'ottima “
Civilian” degli
Wye Oak. La scena è inaspettatamente potente ed è il simbolo della differenza evidente di qualità tra la serie come la conoscevamo e gli ultimi episodi. “E ci voleva tanto?”, vien da chiedersi.
E così la gente comincia a morire seriamente, nel senso che le morti si sentono, perché i personaggi generano ora un minimo di empatia in più. Gli zombie tornano sullo schermo, tornano a mangiare gente, tornano ad essere il nemico anche per lo spettatore. Si accennava in precedenza che non si sta scrivendo affatto della ripresa del secolo, ma è giusto sottolinearla comunque, così come si sottolineano i limiti quando ci sono. La terza stagione è cominciata da poco e sembra avere anch'essa il suo ritmo, sembra essere discretamente godibile. Magari è stato un sussulto lungo qualche puntata, magari no. Speriamo di no.
Si è da poco conclusa, sugli schermi italiani di
Mtv, una serie televisiva che reca il curioso nome di
Greek. Per chi non lo sapesse, oltre a frequentare il college, una parte degli studenti americani è anche membro di confraternite, caratterizzate dal fatto di avere nomi composti da lettere greche, e di avere una dimensione associativa e organizzativa la cui semantica è totalmente ispirata all’antichità ellenica. Le confraternite servono a vivere più autenticamente, ossia collettivamente, il mondo della preparazione all’università, servono a conoscere tante nuove persone e a sentirsi meno spaesati nel difficile passaggio generazionale dalla scuola secondaria al mondo complesso degli atenei americani. A un livello più implicito, le confraternite servono anche come propedeutica, come primo step per il dominio del mondo.
Proprio nella prima puntata, il protagonista
Rusty Cartwright, giovane brillante ma “geek”, rivela che solo il 4% degli studenti americani vengono da confraternite, ma in quel 4% ci sono alcune fra le più eminenti personalità del mondo politico (in senso ampio) degli Stati Uniti. Per fare un esempio nostrano, la “confraternita” dell’Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano (il cosiddetto
Augustinianum) vanta tra gli altri, come membro storico,
Romano Prodi. Nonostante questo dato “allarmante”, le confraternite sono un fatto ordinario in America, quasi un elemento culturale e di costume, una datità normale del mondo della cultura e dell’istruzione. Non fa quindi stranezza se per il canale televisivo
ABC Family (di proprietà della
Walt Disney) sia stato pensato e mandato in onda un progetto che riguardasse per la prima volta questo curioso ed articolato mondo.
Ispirato, nella struttura, al successo della celebre serie cinematografica degli
American Pie,
Greek a una prima occhiata sembra quello che è: una sempliciotta serie tv che racconta le normali e banali dinamiche relazionali e di crescita degli studenti del college, attraverso l’ottica contestuale delle confraternite. Un’innovazione, o perlomeno una variazione sul tema, sopra a una tradizione ben consolidata e apparentemente incapace di dire qualcosa di nuovo in merito a ciò di cui parla. Gli
American Pie avevano fatto successo perché sapevano coniugare volgarità con spensieratezza, didattismo con irriverenza, ironia con semplicità di formule narrative. Una bomba a orologeria dell’intrattenimento commerciale, un prodotto da molti giudicato privo di qualsivoglia valore estetico, al confronto del grande cinema d’autore a cui la stessa America ci aveva abituati. Poco importa che l’iniziatore di questa tipologia commerciale e cinematografica fosse un autore onorato e importante come
John Landis, con il suo celeberrimo
Animal House. Ricordandoci però che
Greek è stato trasmesso (dal 2007 al 2011) dalla
ABC Family (“La vita segreta di una teenager americana”), possiamo di certo immaginare come agli ingredienti di cui sopra sia stata tolta tutta la parte di volgarità e oscenità che costituiscono una grossa fetta dell’apprezzamento degli
American Pie. Privato anche di questa eccezionale risorsa, ci si può legittimamente domandare come sia potuto succedere che
Greek sia riuscito nella scalata del successo giovanile e anche come ci si sia svincolati dalla necessità di rappresentare in modo comunque veridico e profondo il mondo dei giovani al college come quello che effettivamente è: sesso, feste e irresponsabilità. A questo punto è bene tirare in ballo una considerazione che
David Foster Wallace fece a una conferenza del 1999:
“Vi pare una coincidenza se è durante il college che molti americani si dedicano con più assiduità a scopare e bere fino a crollare e in generale a bagordi estatici di tipo dionisiaco? Non lo è. Gli studenti del college sono adolescenti, e sono atterriti, e affrontano il loro terrore in modo squisitamente statunitense. Quei ragazzi che al venerdì sera si vedono appesi nudi a testa in giù fuori dalle finestre dei circoli goliardici stanno solo cercando di comprarsi qualche ora di evasione dagli argomenti adulti e seri cui qualsiasi college che si rispetti li ha costretti a pensare per tutta la settimana.”
