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Nel 1976 esce il primo libro di Stefano Benni, intitolato "Bar Sport" e grazie allo stile innovativo e alla surreale ironia diventa immediatamente un classico.
Dopo oltre trent'anni il regista Massimo Martelli trasforma le parole in immagini nell'omonimo film uscito nell'autunno 2011.
Un pugno di attori ormai onnipresenti nella commedia all'italiana più "colta", da Giuseppe Battiston a Claudio Bisio ad Angela Finocchiaro, sono chiamati a dar vita ai mitici personaggi delle storie di Benni.
Il compito di Martelli è di per sé arduo: trasformare il nonsense abilmente narrato sulla carta stampata in altrettanto efficaci immagini non è affatto semplice.
Per i racconti sportivi che sono una caratteristica di Eros il tecnico, al secolo Claudio Bisio, o meglio Tennico se vogliamo basarci sulla pronuncia padana, si è scelto di avvalersi del cartone animato. La fantasia allo stato puro che sprigiona dalle pagine del libro quando si parla del mitico calciatore Piva, l'ultimo di sessantadue fratelli, nonostante l'ausilio della sequenza animata finisce però solo a mezz'aria, forse perché è dolorosamente vero che "verba volant sed scripta manent".
Il film cerca di seguire più o meno fedelmente gli episodi narrati dal racconto, consistente in un anno in compagnia dei frequentatori del bar situato in un paesino emiliano a poca distanza da Bologna. C'è l'Eros il tennico che discorre su tutto e ovviamente non sa niente, c'è la procace cassiera che finisce con l'invaghirsi dell'aitante fornaio, c'è il nonnetto col catarro, il ragazzino delle consegne spericolato con la bici, il brontolone, il gestore tirchissimo, le due anziane distinte signore (Angela Finocchiaro e Lunetta Savino, ormai affiatate in coppia dai tempi di una poco felice sitcom su Mediaset), il geometra pedante accompagnato da una moglie attraente, l'elettricista poco accorto e infine c'è la mitica Luisona, una pasta vetusta che finisce tra le fauci di un commesso viaggiatore sarcastico e antipatico.
I personaggi per decenni immaginati dai lettori di Benni prendono corpo grazie alla galleria di comici che da anni frequenta "Zelig": Vito, Antonio Cornacchione, Antonio Catania e il cameo nobile di Teo Teocoli nel ruolo del playboy in disarmo.
Le vicende di Teocoli sono forse le più riuscite del film perché i mirabolanti racconti delle avventure galanti sono smentite pesantemente dalle immagini in flashback che mostrano i reali accadimenti.
A tratti un po' noioso, ben fatto nelle ambientazioni tipiche del bar anni Settanta, il film regala qualche sorriso, ma lascia irremediabilmente con l'amaro in bocca quando si tratta di fare il paragone con l'originale prodotto di Benni come avviene purtroppo per quasi tutti i film tratti da romanzi.
Sufficiente.
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Recensione a cura di peucezia - aggiornata al 27/10/2011 16.07.00
Il contenuto di questo scritto esprime il pensiero dell'autore e non necessariamente rappresenta Filmscoop.it
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