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I "miracoli" della distribuzione

Pubblicato il 17/10/2012 08:39:25 da The Gaunt
Lo so, è come sparare sulla Croce rossa, ma come diceva Corrado Guzzanti alias Rocco Smitherson (regista de paura) "sono sempre 50 punti". Ora in questa sede non è oggetto di riflessione quei mitici titoli che la distribuzione italiana appioppava come il celeberrimo "Non drammatizziamo è solo questione di corna" di Francois Truffaut, ma da profano della materia (la distribuzione cinematografica, appunto) innescare una serie di quesiti che si riprongono ciclicamente ad ogni stagione cinematografica che si possono riassumere in una semplice domanda: perché alcune pellicole non sono distribuite nelle sale cinematografiche?



Sarebbe facile prendere esempi come la produzione orientale che ha trovato e tuttora trova notevoli difficoltà distributive nel nostro paese. Basti pensare, rimanendo comunque nel campo delle ipotesi, all'ultimo vincitore del Leone d'oro all'ultima rassegna veneziana, Pieta di Kim Ki-Duk. Parliamo di un regista più che affermato a livello mondiale. E se non avesse vinto il Leone? Oppure, peggio ancora, se fosse rimasto a bocca asciutta da ogni tipo di premio? Sarebbe stata così solerte la sua distribuzione subito dopo il festival? Mi limito a porre la domanda ben sapendo tuttavia che in questo caso particolare un distributore piccolo come la Good Films batta il ferro (sic!) finché è caldo.

Per rimanere su film recenti possiamo vedere i casi di Killer Joe e The Way Back. Registi pinco pallino alla loro opera d'esordio? Direi proprio di no. Qui parliamo di William Friedkin e Peter Weir che tutto possono essere, tranne due emeriti sconosciuti al grande pubblico. Eppure faticano a trovare spazio nella distribuzione italiana. Ora, da spettatore medio, quando vedo che due autori di questo calibro non riescono a trovare spazio adeguato nelle nostre sale cinematografiche mi viene facile da pensare che c'è qualcosa che non va.



Prendiamo Killer Joe. Eccellente riscontro di critica e pubblico al festival di Venezia (edizione 2011, precisiamo). Premi zero, ma ingenuamente una persona è portata a pensare che trattandosi di Friedkin, un piccolo spazio distributivo in tempi brevi si può trovare. Che tradotto in soldoni significa poche copie stampate per poche sale e per poco tempo, poi si vede. Il "poi si vede" invece si traduce quasi sempre nel "Hai visto mai che il vecchio passaparola può funzionare ancora?".
Uno spettatore medio spera ma nulla, silenzio per oltre un anno.
Di Killer Joe si sono perse le tracce, nemmeno il sottoscritto ci sperava più e invece.... miracolo! (dal Dizionario online Hoepli, Miracolo: fenomeno sensibile straordinario, che avviene al di fuori delle normali leggi della natura, attribuito all'intervento divino).
Killer Joe, novella Madonna di Lourdes, appare nel listino della Bolero film per l'11 ottobre per la gioia dei quattro gatti che riusciranno a vederlo.
Dopotutto Friedkin era già stato bastonato a dovere dalla nostra distribuzione molti anni indietro con "Vivere e morire a Los Angeles", non un suo film qualsiasi. Infatti non solo uscì un anno dopo rispetto agli Stati Uniti, ma distribuito nel nostro paese nel mese di giugno. Ovvero come ti ammazzo un film già prima della sua uscita, visto che il giugno italiano non è proprio come il giugno americano.



Altro caso clamoroso, anzi più clamoroso è quello di The Way back. Ad onor del vero, anche la distribuzione mondiale non è stata affatto generosa con questo film, ma ovviamente quando c'è da prendere il peggio da tutto il mondo, l'Italia è sempre in prima fila e si è giustamente adeguata. Il ritardo in questo caso è stato di oltre due anni. Nemmeno il sottoscritto sapeva, fino ad un annetto fa, che Peter Weir aveva fatto un nuovo film. Mancando dai tempi di Master & Commander (cioè nove anni fa) una persona si abitua alle assenze, peggio si dimentica.
Quello che stupisce è che il distributore italiano è la 01 (leggi Rai cinema). Ora da spettatore medio, in quel ginepraio che è la distribuzione italiana, i massimi attori del mercato della distribuzione sono appunto Rai e Medusa. Fuori da essi sei fregato o al massimo ti becchi le briciole. Avendo nel proprio listino un film di Peter Weir uscito due anni prima, perché è occorso tutto questo tempo per la messa in onda nelle sale? Per far gridare di nuovo al miracolo? Eppure a questi signori non credo che abbiano scarsità di sale. Se la collocazione a giugno in genere è pessima figuriamoci a The Way back uscito nel mese di luglio.

