Qui in Italia siamo molto orgogliosi del nostro cinema di genere. Nella fattispecie di quello anni '70 - primi '80, anni in cui ci si entusiasmava per gli effetti speciali comprati in cartoleria e per gli zombi che combattevano contro gli squali. Giuro che esiste un film che si chiama "
Il lupo mannaro contro la camorra", e il dottor Freudstein non me lo sono inventato io. Dagli inizi dei '90 la cosa è andata vieppiù scemando, e nessuno ne ha più sentito parlare. Seguono, in disordine alfabetico:
Nirvana,
Grunge, Berlusconi,
No-Global, G8, Bill gates,
"X-Files".
Poi, la rivalutazione. Nessuno sa bene come e perché sia iniziata, ma se non facevi l'espertone di cinema di genere italiano non eri nessuno. Sarà una cosa fisiologica, e, a prescindere dall'epoca, qualsiasi ventennio immediatamente precedente pare inequivocabilmente più mirabile rispetto al presente. Sarà. La cosa ha avuto i suoi risvolti anche nella labile mente del sottoscritto, e che io sia stramaledetto se per un breve periodo non ho realmente considerato
Di Leo un regista migliore di
Tarantino. Il problema è quando il cinema di genere diventa un genere a sé, ancora più compresso, sottoinsieme del suo stesso insieme, paradigma autoreferenziale che si morde la coda e te la ricaga uguale; stessa puzza, stesso colore, stesso aroma. L'esilarante risultato di questa magniloquente cagata sono i film dei
Manetti, di
Zampaglione. Ecco, guardate "
Shadow" e provate a non diventare nazisti. Impossibile. Per dire, quando ho visto "
Piano 17" dei Manetti Bros, ero già a pagina 215 del “
Mein Kampf e stavo quasi per infilare il gatto nel microonde.
Se quindi smettiamo di far finta di vivere nei meravigliosi
seventies e ci rendiamo conto che abbiamo spedito una sonda su Marte, per dire, in un colpo solo chiudiamo con Zampaglione e debelliamo il nazismo dal mondo. Gulp. Tarantino e
Rodriguez rivisitano, i nostri copiano.
Adesso faccio il radicalscìc, impazzisco e sostengo che l'unica manifestazione di cinema di genere in assoluto più genuina che abbiamo è il cinepanettone. C'è un che di proustiano nel
CP; attraverso forme e stilemi da anni ottanta si agitano contenuti contemporanei in cui è quasi impossibile non riconoscere l'aria che respiriamo. Sì vabbè, il turpiloquio. Perché voi siete tutti Lord inglesi.
Secca ammetterlo, ma l'Italia somiglia di più a quella narrata da
Neri Parenti che non a quella di
Sorrentino.
Mettiamola così; se l'Italia ci desse solo
cinepanettoni sarebbe una tragedia. Ma se non ce ne desse manco uno, sarebbe peggio.
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