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Il film è tratto dal romanzo omonimo di Jeanne DuPrau (edito dalla Rizzoli), un milione e cento mila copie vendute nei soli Stati Uniti. La realizzazione è stata affidata al regista Gil Kenan, ingaggiato da Robert Zemeckis eSteven Spielberg per la direzione di Monster house. Nel frattempo la società di Tom Hanks, qui produttore esecutivo, ha lavorato all'adattamento cinematografico del libro. Portati a termine i suoi impegni, Kenan ha iniziato a lavorare attivamente al progetto nell'estate del 2007.
La città di Ember è stata costruita per proteggere l'umanità da un terribile pericolo, sostenuta da un poderoso e avanzato generatore che garantisce l'illuminazione artificiale. Non si scorge cielo, o vento, a Ember. Sono passati oltre 250 anni da quando i costruttori hanno riposto in una cassetta chiusa ermeticamente, alcune informazioni di primaria importanza. La cassetta, che doveva passare di mano da sindaco a sindaco, fu smarrita dopo la morte del settimo. Ora Ember si sta avvicinando al buio più completo e solo la curiosità, la volontà e la scaltrezza di Lina Mayfleet e Doon Harrow, che vogliono salvare Ember e la sua gente dall'oscurità, faranno scoprire il mistero della città di luce.
Il regista mette in evidenza la cecità fisica e psicologica della gente di Ember, i due protagonisti sembrano essere gli unici a cui interessa il bene della comunità e che vedono la situazione per quello che è, gli altri credono ciecamente alle parole del sindaco; inoltre durante i blackout si trovano nel buio più assoluto, un senso, quello della vista, che viene loro meno.
La città è un personaggio integrante della storia. L'intero film è stato girato senza un solo raggio di sole, sebbene il tema centrale fosse la paura della mancanza di luce. Bisognava trovare uno spazio abbastanza grande per contenere tutto quello che il regista aveva in mente. La produzione ha trovato un hangar alto 30 metri situato a Belfast, nel Nord dell'Irlanda, dove la città è stata costruita interamente. Una città pulsante, che sta per esaurire la sua vitalità, il generatore è il suo cuore, grande, rosso, un po' arrugginito con tubi ovunque, che sembrano vene proprio come quelle di un cuore vero.
Ci si ritrova, così, proiettati nel mondo di Ember con la sua fisicità e minuzia nei dettagli, dagli oggetti alle vetrine dei negozi. L'attenzione per i particolari la si vede anche nei vestiti utilizzati: dovevano essere indumenti da lavoro, logorati dal tempo, a causa della mancanza di materie prime che non ne permettevano la creazione di nuovi. Per ognuno dei personaggi si è cercato per quanto possibile di creare delle variazioni seguendo uno stile personale, così, per esempio, Lina indossa dei capi di lana perché la nonna lavora nel negozio che la vende. La ragazza, per il suo lavoro come messaggera, indossa un mantello rosso, colore che sottolinea maggiormente la sua energia e il suo dinamismo, il suo ruolo è dominante tanto quanto il generatore.
Per interpretare i ruoli dei due ragazzi, che uniscono le loro forze per il bene comune, sono stati scelti due giovani attori molto promettenti, Saoirse Ronan e Harry Treadaway, affiancati da due attori navigati e pluripremiati come Bill Murray (il sindaco Cole) e Tim Robbins (il padre di Doon), che hanno saputo arricchire la storia con un tocco di personalità, senza essere invadenti. Il direttore della fotografia, inoltre, è riuscito a creare un'atmosfera fantastica e credibile al tempo stesso.
Un film avventuroso, nonostante il tutto accada in uno spazio circoscritto. Un racconto originale e intriso di positività, per tutti.
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Recensione a cura di Francesca Caruso - aggiornata al 30/12/2008
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