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Voto Recensore: | 8,50 / 10 | ||
Non occorre essere proprio dei matusa per conoscere perfettamente la tragica storia di Anna Karenina, celeberrimo personaggio-simbolo nato dalla penna anticonformista di Lev Tolstoj e trasposto una quantità sterminata di volte tra cinema e tv, prima col volto della Garbo, poi con quello di Vivien Leigh, fino alla petulante Sophie Marceau.
Ci ha riprovato il regista britannico Joe Wright, espertissimo di riduzioni letterarie su grande schermo, avendo già diretto l'apprezzato "Orgoglio e pregiudizio", tratto da Jane Austen, e il discusso (e magnifico) "Espiazione", dal romanzo di Ian McEwan.
Ancora una volta, chiama con sé la sua musa Keira Knightley, oltre a una collaudata e infallibile squadra tecnica (Dario Marianelli alle musiche, Seamus McGarvey alla fotografia); in più, arruola in sede di sceneggiatura l'abile fantasista della tradizione Tom Stoppard ("Rosencranz e Guildestern sono morti", "Shakespeare in Love"): il risultato finale è decisamente notevole.
L'infelice vicenda di Anna, sposa dell'irreprensibile ufficiale Aleksej e amante tormentata del conte Vronskij, che, incurante delle chiacchiere e della propria reputazione in frantumi, accetta superba un destino nefasto, viene portata in scena non secondo dettami di realismo cinematografico ma tramite la plateale finzione di una rappresentazione teatrale, cosicché a vivere non siano solo i personaggi, bensì gli umori da essi consacrati a livello universale.
Arte e vita, tradimento e verità, immaginazione e realtà vengono programmaticamente alternati in una delle più suggestive figurazioni letterarie degli ultimi anni, quasi fosse un lussuoso musical senza cantato, tra movenze coreografate e sbalorditive invenzioni di insieme degne del miglior Vincente Minnelli (guarda caso, la straordinaria sequenza del valzer tra Anna e Vronskij, risolta in un vorticoso carrello circolare dalla chiara valenza sessuale, riporta alla mente la danza forsennata nel salone degli specchi di Jennifer Jones in "Madame Bovary", così come il momento topico in cui tutti si voltano verso la scandalosa Anna a teatro riprende un'idea di Gigì).
Merito dell'eleganza di Wright ma anche della sottile genialità di Stoppard, che riscrive i caratteri, sprigionandone la modernità, e accentua le passioni, impedendo ogni stanchezza empatica.
Quasi inutile sottolineare la grandezza del decoro (Oscar ai costumi di Jacqueline Durran, oltre alle nomination per fotografia, scenografia e colonna sonora) e la magnificenza della recitazione: magari la Knightley non potrà reggere il confronto con la Garbo, ma la sua Karenina è uterina e sepolcrale, smaniosa e regale; splendido anche Jude Law, imbruttito con puntiglio, nel ritrarre un Aleksej Karenin in odor di santità senza farne una macchietta.
Un film inaspettatamente sorprendente, immaginifico e contemporaneo, con tutto il coraggio sperimentalista e l'originalità che hanno latitato nel ben più blasonato kolossal dell'anno di Tom Hooper "Les Misérables". Il tempo, forse, farà giustizia.
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Recensione a cura di atticus - aggiornata al 17/06/2013 16.05.00
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