Recensione gli intoccabili regia di Brian De Palma USA 1987
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Recensione gli intoccabili (1987)

Voto Visitatori:   8,40 / 10 (324 voti)8,40Grafico
Voto Recensore:   9,00 / 10  9,00
Miglior attore non protagonista (Sean Connery)
VINCITORE DI 1 PREMIO OSCAR:
Miglior attore non protagonista (Sean Connery)
Miglior attore non protagonista (Sean Connery)
VINCITORE DI 1 PREMIO GOLDEN GLOBE:
Miglior attore non protagonista (Sean Connery)
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locandina del film GLI INTOCCABILI

Immagine tratta dal film GLI INTOCCABILI

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Immagine tratta dal film GLI INTOCCABILI

Immagine tratta dal film GLI INTOCCABILI

Immagine tratta dal film GLI INTOCCABILI
 

Chicago, 1930, anni del Proibizionismo. La capitale dell'Illinois è ormai diventata un "possedimento" di Al Capone, spietato mafioso che ha in mano il traffico illecito dell'alcool.
Una squadra di quattro poliziotti, composta dall'agente speciale del Tesoro Elliot Ness, dall'anziano ed esperto James Malone, dalla recluta George Stone (alias Giuseppe Petri) e dal ragioniere Oscar Wallace tenta di far crollare l'impero costruito dal boss del crimine.
La vicenda narrata nel film si è ispirata direttamente alla vera storia dell'agente federale Elliot Ness, il quale ha scritto un romanzo diventato poi il soggetto del film. Ad onor del vero bisogna comunque ricordare che il film appare forse un po' "romanzato", discostandosi dalla realtà. Molto curioso il fatto che, tra la vera squadra adoperante contro Capone, era perfino presente John Edgar Hoover (futuro presidente degli Stati Uniti d'America).

"The Untouchables - Gli intoccabili" è una pellicola diretta da Brian de Palma e anche una delle più rappresentative. Questo film è riuscito immediatamente a raccogliere sia i favori del grande pubblico, sia quelli di gran parte della critica. Un fatto simile che solitamente è alquanto raro, si può decodificare piuttosto facilmente: i primi lo apprezzano per l'incredibile capacità che il direttore ha nel narrare la vicenda in questione e i secondi per la sua straordinaria tecnica registica.
Nonostante in alcuni suoi film De Palma dimostri che il suo tallone d'Achille è proprio una capacità narrativa non eccelsa, ne "Gli intoccabili" si può affermare il contrario: la storia è raccontata con grande fervore, ha un ritmo davvero incalzante e presenta più di un colpo di scena. E questo, dopotutto, il grande pubblico lo apprezza sempre. Lo spettatore si immedesima totalmente nell'evoluzione della vicenda, appassionandosi e tifando per i suoi eroi.
La critica, dal canto suo, non può non ammettere la straordinaria abilità tecnica di De Palma il quale, in questo film, da sfoggio di tutta la sua bravura. Il regista è indubbiamente uno dei più dotati cineasti degli ultimi vent'anni, nonché uno dei pezzi più pregiati che l'attuale Hollywood possieda.

L'indiscussa classe di Brian, in questa pellicola, si materializza in più di una sequenza. La più famosa e acclamata è quella in cui la carrozzina di un bambino vola giù per uno scalone alla stazione ferroviaria di Chicago. Il regista, oltre a rendere omaggio a una famosissima scena de "La corazzata Potemkin" (di Sergej Ejzenštejn), ci regala pure un vero e proprio saggio di virtuosismo registico.
La tensione a la drammaticità di questo passaggio sono assolutamente palpabili e, chi guarda il film, non può non immergersi nell'intensità evocata dal regista. Quindi il direttore per accrescere ulteriormente il pathos di questa scena da sfoggio di tutta la propria tecnica anche grazie a un sapiente utilizzo del "rallenty" che conferisce al punto in questione una carica emozionale davvero consistente. Questa tecnica (tanto bistrattata da moltissimi registi hollywoodiani attuali) viene ormai impiegata soltanto per dar sfoggio di effetti speciali tanto belli, quanto inutili.
In "The Untouchables", invece, assume un ruolo davvero importante e non funzionale alla potenza visiva che solitamente moltissimi "blockbuster" vogliono trasmettere. Come già sottolineato in precedenza essa diventa proprio strumento di forte impatto emotivo.

