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1982: un'enorme, minacciosa astronave si ferma nei cieli di Johannesburg.
L'irruzione dei militari porta alla scoperta di un gruppo di alieni spaventati, malati e inermi che vengono accolti sulla terra in un campo profughi, il district 9 appunto, che lentamente diventa un ghetto per le proteste degli abitanti della città.
Il piano di evacuazione dal district 9 al district 10 (più lontano da Johannesburg) è affidato a Wikus, inetto genero di uno dei dirigenti dell'agenzia internazionale MNU preposta al controllo degli alieni ed allo studio della loro tecnologia.
Quando Wikus viene infettato da un liquido alieno,comincia a mutare ed è costretto a scappare per non essere fatto a pezzi a scopo di ricerca: il suo DNA, ora parte umano e parte alieno, gli permette infatti di attivare le potentissime armi aliene confiscate dal MNU sulla nave madre, il cui funzionamento è basato sull'impronta genetica degli alieni.
La sua fuga in cerca di una cura lo conduce all'interno del district 9, dove farà l'incontro con l'alieno Christopher Johnson e suo figlio, che in segreto stanno progettando di tornare sulla nave madre e salvare gli altri alieni.
Peter Jackson aveva contattato Blomkamp per l'adattamento cinematografico di Halo (videogioco della Bungie Studios), ma quando il progetto si è arenato la loro collaborazione ha portato all'adattamento per il grande schermo di un corto, "Alive in Joburg", dello stesso Blomkamp.
"District 9" nasce da un'idea interessante, il concetto di apartheid interplanetario, e rovescia inizialmente i canoni della fantascienza ponendo gli alieni, seppur "invasori", in una posizione subordinata rispetto a quella degli uomini e soprattutto collocandoli geograficamente in un continente che di solito non visitano mai. D'altra parte nel 1982 in USA c'era già la nave spaziale di E.T....
I fatti narrati in "District 9" si ispirano apertamente ad episodi realmente accaduti durante l'apartheid in Sudafrica, l'obbiettivo di Blomkamp era ricreare lo stesso scarto emotivo.Con queste premesse era lecito aspettarsi qualcosa in più, anche se l'esordio cinematografico di Neill Blomkamp è un'interessante variazione sul tema.
Il taglio da mockumentary della prima parte sembra preludere a un film sul concetto di integrazione, ma tale scelta stilistica viene abbandonata in tutta la parte centrale per poi essere ripresa solo nelle battute conclusive. Per tutto il film non si vedono che alieni e militari, mentre all'inizio le interviste ai cittadini lasciavano credere un'interazione maggiore tra abitanti di pianeti diversi.
La cosa più interessante del film è senza dubbio l'evoluzione del personaggio di Wikus, di pari passo con la sua mutazione fisica: divenuto un ricercato, un'arma, Wikus è costretto a fuggire dalla sua famiglia e a cercare rifugio nel posto dove il suo incubo è cominciato: il district 9.
L'incontro con Christopher Johnson cambia definitivamente le sue prospettive. Il suo obbiettivo resta quello di salvarsi dalla mutazione e l'esordiente Sharlto Copley è bravissimo a rendere l'idea dell'uomo inetto ed egoista guidato dalla paura prima e dalla disperazione poi, ma arriva infine a maturare un senso di giustizia e uno spirito di sacrificio che non aveva mai manifestato prima in vita sua.
Gli alieni sono ghettizzati, costretti a vivere in povertà e in balia di militari arroganti e trafficanti nigeriani amanti del voodoo, incapaci di organizzarsi, ribellarsi o andarsene visto che la nave madre è "in panne".
L’astronave parcheggiata sopra Johannesburg è un'immagine potente, forse sfruttata troppo poco. Troppo presto, infatti, la trama torna sul solito tracciato di uomini avidi e senza scrupoli, incontro tra un umano ed un alieno - telefono-casa e tanti saluti - peraltro non manca neanche il gancio per un possibile seguito.
Senza dubbio la fantascienza ha bisogno di nuova linfa, nuovi linguaggi e nuove idee.
"District 9" è un interessante tentativo riuscito solo in parte, ma l'uso accorto di effetti speciali, la tipologia di riprese, la scelta di attori sconosciuti, una fotografia molto opaca e una gamma cromatica poco brillante sono tutte scelte vincenti.
Blomkamp ha citato peraltro tra le sue fonti di ispirazione i classici della fantascienza anni 80: "Terminator" e "Alien". In termini di impatto visivo, ha voluto nettamente prendere le distanze dalla recente fantascienza laccata hollywoodiana dove gli alieni assomigliano a Keanu Reeves o ai giocattoli della Hasbro. E' un ottimo punto di partenza, il ragazzo si farà.
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Recensione a cura di JackR - aggiornata al 23/09/2009
Il contenuto di questo scritto esprime il pensiero dell'autore e non necessariamente rappresenta Filmscoop.it
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