Riflessioni sparse sulla diffusione della cinematografia italiana nel resto del mondo
Il cinema di casa nostra, da diversi anni a questa parte, sta attraversando un serio periodo di crisi che ha portato a una progressiva decrescita degli spettatori, e a una sempre minore considerazione da parte del pubblico estero: basti pensare che l'ultimo premio di grosso rilievo internazionale, vale a dire l'Oscar a La vita è bella di Benigni, risale addirittura al 1999!
E' molto difficile capire quali possano essere le ragioni vere di questa decadenza. Il costruire storie molto italiane potrebbe essere una spiegazione, ma considerato che film come Ladri di biciclette o Pane amore e fantasia, tutti girati in italiano e che parlavano di storie "nazionali", hanno fatto il giro del mondo, l'interrogativo persiste. Del resto film francesi o spagnoli con storie "locali" hanno avuto una diffusione e un appeal notevoli nel corso di questi ultimi anni, scatenando anche delle mode. E allora? Quale potrebbe essere il "problema"? Colpa di attori troppo legati al nostro substrato culturale? Del resto anche Totò diceva che un certo tipo di comicità giocata sul doppio senso linguistico non poteva attecchire all'estero.
Colpa di una cattiva rete di distribuzione internazionale? Dare ricette non è forse mestiere di chi il cinema si limita a guardarlo e a "criticarlo"? Una medicina sarebbe già quella di credere un po' di più in quello che si fa, di farlo con maggior impegno, e di sicuro se ne avrà un buon rendimento. Attendiamo le pellicole del 2013 per rivedere il resoconto attuale.