Il problema di una serie tv come
Greek è che non può davvero prescindere dal suo pubblico: i giovani. Rispetto a serie destinate a un pubblico molto più stratificato come
Lost,
Nip/Tuck o
Breaking Bad,
Greek paga il prezzo del suo stesso intento: parlare del mondo giovanile. Il mio obiettivo è di dimostrare perché Patrick Sean Smith, creatore di questo splendido teen drama, è un genio. Nell’affrontare un’opera come questa, uno sceneggiatore doveva far fronte a una serie di complesse problematiche, prima fra tutte il parlare in modo non banale di una cosa che lo è. Questo dovrebbe essere il principio aureo di ogni produzione artistica, ma sappiamo bene che non le cose non stanno esattamente in modo aureo in questo mondo. Che
Greek risultasse o no banale, voglio lanciare l’ipotesi che il successo commerciale lo avrebbe avuto comunque. Lo dimostra il fatto che di
American Pie non ne abbiamo uno, ma dieci. Ma ora veniamo ai perché e ai percome.
Uno spettatore consumato, sia del cinema impegnato che delle serie tv della
HBO, probabilmente non riuscirebbe ad apprezzare
Greek senza una presa di coscienza che sia al tempo stesso un seccante atto di umiltà: fare i conti con la sua banalità per arrivare a comprendere e a vedere dove non è banale. Perché quello che sembra più plausibile, se ci si interroga ossessivamente come ho fatto io sul perché sia così bello, è che
Greek miri a soddisfare un target ben più ampio di quello a cui è destinato. E qui si potrebbe obiettare che allora Smith intendesse solo fare più successo. La cosa che mi spinge a dissentire è che la serie non sembra volerlo fare davvero, ma semplicemente farlo. Nelle intenzioni rimane la divertente e spensierata storia di un gruppo di amici in confraternite rivali, nei risultati si rivela una dolce e delicata, nonché profonda narrazione delle complessità del mondo giovanile. E ce n’era bisogno, perché in fin dei conti è davvero molto difficile parlare di questa cosa senza scadere nel retorico e nel
Gus Van Sant (ossia di un cinema d’autore che si occupi di giovinezza, quindi sostanzialmente “per adulti”). Pochi hanno davvero il coraggio di affrontare in modo serio il mondo adolescenziale, perché sembra essere un’età troppo poco interessante: in fondo che ricordi abbiamo di quel periodo? Eravamo semplicemente incasinati e felici. Che cosa rende un mondo di festini, alcool, belle ragazze, studio approssimativo e svogliato un materiale per un intrattenimento di livello, un qualcosa che sappia anche farci pensare, e magari appassionare e commuovere?
