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A un anno di distanza da "Le fate ignoranti" Ozpetek propone "La finestra di fronte" il cui titolo sembra mutuato da un classico del cinema "La finestra sul cortile" di Alfred Hitchcock.
In effetti nel film c'è anche un elemento "giallo" ma in realtà le tematiche affrontate dal regista sono ben altre.
La protagonista assoluta della storia è Giovanna (Giovanna Mezzogiorno) una giovane donna sposata e madre di due figli.
Giovanna trascina giorno per giorno la sua esistenza preda di apatia e disillusione, ha un lavoro che non le piace e con suo marito (Filippo Nigro, già visto ne "Le fate ignoranti" in un ruolo minore) la passione e l'amore hanno lasciato il posto a un ménage monotono e stanco.
La possibilità di svolta esiste ed è rappresentata da due personaggi: il vicino di casa che ha la finestra di fronte (un Raoul Bova versione Clark Kent - la montatura degli occhiali è decisamente superata!) e l'anziano privo di memoria incontrato per strada (Massimo Girotti, a cui peraltro è dedicato il film, nella sua ultima interpretazione prima della scomparsa).
Due storie si intrecciano di continuo: da un lato la possibile relazione tra Giovanna e il suo vicino, dall'altra la storia dell'anziano ebreo Davide fatta di ricordi a sprazzi rappresentati dal regista in continui flashback che a volte si fondono con le azioni presenti.
Ritroviamo così la Roma del '43, le persecuzioni e le delazioni contro gli ebrei e sullo sfondo l'amore impossibile di Davide per un suo compagno di fede (ritorna il tema dell'omosessualità già più volte affrontato dal regista).
Quello che Giovanna vuole in realtà però non è un'altra storia d'amore ma la possibilità di avere un'altra prospettiva ed è quella che lei ha modo di vedere quando, salita dal vicino e in procinto di consumare un adulterio, può guardare la sua casa e la sua famiglia con occhi diversi.
La fuga non ci sarà ma un cambiamento e una nuova opportunità.
Scenario della storia una Roma invernale con colori caldi e con frequenti scene notturne, quasi a sottolineare la dimensione intimista delle azioni.
Interessante la contrapposizione tra i tre "uomini" di Giovanna: il marito virile ma nello stesso tempo fragile e infantile, il vicino più rassicurante ma nello stesso tempo sfuggente e l'enigmatico anziano continuamente in bilico tra passato e presente.
Ritorna in questa pellicola la bravissima Serra Yilmaz, senza dubbio una caratterista di razza, nel ruolo di una vicina e collega di lavoro della protagonista.
La Mezzogiorno, dopo "L'ultimo bacio", continua ad interpretare delle donne forti e desiderose di dare una svolta alla propria vita e resta una delle più interessanti attrici del panorama italiano mentre Raoul Bova, pur volenteroso, non riesce a dare una maggiore impronta al suo personaggio.
Bravissimo Girotti, capace di parlare anche con il solo sguardo.
Una nota di merito alla onnipresente e splendida canzone di Giorgia "Gocce di memoria" che accompagna le scene del film.
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Recensione a cura di peucezia - aggiornata al 03/08/2004
Il contenuto di questo scritto esprime il pensiero dell'autore e non necessariamente rappresenta Filmscoop.it
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