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E' stato "La tempesta" di Julie Taymor il film di chiusura della sessantasettesima mostra del cinema di Venezia. La regista è famosa al cinema soprattutto per il suo musical del 2007 "Across the universe", che vanta una colonna sonora interamente basata sulle più famose canzoni dei Beatles; la sua formazione, però, è teatrale e ciò influenza sempre molto le sue pellicole. A teatro ha diretto un po' di tutto, dall'"Edipo Re" a "Il re Leone", anche se probabilmente il suo cuore va a Shakespeare: è con "Titus" che la Taymor debutta sul grande schermo, un adattamento cinematografico del "Tito Andronico", già rappresentato a teatro sotto la sua regia. A Venezia, quindi, torna al suo primo amore con "La tempesta": dopo aver lavorato alla sua regia teatrale nel 1986, quest'anno, in onore del quattrocentesimo anniversario dal debutto sul palcoscenico della commedia shakespeariana, Julie Taymor ce ne propone la versione cinematografica.
C'è da dire che la regista americana è stata scrupolosissima nel trasportare sul grande schermo l'opera shakespeariana: la pellicola è estremamente simile alla piece teatrale, forse anche troppo per una regista così particolare e visionaria come Julie Taymor. Sembra abbia voluto soltanto rinnovare un po' quest'opera, lasciando parlare Shakespeare, ma ritagliando ben pochi spazi per sé. La vera, importante differenza dal testo originale è il sesso del protagonista, che in Shakespeare è un uomo: Prospero; mentre nel film troviamo una donna: Prospera; il cambiamento, però, non pesa affatto in quanto non va ad intaccare elementi fondamentali della storia ed in più ci permette di assistere ad un'interpretazione tanto acuta, sentita e profonda come quella di Helen Mirren, nei panni della protagonista.
La trama è piuttosto famosa: Prospera, duchessa di Milano, viene esiliata su un'isola con sua figlia di soli tre anni, dal fratello, usurpatore del ducato, con l'aiuto del re di Napoli. Dodici anni dopo, Prospera,per mezzo delle sue arti magiche e del suo aiutante, Ariel, spirito dell'aria, scatena una tempesta per far naufragare, proprio sulla sua isola, la nave su cui viaggiano suo fratello e il re di Napoli. Ferdinando, principe di Napoli, e Miranda, figlia di Prospera, si innamoreranno, dando nuova speranza ai destini delle due famiglie e dei due regni. Agli avvenimenti della storia vanno ad intrecciarsi temi molto cari a Shakespeare quali quello della temperanza e della magia, rappresentati attraverso monologhi che non perdono mai efficacia col passare dei secoli.
"La tempesta" è una delle più fedeli trasposizioni teatrali che siano state realizzate, ma, in questo caso, la fedeltà gioca a sfavore del film: la sceneggiatura di Julie Taymor è molto simile al testo shakespeariano con la conseguenza di mantenere i tempi teatrali, che, al cinema, risultano scarsamente efficaci, poco incisivi, per non dire lenti e noiosi.
Scene che a teatro coinvolgono lo spettatore, riportate sullo schermo sembrano scene di transizione, in cui lo spettatore si trova a chiedersi quand'è che la storia prenderà la piega giusta. Vedere la tempesta iniziale ricreata a teatro lascia a bocca aperta, trascina lo spettatore sulla nave, insieme ai marinai terrorizzati; ma di scene simili, al cinema, nei film storici o d'azione, ne siamo pieni. I lunghi battibecchi tra Stefano (Alfred Molina) e Trinculo (Russell Brand) che a teatro sono divertenti e piacevoli, diventano ripetitivi nella versione cinematografica.
Il film riesce a creare un'atmosfera surreale ed accattivante grazie a un mix perfetto di scenografia, fotografia, colonna sonora ed effetti speciali. Quest'ultimi in particolare sono utilizzati impeccabilmente per aiutare lo spettatore a vedere la "magia", senza tuttavia disturbare dalla visione delle immagini, com'è chiaro quando entra in scena lo spiritello Ariel. Le incantevoli musiche originali sono di Elliot Goldenthal, compagno di vita e storico collaboratore di Julie Taymor, premio Oscar nel 2003 per "Frida".
Le interpretazioni del cast sono tutte convincenti ed anche gli attori più giovani sembrano far proprio il testo: Felicity Jones nel ruolo di Miranda e Reeve Carney nel ruolo di Ferdinando, ma soprattutto Ben Whishaw, con la sua interpretazione da brividi dello spiritello Ariel.
Eppure a visione terminata c'è da chiedersi se di questa pellicola ci fosse veramente bisogno. Julie Taymor aveva tra le mani un'opera magnifica e un cast d'eccezione, il suo talento poteva fare il resto e regalarci un gran bel film. La sua mano, però, non si sente e il film non funziona. Intrighi, tradimenti, incomprensioni, malintesi e una storia d'amore: gli elementi giusti c'erano tutti, ma non sono stati equilibrati a dovere.
"La tempesta" non è, come ad esempio "Romeo e Giulietta", un'opera che può essere portata sul grande schermo senza cambiamenti: la trama doveva essere vivacizzata, i tempi velocizzati, perché il pubblico cinematografico e quello teatrale non coincidono.
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Recensione a cura di Corinna Spirito - aggiornata al 08/02/2011 11.01.00
Il contenuto di questo scritto esprime il pensiero dell'autore e non necessariamente rappresenta Filmscoop.it
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