L’inaspettato. Smith punta proprio sul fattore-sorpresa. Mantenendo inalterata la struttura superficiale del genere del teen drama, Smith ci presenta quattro stagioni in cui le prime due forniscono l’esoscheletro, la base della storia e del racconto, le altre due mettono la polpa. E ciò che fa davvero battere il cuore di questo misconosciuto gioiello dell’intrattenimento statunitense è proprio la scarica elettrica del “non l’avrei mai detto”. Con precisione e sincronia perfette, Smith fa emergere pian piano le personalità insicure e profonde, illuminate dal tiepido candore di un’età magica e inafferrabile, di ogni personaggio, conducendo essi e la storia a un risultato sempre più incongruo e meraviglioso: così avremo che la stereotipata e banale formula iniziale, quella per cui la confraternita sia il chilometro uno della strada per la Casa Bianca, venga capovolta con un agilissimo colpo di mano, basato sull’ironia e la dolcezza. Ed è così che sulle note banali, ma terribilmente rassicuranti di
Forever Young degli
Alphaville si rivela lo sguardo profondo e insieme realista del creatore, in una immenso happy-ma-ce-lo-siamo-guadagnati-davvero- ending che mantiene le promesse e fa di più: Cappie e Casey, i Renzo e Lucia di questa storia, sapranno sfuggire alla descrizione impietosa di Wallace, e volare liberi, senza alcun futuro preteorico e stabilito davanti, senza alcuna volontà di rientrare in piccole percentuali statistiche di presidenti, yuppies e WASP, di riuscire a distinguere in mezzo alla caotica miriade di esperienze senza senso del college cosa non è solo esperienza, ma anche base solida da cui partire per fondare una vita autentica e il più reale possibile, di spiccare il volo in modo sicuro “ovunque vogliamo andare”. Nessuna libertà di essere giovani, ma libertà di essere persone.
Un angelo in crisi esistenziale da senso di colpa e i leggendari Leviatani in giro per gli Stati Uniti con lo scopo di trasformare gli statunitensi in cibi succulenti, perché, cito testualmente, “
they're fat”. Uno si potrebbe chiedere, tra le altre cose, da dove siano usciti; ma dal Purgatorio, è chiaro. Il Purgatorio, infatti, non solo esiste, ma in determinate circostanze puoi pure entrarci e visitarlo, anche se per farlo devi saper staccare teste e sbudellare gente con coltellacci mica da ridere. Del resto, se nelle precedenti stagioni si era fatta una capatina all'Inferno, e pure una passeggiata in Paradiso, Il Purgatorio non poteva essere
off-limits. E infatti non lo è. E' grigio, nel caso ve lo steste chiedendo, tutto grigio. E al suo interno si fa solo a botte.
E quando si combatte, nella vita, non è come nel bagno turco de “
La promessa dell'assassino” di
Cronenberg, no. Al contrario, è tutto molto più figo. Hai una colonna sonora che ti parte in automatico quando stai per andare a spaccare il culo al cattivo di turno. E non una qualsiasi, una di tutto rispetto. Se per esempio stai per buttarti con una certa cazzutaggine nella fossa dei leoni, “
Born to be Wild” degli Steppenwolf viene sparata a tutto volume da casse invisibili ma potentissime piazzate qua e là vicino al luogo dello scontro, e tu ti gasi tantissimo. E vinci. E non è vero che immortale significa che qualcuno o qualcosa non può morire, ma solo che devi ancora scoprire come si fa, magari semplicemente perché non ti è ancora capitato tra le mani Il Verbo di Dio che ti spiega come fare. Perché esiste pure quello, insieme ad una marea di altre cose.