Limitiamoci solo a questi due casi. Il discorso si può allargare a dismisura: da film italiani non distribuiti o mal distribuiti, ai generi ormai scomparsi dalle sale italiane (horror, thriller, tranne la commedia, per carità guai a toccarla!), perfino a pellicole straniere distribuite nel nostro paese, quando all'estero sono già in blu-ray edizione de luxe.
I perchè rimangono sempre inalterati. Da anni.

Firmato
Un umile spettatore medio.


PS: non ho mai menzionato Internet ben conscio che dal ginepraio saremmo passati allo scoperchiare il Vaso di Pandora.
Dopotutto la pirateria è un reato.
L'istigazione a delinquere, pure.

Il Cinema Degenere

Pubblicato il 28/09/2012 10:14:44 da cash




Qui in Italia siamo molto orgogliosi del nostro cinema di genere. Nella fattispecie di quello anni '70 - primi '80, anni in cui ci si entusiasmava per gli effetti speciali comprati in cartoleria e per gli zombi che combattevano contro gli squali. Giuro che esiste un film che si chiama "Il lupo mannaro contro la camorra", e il dottor Freudstein non me lo sono inventato io. Dagli inizi dei '90 la cosa è andata vieppiù scemando, e nessuno ne ha più sentito parlare. Seguono, in disordine alfabetico: Nirvana, Grunge, Berlusconi, No-Global, G8, Bill gates, "X-Files".
Poi, la rivalutazione. Nessuno sa bene come e perché sia iniziata, ma se non facevi l'espertone di cinema di genere italiano non eri nessuno. Sarà una cosa fisiologica, e, a prescindere dall'epoca, qualsiasi ventennio immediatamente precedente pare inequivocabilmente più mirabile rispetto al presente. Sarà. La cosa ha avuto i suoi risvolti anche nella labile mente del sottoscritto, e che io sia stramaledetto se per un breve periodo non ho realmente considerato Di Leo un regista migliore di Tarantino. Il problema è quando il cinema di genere diventa un genere a sé, ancora più compresso, sottoinsieme del suo stesso insieme, paradigma autoreferenziale che si morde la coda e te la ricaga uguale; stessa puzza, stesso colore, stesso aroma. L'esilarante risultato di questa magniloquente cagata sono i film dei Manetti, di Zampaglione. Ecco, guardate "Shadow" e provate a non diventare nazisti. Impossibile. Per dire, quando ho visto "Piano 17" dei Manetti Bros, ero già a pagina 215 del “Mein Kampf e stavo quasi per infilare il gatto nel microonde.
Se quindi smettiamo di far finta di vivere nei meravigliosi seventies e ci rendiamo conto che abbiamo spedito una sonda su Marte, per dire, in un colpo solo chiudiamo con Zampaglione e debelliamo il nazismo dal mondo. Gulp. Tarantino e Rodriguez rivisitano, i nostri copiano.
Adesso faccio il radicalscìc, impazzisco e sostengo che l'unica manifestazione di cinema di genere in assoluto più genuina che abbiamo è il cinepanettone. C'è un che di proustiano nel CP; attraverso forme e stilemi da anni ottanta si agitano contenuti contemporanei in cui è quasi impossibile non riconoscere l'aria che respiriamo. Sì vabbè, il turpiloquio. Perché voi siete tutti Lord inglesi.
Secca ammetterlo, ma l'Italia somiglia di più a quella narrata da Neri Parenti che non a quella di Sorrentino.
Mettiamola così; se l'Italia ci desse solo cinepanettoni sarebbe una tragedia. Ma se non ce ne desse manco uno, sarebbe peggio.

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