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La meglio gioventù non è, come molti hanno detto, la storia di trentacinque anni d'Italia, ma la storia di una famiglia nell'Italia di quegli anni.
Il film di Giordana ha in potenza tutte le caratteristiche per gridare al capolavoro, ma non le esplica fino in fondo. Sofferto, ridondante, allegro, stucchevole, pomposo e discreto, il film somma tutti gli aspetti positivi e negativi di un'opera a così ampio respiro.
Pensata in un primo momento per la televisione, visto il grande successo riscontrato a Cannes, l'opera è stata distribuita al cinema in due parti, due atti. La fruibilità, però è stata minima (due biglietti, sei ore di cinema) e non alla portata di tutti.
Peggio mi sento a pensare alla messa in onda televisiva. Divisa in quattro parti e stuprata in continuazione dalla pubblicità, La meglio gioventù è stata ulteriormente messa alle corde.
Buchi qua e là nella sceneggiatura, dialoghi a volte imbarazzanti, al tutto è stato bene o male sopperito con un buon livello di recitazione, con dei picchi, penso alla Asti e a Jasmine Trinca.
Il titolo riassume il nocciolo del film. La meglio gioventù è infatti una raccolta di poesie giovanili di Pasolini, cariche di quella vitalità e di quella voglia di conoscere il mondo tipica del Pasolini di Casarsa, ma anche dei due protagonisti, Nicola e Matteo.
Carico di sottotracce, sarà proprio una di queste, l'incontro con una ragazza disturbata mentalmente, a portare gli inseparabili fratelli su due strade completamente diverse. E così Nicola, nella sua esperienza di psichiatra, sarà quello che meglio riuscirà a inserirsi nel contesto sociale medio-borghese scaturito dal sessantotto italiano, nonostante l'incontro con una compagna di vita che si rivelerà successivamente tesa verso un'esperienza politica di tipo violento.
Al contrario Matteo si dovrà imporre delle regole, entrando per questo in polizia. La sua non accettazione di se stesso, l'impossibilità di dare un vero senso alla sua esistenza, caratterizzano quello che è il personaggio forse più complesso e sofferto del film.
L'opera di Giordana ha un andamento altalenante. Parte forte, con la storia di Giorgia, la disturbata, per poi calare e mostrare sensibilmente la corda nella parte sull'alluvione fiorentina. Allo stesso modo parte bene il secondo atto, ma il ritmo serrato e avvincente scompare con Matteo, dando vita poi, a quella che sembra una compiaciuta rievocazione dello scomparso.
Tuttavia l'impronta di positività che Giordana ha provato a dare si coglie da una frase, pronunciata da Nicola nel momento per lui più difficile. All'affermazione della sorella: "Una volta mi hai scritto una cartolina in cui dicevi "Nella vita tutto è bello!!!". Ci credi ancora?", Nicola risponde:" No, toglierei i punti esclamativi".
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Recensione a cura di Pietro Salvatori - aggiornata al 05/01/2004
Il contenuto di questo scritto esprime il pensiero dell'autore e non necessariamente rappresenta Filmscoop.it
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