Quella che ti propinano in TV, come quella che vivi tutti i giorni, non è la vita reale; quando muori, esempio come un altro, non è vero che muori, finisci davvero in Paradiso (o altrove a seconda della tua condotta in vita). Non è un'invenzione religiosa; tutti quei sermoni ascoltati in chiesa non sono falsi. O perlomeno non totalmente. Si, perché “Supernatural” ci insegna che anche il Paradiso esiste ma che al suo interno non è poi tutto rosa e fiori, ci sono fazioni di angeli che se le menano di santa ragione. E però è emozionante, no? Se raccontassero tutta la verità io in chiesa infatti ci andrei volentieri. Comunque, dicevo, non muori veramente. Non solo nel senso che vai da qualche altra parte, ma proprio nel senso che se sei abbastanza in gamba dal Paradiso (o Inferno o Purgatorio) puoi uscire e tornare alla tua vita di tutti i giorni, beffando la Morte. Bisogna del resto considerare che la Morte, ci insegna sempre "Supernatural", non è solo un dato di fatto, la Morte è un essere pensante, e come tutti gli esseri pensanti può sbagliare. Se vi interessa, c'ha una Cadillac bianca la Morte, se ne va in giro con quella. Quindi se la vedete sappiate che potreste schiattare da un momento all'altro (vabbè che poi potete tornare...). Ah, altro indizio, quando cammina la Morte va a ralenti, e non perché la rende figa sullo schermo, è proprio perché va a ralenti. Altro mito da sfatare, quest'ultimo: quella del ralenti non è una tecnica da post-produzione, è una capacità che puoi usare quando diventi abbastanza figo, per l'appunto. E immagina che spettacolo se nel mentre ti capita tra le mani il martello di Thor, com'è successo a Sam. Eh, perché esistono anche tutti gli altri dei, ovviamente. Non è che essendoci i principali elementi cristiani allora esiste solo Dio. Nella prossima stagione uno tra Sam e Dean potrebbe finire nel Valhalla, e lì sì che di canzoni rockettare ne partirebbero in quantità industriali. Tipo “Locomotive Breath”, che accompagna il riepilogo ad inizio ottava stagione. Già, ben otto stagioni. E potrebbero essercene altre otto, non preoccupandosi “Supernatural” di qualsivoglia credibilità. L'importante è che si vada avanti tra esagerazioni sempre maggiori, coscienza della propria appartenenza all'intrattenimento più privo di impegno di sempre e fantastiche ambientazioni canadesi. Guardatela, vi aprirà gli occhi su come funziona il mondo, non sarà un libro di fisica a farlo.
Pubblicato il 20/09/2012 09:11:20 da
cash
Allora, ricapitolando; metto tutto per iscritto, così magari ci capisco qualcosa.
Dunque, l'isola è, per motivi ignoti, il centro d'equilibrio del bene e del male. Per motivi ignoti si sposta nello spazio e nel tempo, ma per motivi ignoti è raggiungibile un po' da tutti e quando pare e piace. Per tornarci, per motivi ignoti, a volte bisogna ricreare le condizioni iniziali in cui si era giunti; ma a volte, sempre per motivi ignoti, basta atterrarci in mezzo a cavallo di un'onda, rompendo una statua che per motivi ignoti ha un piede con quattro dita ed è lì da chissà quanto. In quest'isola, per motivi ignoti, c'è una non ben precisata fonte di luce. Che a volte, per motivi ignoti, trasforma la gente in una succursale della
Marlboro, e a volte, per motivi ignoti, no. Ad ogni modo questa fonte è protetta da un, appunto, protettore, che deve proteggerla da non si sa bene cosa. Mentre tutto procede tranquillamente, un deficiente di nome Jacob, il cui stato di handicap mentale è noto financo alla madre (quella finta; quella vera è morta, anche se per motivi ignoti poi ricompare, dice una stronzata e se ne va), getta il fratello nella luce (dopo che gli era stato raccomandato di non far avvicinare nessuno alla fonte) trasformandolo per motivi ignoti nel male assoluto, solo un po' fumè, e si sa, il fumo uccide. Per motivi ignoti questo fumo non può attraversare l'isola nemmeno per andare sull'