Un'altra sequenza che merita perlomeno una menzione è quella in cui Al Capone "spacca la testa" a un mafioso traditore. La scena presenta un dialogo introduttivo e, nel giro di pochissimi istanti, il ritmo ha un'impennata verso l'alto davvero notevole. Se prima di questa scena il mafioso italo-americano poteva quasi essere inquadrato come un criminale "cortese", dal passaggio in questione lo spettatore intuisce la vera natura di Capone, personaggio senza scrupoli e pronto a uccidere un traditore anche a sangue freddo.
La pellicola presenta comunque altri passaggi memorabili: come già argomentato in precedenza il direttore statunitense riempie la sua opera di riprese soggettive, piani sequenza, montaggi alternati che contribuiscono a rendere la pellicola un vero e proprio gioiellino. In effetti, un altro momento incisivo corrisponde alla scena in cui un sicario entra in casa di Malone per ucciderlo. Questo passo, narrato quasi esclusivamente in soggettiva, è indubbiamente riuscito e, oltre ad essere esempio di straordinaria tecnica, riesce anche ad inchiodare lo spettatore alla poltrona. Va però ricordato che parte della critica non apprezza De Palma e, soprattutto, i canoni di realizzazione dei suoi film.
In effetti i detrattori accusano al regista una concezione di cinema concentrata prettamente allo sfoggio di esercizi di stile ritenuti, a loro detta, spesso superflui ed evitabili. Chi scrive la recensione non si trova d'accordo con questa parte della critica in quanto pensa che, se un regista ha un bagaglio tecnico decisamente elevato, non deve nascondere la propria bravura.
In un cinema come quello di questi anni, in cui le case produttrici sempre più spesso giocano le proprie fortune sulla spettacolarità degli effetti speciali (i quali lasciano sempre meno spazio alla tecnica di taluni registi), ben venga se qualche direttore riesce ancora a dar sfoggio del proprio stile!

Osservando le componenti tecniche dello staff si distinguono almeno due o tre grandi nomi. Il più importante è indubbiamente quello del nostro Ennio Morricone autore, ovviamente, della colonna sonora. In tal senso è d'obbligo ricordare che le musiche del compositore romano si integrano perfettamente nell'economia della pellicola, quasi dettando i tempi della stessa. Un po' come aveva già fatto John Williams in "Guerre stellari", Morricone contribuisce alla caratterizzazione dei personaggi tramite dei motivi musicali che variano a seconda dei personaggi in scena: quando ci si trova di fronte al gruppo degli intoccabili il tema è appassionato e quasi commovente; all'arrivo di Capone, invece, è lento e (forse) un po' fiacco.
Comunque Ennio non è l'unico italiano che ha lavorato in questo film: gli abiti, infatti, sono curati da Giorgio Armani e contribuiscono a rendere verosimile la ricostruzione della Chicago degli anni '30. Come già menzionato, il film è tratto dalle memorie di Elliot Ness (scritte assieme a Oscar Fraley) e vengono sceneggiate da David Mamet (autore anche di quella di "Il postino suona sempre due volte" e regista di diversi film, tra cui "Spartan").
La sceneggiatura di questo è decisamente ben scritta e non presenta nessuna difficoltà di interpretazione, né tantomeno nessun "buco nero".
Anche da ricordare la presenza di Stephen H. Burum direttore di una splendida fotografia, il quale ha comunque conseguito un rapporto pluriennale con De Palma. Tra i film del loro connubio vanno ricordati "Omicidio a luci rosse" e "Carlito's way". Infine risulta obbligatorio accennare alle splendide scenografie, magnificamente riprodotte da William A. Elliott, il quale aveva già lavorato con De Palma sempre in "Body Double". In tal senso va ricordato che la ricostruzione di Chicago è davvero riuscita e contribuisce anche a caricare il film di un'atmosfera quantomai azzeccata.

