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Articolato in episodi secondo una moda in auge negli anni Sessanta e vincitore di un premio Oscar, il film dal titolo privo di un vero significato è un omaggio alla donna, visto che la protagonista assoluta è Sofia Loren, e soprattutto è un'eccezionale prova di attrice per la trentenne Sofia, che ebbe modo di provarsi in personaggi del tutto diversi in ciascun episodio della pellicola.
Il primo episodio, "Adelina", ispirato a un fatto realmente accaduto a Napoli e scritto da Eduardo De Filippo, è presentato dal regista De Sica con una vena ironica fin troppo evidente.
Adelina è una povera disgraziata costretta a vendere le sigarette di contrabbando per mantenersi e per mantenere il marito disoccupato (un Marcello Mastroianni superbo come spalla). La sua casa è un basso senza sole, pieno di bambini nati per evitarle la galera; la miseria è una compagna sempre presente eppure la situazione è presentata senza retorica, senza aria da melodramma ma come un "dato di fatto" che da solo attenua allo spettatore l'impatto violento e tragico della vita di questa donna.
L'arte di arrangiarsi dell'amico di famiglia (Aldo Giuffrè) sempre pronto a trovare un lavoro "stagionale" ( venditore di ciliegie a maggio, castagne in ottobre), i guaglioncelli che in fila inneggiano alle gravidanze di Adelina, le originali carcerate del braccio femminile contribuiscono a fare della storia un bozzetto colorito e colorato della napoletanità. Gli attori, tutti della grande scuola napoletana, contribuiscono a dare all'episodio quell'aura leggera che ne fa sicuramente il migliore tra le tre storie del film.
Più noioso e di stampo decisamente diverso è il secondo episodio, "Anna", tratto da un racconto di Moravia: Anna è una signora dell'alta borghesia milanese (brava la Loren con il suo accento simil-meneghino), annoiata e viziata, che cerca evasione in un travet senza infamia e senza lode (il solito Mastroianni, qui più in ombra).
Se il primo episodio aveva come caratteristica la sfrenata allegria, il movimento, i colori accesi ed il sole, il secondo, ambientato in una strada semi deserta, è invece caratterizzato dal grigiore spirituale e fisico. I personaggi indossano abiti scuri o grigi, per strada c'è un velo sottile di foschia e tutto si svolge più lentamente per sottolineare lo stato di apatia e disinteresse dei vari protagonisti.
Sullo sfondo la radio scandisce gli esiti delle contrattazioni alla borsa di Milano.
Anna è ricca e vive nella grassa Milano ma è molto più "disgraziata" della sua compagna meridionale Adelina, costretta ad alzarsi all'alba per il suo lavoro clandestino, nel suo basso senza luce ma animata dalla gioia di vivere.
Il terzo episodio, "Mara", sceneggiato da Zavattini, collaboratore da sempre di De Sica, è quello più "amorale" e sottilmente erotico dell'intero film.
Mara è una giovane squillo romana, che ha tra i suoi clienti più affezionati un buffo bolognese (un insolito Mastroianni). La "professione" della ragazza non è mai esplicitamente dichiarata ma è facilmente intuibile da una serie di allusioni garbate. Tra i coprotagonisti dell'episodio c'è il giovane seminarista che si invaghisce della donna, ragazzo ingenuo di un'Italia che fu, devota e beghina ante concilio. Si ritrova anche un'anziana Tina Pica, non più energica domestica ma nonna meno caratteriale e più dolce.
Le parti tra Loren e Mastroianni si invertono, ed è proprio Mastroianni a garantire la riuscita della storia mentre l'attrice è più sbiadita.
Scena clou dell'episodio lo spogliarello sotto le note di "Abat jour", ripreso poi nel film "Pret à porter" di Robert Altman con gli stessi interpreti Mastroianni-Loren ormai sessantenni.
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Recensione a cura di peucezia - aggiornata al 16/06/2008
Il contenuto di questo scritto esprime il pensiero dell'autore e non necessariamente rappresenta Filmscoop.it
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