Hydra, e per motivi ignoti non può attraversare i campi magnetici creati dalle colonne, salvo poi capire dopo 50 anni che le si può prendere a calci. Sull'isola vige un complicato sistema di regole: 13000 leggi e leggine in corpo 4, che per motivi ignoti ciascuno si fa e poi disfa a piacimento. Dato che Jacob è deficiente e decide che non può seccare il fratello da solo, chiama a sé una nutrita serie di poveri sfigati che magari volevano essere richiamati da serial degni tipo, che so, "
Friends", "
Big Bang Theory", "
How i met your mother"... Per secoli Jacob spera, per motivi ignoti, che i naufraghi possano uccidere suo fratello. Che, per inciso, non fa male a nessuno; semplicemente si difende da un fratello rincoglionito dalla salsedine che lo vuole
kaput. Come? cercando di portare scompiglio negli stessi richiamati, in modo che corrompano e uccidano a loro volta, per motivi ignoti. Un povero schiavo con
eyeliner e istruzione zero, in 3 secondi fa capire al povero Jacob (che però ce la mette davvero tutta) che magari anche lui si può formare una sua squadra. Comincia così a segnarsi sulla roccia dei nomi a caso, affinché non solo possa tramandare il ruolo di difensore del convento, ma anche nella speranza di trovare qualcuno che possa immolarsi per asfaltare
Camel light. Perché lui ha deciso che non può, ha paura; ritardato sì, coglione no. Ogni tanto, sbirciando da un faro messo lì per motivi ignoti, si fa i cazzi degli altri seguendoli nelle più intime fasi della loro vita. Jack lo scopre, esce di cranio e spacca tutto. Per motivi ignoti non solo Jacob non si incazza, ma dice che è contento. Questo però è spiegabile con il suo avanzato stato di ritardo mentale. Naufrago per naufrago, Jacob chiama a sé quelli che diventeranno gli uomini che creeranno la
Dharma. Questi sono un gruppo di imbecilli che per motivi ignoti fanno esperimenti su poveri conigli, giraffe, squali e orsi polari. Per motivi ignoti danno da premere ad un povero deficiente un tasto ogni 108 minuti, altrimenti qualcosa, per motivi ignoti, succede. Tutto questo per arginare una falla avvenuta nel lontano 1977, data nella quale un insieme di poveri esseri toccati da Jacob ma non dalla saggezza, decidono che per salvarsi da non si sa bene chi o cosa devono far detonare una bomba atomica sull'isola. Lo fanno, e qualcosa accade, anche se non si capisce bene cosa. Fatto sta che l'incidente, per motivi ignoti, ha generato una serie di imprecisati scazzi che cambierà un pochetto la storia della
Dharma. Non solo nel fatto di costringere la gente a premere un pulsante (per motivi ignoti non può essere fatto automaticamente), ma anche di cercare di capire il perché la gente lì, per motivi ignoti, non nasca. Trotterellando da pirla in pirla, nell'isola naufraga Desmond, un figo della madonna capitato in un gruppo di ciarlatani capitanati da un dottore rincretinito che non ha mai capito una mazza di nulla e da un pelato che per motivi ignoti un po' cammina e un po' no. Con lui anche una sorta di bambino nero che fa il veggente e attira gli uccelli a sé (come Jenna Jameson, che però non è nell'isola) e che poi per motivi ignoti viene rapito da un gruppo di finti straccioni, che poi per motivi ignoti lo rilasciano e non se ne sa più nulla. C'è anche una biondina molto figa con un pancione tanto così; viene rapita, un tossico bassista si incazza, la siringano con qualcosa e viene, per motivi ignoti, rilasciata. Partorisce, ma su questo bambino, per motivi ignoti, gravano le più fosche leggende; qualcuno dice che deve nascere sull'isola, qualcuno dice che non deve nascere lì. In pratica, per motivi ignoti, nessuno sa un cazzo e tutti parlano. Come fa Des a ritrovarsi con 'sti spremipolli? Semplice; mentre uccide uno sull'isola, dimentica di premere il pulsante per tempo. Lo