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Pellicola del 2008 liberamente tratta da un romanzo di Heinrich Von Kleist, "La marchesa von O", "Il seme della discordia" è un film solare basato sul paradosso e l'ironia, pur partendo da un momento drammatico, la violenza notturna subita dalla protagonista e la sua conseguente gravidanza.
Ambientato nella Napoli irriconoscibile del Centro Direzionale, agglomerato di casermoni informi frutto di una architettura originale e sconsiderata, il film gioca molto sul trionfo visivo del colore: il sole onnipresente a contrasto con la scena notturna dolorosa e misteriosa che vede vittima Veronica ( Caterina Murino), gli abiti dai colori vivaci, i colori delle case, il bianco abbacinante degli slip di Mario (Alessandro Gassman) lavati da sua moglie Veronica in quantità industriale.
Colori e forme sono parte integrante della storia, ripresi con inquadrature in primo piano , proprio per far soffermare lo spettatore sul particolare.
Le protagoniste femminili, caratteristica rara nella cinematografia nostrana ma comune nelle pellicole di Pappi Corsicato, hanno un ruolo preponderante nel film, ognuna con i suoi tic e le sue simbologie: Veronica, la bella commerciante, sogno nascosto di molti nel Centro Direzionale, rappresenta il desiderio: i suoi abiti colorati non eccessivamente vistosi e la sua andatura sicura sono i suoi punti di forza. Si contrappone a lei sua madre (Valeria Fabrizi), con abiti più rassicuranti, donna pratica e petulante, un occhio alla tradizione e un altro ai tempi moderni.
Altre due donne, bionde tra l'altro, rappresentano ulteriori tipologie: Isabella Ferrari, nell'inedito ruolo della mamma chioccia, un moderno connubio di sensualità e amore materno sempre intenta a preparare gustosi manicaretti per il suo locale, e la giovane Martina Stella, commessa un po' fatua, concentrata sull'apparire più che sull'essere, parodia del velinismo di cui soffrono molte adolescenti.
Gustosi i camei di Iaia Forte, da sempre musa di Corsicato, e Rosalia Porcaro, le due amanti di Mario dalla passionalità casereccia, un po' vittime, e comunque padrone di se stesse.
I protagonisti maschili appaiono spaesati, decisamente in calo rispetto alle loro compagne, dominati dai loro istinti e prigionieri del loro complesso di Peter Pan.
Così appare Mario, marito di Veronica, apparentemente indomito dongiovanni ma in realtà isterilito e incapace di dare vita; così appare l'ingenuo e timido Michele Venitucci, guardia giurata dall'inaspettabile verve erotica; così sono i figli di Isabella Ferrari e i loro amici, eterni bambini che giocano a fare i bulli ma poi tremano davanti ai rimproveri di mammà; così appare il papà di Veronica, (Angelo Infanti, il tombeur de femme dei primi film di Verdone), capelli bianchi e velleità anacronistiche.
Il film va decisamente "visto", perché è la vista che entra principalmente in gioco; la trama finisce quasi per essere un pretesto, lo spettatore deve accorgersi dei vari intrecci guardando e comprendendo le differenti simbologie.
Forse esercizio di stile, fuori le righe per chi si aspetta una cinematografia più tradizionale, "Il seme della discordia" rimane comunque un po' più normale rispetto ai precedenti film dello stesso regista, tornato dietro la macchina da presa dopo una lunga pausa.
È quindi una pellicola da vedere, senza farsi troppe illusioni: può lasciare delusi o sorprendere piacevolmente.
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Recensione a cura di peucezia - aggiornata al 03/06/2009
Il contenuto di questo scritto esprime il pensiero dell'autore e non necessariamente rappresenta Filmscoop.it
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