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Parafrasando un film poco noto di Rossellini, "Francesco giullare di Dio", dedicato ai fioretti di san Francesco, nella sua opera prima il regista padovano Antonello Belluco cerca di porre fine ad una grave mancanza della cinematografia: il grande schermo aveva difatti dedicato diversi film al poverello di Assisi - da una produzione hollywoodiana diretta da Micheal Curtiz fino all'ultima pellicola con la regia della Cavani e un insolito Mickey Rourke come protagonista - ma mai si era scomodato per il santo portoghese, che invece risulta essere la figura più popolare tra i santi dell'intero martirologio cristiano.
Qualche anno fa, complice l'inatteso interesse da parte delle emittenti nazionali pubbliche e private verso le figure mistiche, Canale 5 aveva dedicato una fiction al santo facendolo interpretare al bel Daniele Liotta, ma l'operazione non aveva ottenuto grande eco. Belluco prova invece ad occuparsi dell'ultima parte della vita del santo, quella che lo porta appunto in Italia e unisce come è d'uopo elementi reali a episodi totalmente di fantasia, che pure servono a rendere bene la relazione tra Antonio e il suo prossimo.
Il santo rivive grazie all'attore catalano Jordi Mollà, interprete internazionale che recita, senza doppiaggio, in un italiano con forte accento portoghese studiato con attenzione. Al suo fianco, degli attori italiani noti e poco noti di scuola solida e teatrale: da Arnoldo Foà, che si regala il ruolo del papa dell'epoca ma che appare forse un po' sbiadito anche a causa dell'età avanzata (più di novanta anni, al momento in cui si scrive) a Paolo De Vita, interprete di un personaggio di fantasia - un ex ladro divenuto seguace di Antonio e poi frate, a cui regala umanità e sincera ricerca di fede.
Mollà ha un ruolo non facile, quello di dare l'umanità ad un santo tanto conosciuto ma di cui tanto poco si sa; sceglie di farne un uomo con le sue debolezze, dubbi e smarrimenti, ma gli regala anche la voce possente che lo accompagnava nelle sue celebri prediche.
La ricostruzione storica è rigorosa: le scenografie sono scarne ma si coglie una certa cura per i particolari, anche se non mancano degli errori talvolta clamorosi (Francesco d'Assisi appare senza le sue celebri stimmate ad esempio); spettacolare poi la scena del funerale: sembra inquadrare con rapide pennellate la partecipazione popolare all'evento da parte dei contemporanei di Antonio.
Pellicola poco vendibile, decisamente non da botteghino ma da vedere con attenzione: può rapire o può annoiare, dipende dallo stato d'animo e dalla predisposizione di chi decide di vedere il film e dal suo libero arbitrio.
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Recensione a cura di peucezia - aggiornata al 02/03/2007
Il contenuto di questo scritto esprime il pensiero dell'autore e non necessariamente rappresenta Filmscoop.it
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