fa con ritardo, e l'aereo casca. Ma non era Jacob a chiamarli tutti? Certo, ha agito attraverso Des. E 'sti cazzi, li devi per forza far arrivare con un crash aereo, uccidendo il 70% dei passeggeri? Un ritardato. Poi accadono varie cose non chiarissime, tipo un cavallo nero che si vuol fare Kate, un uccello che chiama Hurley, cibi che vengono rilasciati da non si sa chi e roba simile. Poi arriva uno di nome Ben, che per anni ha creduto di lavorare per Jacob e invece ha lavorato per il fratello cattivo. Per motivi ignoti, Jacob non gliel'ha mai detto. Ben, rimasto molto male, gira una ruota ghiacciata e torna a casa. Desmond gira una chiave e non si sa bene dove finisca; per motivi ignoti, vede e stravede tutto. Solo che poi non se lo ricorda, salvo quando l'irrimediabile sta per compiersi. Dopo essere tornato a casa, Jack, dopo un solo giorno, si rompe il cazzo e si droga. Dopodiché asfalta le palle a tutti, sostenendo che devono, per motivi ignoti, ritornare sull'isola (NB: alla fine un motivo personale per tornare c'è, ma è appunto una cazzata). Tornano sull'isola aiutati dalla mamma rinco di un fisico teorico, morto ucciso dalla stessa madre per uno scambio di persona avvenuto molti anni prima. Solo che cannano tempo; l'isola li sballottola qui e lì, finché non si ritrovano in una comunità di Hippies dediti all'amore di gruppo. Scopriamo che tra di loro c'è John Lennon. Per motivi ignoti, Sayd muore, però poi resuscita. Per motivi ignoti, non è più quello di prima. Ora, io non sono mai morto, ma credo che una certa perplessità una volta tornati in vita ci può pure stare. Infatti più tardi tutti lo capiscono e infatti non se lo cagano più. Il capo del tempio dice di essere l'unico in grado di salvare il mondo, e dopo 5 minuti viene accoppato dal fumo più incazzato che mai. Per motivi ignoti, Jacob (che è stato ammazzato da Ben, e lo capisco) non dice nulla ai suoi candidati. Dopo esserci chiesti il perché, a tre puntate dalla fine scopriamo il motivo: non sa un cazzo manco lui. E manco il fratello; solo che questi è sveglio, e capisce che da lì è meglio andarsene, anche perché sull'isola ci si rompe discretamente le palle. Ma, per motivi ignoti, non può se non ammazza tutti i candidati. E che gli frega a lui se un altro guardiano poi rimane lo stesso? Allora succede qualcosa; Jacob fa bere una pozione magica a Jack che diventa molto più fico, anche se non si capisce bene in cosa. Per motivi ignoti, tutti sanno che Des è fondamentale in quanto unico essere sulla terra a resistere ad un elettrostimolatore per bovini da 50000 volts. Tutti sanno che è molto importante per fare qualcosa, ma siccome nessuno sa bene cosa; allora lo pigliano e lo lanciano nella grotta di luce. Lì Des vede un tappo. Lo toglie e apre lo scarico; l'isola, per motivi ignoti, pare distruggersi mentre il fumo diventa mortale. Jack si fa comunque dare un sacco di botte e una coltellata, poi manda un
sms a Kate che arriva e spara al finto Locke. Ah già, perché nel frattempo il fumo, per motivi ignoti, era diventato Locke. Il povero fratello di Jacob muore, senza sapere perché, percome e soprattutto senza che si capisca perché non dovesse lasciare l'isola. 2000 anni di casini per cosa? Per Jacob, il prototipo del perfetto deficiente. Jack capisce all'improvviso, per motivi ignoti, che deve buttarsi pure lui nella grotta; lo fa, trova il tappo e lo rimette al suo posto. La luce esce di nuovo, Hurley beve l'acqua e diventa il nuovo guardiano, alcuni rattoppano un aereo e fuggono. Jack compare dov'era comparso il fratello dell'Imbecille. Per motivi ignoti, si reca morente dove la prima volta si era svegliato. Arriva un cane e gli piscia addosso. Segue scenetta di loro che si ritrovano nell'anticamera del paradiso. Si salutano, si aprono le porte dell'Eden e inizia la prima puntata di "
Settimo cielo".