Qualche piccola considerazione sui premi principali della 69^ Mostra del cinema di Venezia:
Leone d'oro - Pieta di Kim Ki-Duk
Ovvero quando l'eccellenza c'è e si nota subito. Accade spesso quando il livello dei film in concorso è appena sufficiente e pellicole come quella del regista coreano riescono ad emergere dagli altri, creando anche il non facile compromesso di mettere d'accordo non solo la giuria, ma anche critica (un po' meno) e pubblico (decisamente di più).
Una storia avvolgente, emotivamente intensa e due attori straordinari che il Leone d'oro al miglior film ha probabilmente messo fuori gioco dalle Coppe Volpi.
Leone d'argento migliore regia - Paradies: Glaube di Ulrich Seidl
Un film provocatorio su una donna, tecnico radiologo, e la sua ossessione per la figura di Gesù Cristo, che ha certamente colpito la giuria, parte della critica ma lasciando generalmente freddo il pubblico. Solo un timido applauso di circostanza alla cerimonia di premiazione. Non ho visto questa pellicola, mi riprometterò di farlo, distribuzione permettendo.
Premio speciale della giuria - The Master di Paul Thomas Anderson
La nascita di una setta poco dopo la fine della seconda guerra mondiale, il suo rapido sviluppo e il rapporto che si crea fra i due personaggi principali, sono perlomeno motivi di interesse per vedere il nuovo film di Anderson. Personalmente non lo ritengo il miglior film del regista americano, ma possiede comunque delle qualità innegabili che volendo, potranno essere apprezzate il prossimo 14 gennaio, data annunciata in conferenza stampa dell'uscita italiana.
Coppa Volpi maschile - Philip Seymour Hoffman e Joaquin Phoenix per The Master di Paul Thomas Anderson
Qui il presidente di giuria Micheal Mann si è un po' smentito, avendo sottolineato il fatto che la giuria non avrebbe dato premi ad ex-aequo. Ma difficile dare torto a questo tipo di scelta, l'interpretazione della coppia Hoffman-Phoenix fa veramente faville sulla pellicola di Anderson. Sono personaggi talmente complementari che rifiutare il premio ad uno dei due sarebbe stato un errore gravissimo ed un eccessivo demerito dell'uno nei confronti dell'altro. Un premio giusto che frustra anche le ambizioni italiane per Toni Servillo, ma di fronte a questa accoppiata c'era poco da fare. L'unico avversario potenzialmente valido era Michael Shannon di The Iceman, ma non era in concorso.
Coppa Volpi femminile: Hadas Yaron per Fill the Void di Rama Burshtein
Prendo atto di un premio per un film che non ho potuto visionare, ma fra gli addetti ai lavori è stata apprezzata l'interpretazione della Yaron, che ha battuto la concorrenza di Nora Aumor protagonista di Thy Womb e la Petri di Izmena.
Premio Mastroianni per il migliore attore esordiente - Fabrizio Falco per E' stato il figlio di Daniele Ciprì e La bella addormentata di Marco Bellocchio
E veniamo alle (poche) soddisfazioni per il cinema italiano. Fabrizio Falco è un volto interessante che ha dimostrato nelle due pellicole menzionate una certa poliedricità. Stralunato nell'affresco grottesco di Ciprì, quasi un riflesso del Lou Garrel de I pugni in tasca nell'ultima fatica di Bellocchio. Da apprezzare comunque perchè sebbene sia una presenza di contorno nella Bella Addormentata, lascia un segno ogni volta che è presente. E non è cosa da poco, specie per un attore giovane.
Migliore sceneggiatura - Apres Mays di Olivier Assayas
Il classico premio di consolazione per quello che, insieme a Bellocchio, è l'altro sconfitto di questo festival. L'affresco generazionale post-68 di Assayas non ha colpito particolarmente la giuria, forzata con ogni probabilità a dare un riconoscimento per una pellicola apprezzata invece dalla critica. Personalmente è un film impeccabile sotto molti punti di vista, forse un po' freddo e distaccato.
Migliore contributo tecnico: E' stato il figlio di Daniele Ciprì
Diciamo che questo è un premio in fondo cumulativo. Il contributo tecnico (leggasi fotografia) è stato assegnato per E'stato il figlio ma non bisogna dimenticare che lo stesso Ciprì ha curato la fotografia del film di Bellocchio con risultati eccellenti in entrambi i casi.
Premio De Laurentiis per la migliore opera prima - Kuf di Ali Aydin
Purtroppo è un altro film che non ho avuto l'opportunità di vedere. Interessante però la storia trattata, quella di un padre alla ricerca di un figlio, studente universitario, scomparso durante gli anni delle rivolte studentesche. Interessante anche perchè è un altro esempio di come il cinema turco guardi alla storia del suo passato recente già affrontato a livello simbolico (C'era una volta in Anatolia) e come affresco generazionale nell'ancora inedito Sonbahar. Come periodo preso in esame non mancano riferimenti proprio a quest'ultima pellicola.