Analizzando il film sono visibili diversi aspetti che vanno perlomeno discussi.
La pellicola, non direttamente indicabile al genere noir, non è di facile collocazione: nonostante l'atmosfera del film sia compatibile con quella del genere riportato più sopra, "Gli intoccabili" non è accostabile alla filmografia nera. Infatti sotto questo aspetto la pellicola è priva di una peculiarità fondamentale di questo genere, vale a dire la voce fuori campo.
Va quindi evidenziato che sebbene il film tratti di personaggi mafiosi, non è neanche direttamente catalogabile nello scenario di gangster-movie che si era venuto a creare negli anni successivi all'uscita de "Il Padrino" o di "C'era una volta in America", in cui venivano narrate le gesta di criminali e non di paladini della giustizia. In un certo senso De Palma attinge direttamente da quei vecchi film western, stile "Sentieri selvaggi", in cui la distinzione tra buoni e cattivi è chiara e distinta.
Infatti "The Untouchables" è radicalmente diverso da altri capolavori depalmiani come "Scarface". In questo secondo titolo, la distinzione tra Bene e Male non era contemplata: in effetti, nel film del 1983, erano presenti soltanto i cattivi. In questa pellicola, invece, la separazione è assolutamente chiara: gli intoccabili sono i "buoni", Al Capone e i suoi uomini sono i "cattivi".
De Palma è maestro nel trascinare il pubblico, il quale, fa il tifo per la squadra di Ness, gioendo per le sue vittorie e piangendo per le sconfitte. Proprio come già riportato in precedenza, il film è una perfetta macchina di emozioni talvolta positive e altre volte negative, utili anche a far conseguire ai film di De Palma un importante successo di pubblico.

Ottima è anche la caratterizzazione dei personaggi decisamente accurata e mai superficiale. Elliott Ness, proprio come viene più volte descritto nei giornali, è una sorta di crociato. Egli è un esempio quasi più unico che raro di poliziotto onesto, non ancora corrotto dal potere dei soldi. Stesso discorso è attribuibile agli altri tre personaggi, anche se ognuno ha delle caratteristiche proprie: Malone, vecchio e astuto agente di pattuglia, è un personaggio che sa il fatto suo e sa come muoversi in un mondo ormai marcio; il giovane George Stone è determinato nel dimostrare che esistono anche italiani corretti e pronti a servire la legge; ed infine il ragioniere Wallace, parte integrante del quartetto, il quale si muoverà con tutte le sue forze per sconfiggere il mafioso.
Al Capone è l'esatto contrario: brutale, senza scrupoli, quasi mediocre. In questo senso la diversificazione tra le due classi non lascia punti interrogativi.
E, proprio come in "Scarface", anche gli ambienti in cui i personaggi si muovono, acquisiscono improvvisamente una connotazione ben più importante rispetto a una qualunque funzione di "addobbo": l'abitazione di Ness è sobria e semplice, ma è "scaldata" dall'amore di sua moglie e della sua bambina; gli appartamenti di Capone sono ridondanti, sfarzosi, ma privi d'anima. E infatti Ness viene dipinto come persona carica di valori importanti (l'amore, la giustizia, ecc.), mentre Capone come la faccia sporca di una medaglia sudicia.
Infine bisogna comunque sottolineare che una delle carte vincenti de "Gli intoccabili" sono gli attori, i quali conferiscono ai protagonisti un grande carisma: Kevin Costner nei panni di Ness è decisamente incisivo, mai ripetitivo e riesce perfettamente ad entrare nei panni del suo personaggio. Robert de Niro, pure lui in grandissimo spolvero, è a suo agio nel ruolo di mafioso (però questa non è una novità). Sean Connery, vincitore di un premio Oscar come miglior attore non protagonista, si conferma come uno dei più grandi attori inglesi di tutti i tempi. Molto convincenti anche Andy Garcia, futura star hollywoodiana e Charles Martin Smith nei panni di Oscar Wallace.

Da annotare che il soggetto di questo film era già stato utilizzato per una nota serie televisiva andata in onda tra la fine degli anni '50 e gli inizi '60.

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Recensione a cura di Harpo - aggiornata al 31/10/2006

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