Voto Visitatori: | 7,13 / 10 (152 voti) | Grafico | |
Voto Recensore: | 8,50 / 10 | ||
Tommaso (Riccardo Scamarcio) è un ragazzo che nel corso degli anni ha dovuto nascondere alla sua famiglia gran parte di ciò che è, per poter vivere veramente e seguire i suoi sogni. Ma ora è arrivato il momento di confessare tutto. Tommaso torna a Lecce, la sua città natale, per rivelare ai suoi genitori che negli ultimi anni, a Roma, non ha studiato economia, bensì lettere e che quello che vuole di più dalla vita è poter diventare scrittore e vivere accanto all'uomo che ama. Le buone intenzioni ci sono, peccato che il destino complichi un po' le cose e Tommaso si veda costretto a posticipare le sue dichiarazioni ed a prolungare la sua visita.
Lo spettatore può essere ingannato solo nelle prime scene a credere che "Mine Vaganti" sia un film improntato sulle difficoltà che ancora oggi una persona omosessuale è costretta ad affrontare per essere accettata. In realtà "Mine Vaganti" usa come trampolino di lancio il tema dell'omosessualità, ma poi non si esaurisce in esso, va oltre per sfociare in un'analisi su quanto e come viene accettata la diversità. Quello che è considerato "diverso" cambia di cultura in cultura, di famiglia in famiglia. Ferzan Ozpetek, nello scrivere e dirigere il film, ce ne mostra diversi esempi.
Diverso è Tommaso, che, nato in una famiglia proprietaria di un pastificio, sceglie degli studi "inconsistenti" quali quelli di lettere; diversa è la sua amica Alba (Nicole Grimaudo), unica donna in un ambiente professionale di soli uomini; diversa è la zia Luciana (Elena Sofia Ricci): eccentrica, fin troppo giovanile, nubile. Diversa è la nonna (Ilaria Occhini), che da giovane provò un amore che non poteva essere accettato dagli altri e il ricordo di questo sentimento la accompagna ogni giorno della sua vita. Diversi ovviamente sono tutti gli omosessuali, oltre Tommaso, che durante il film vengono presentati.
La maggior parte di questi personaggi nasconde la propria natura, i propri sentimenti, le proprie passioni e si finge una persona diversa per poter meglio conformarsi al mondo in cui vive, per evitare di deludere le aspettative degli altri. Ferzan Ozpetek, attraverso le battute eleganti dei suoi interpreti, ci fa capire che una condotta simile, una vita fatta di menzogne e segreti è sconsigliata non solo perché conduce a un'esistenza falsa ed inquieta, ma anche perché di giorno in giorno essa porta inevitabilmente a diventare delle mine vaganti.
Una mina vagante scoppia all'improvviso e devasta ogni cosa, semplicemente comportandosi come mai prima. La persona più insospettabile si alza in piedi e dice: "Sono gay" davanti a una tavola di parenti ed estranei. Una ragazza elegante e scrupolosa danneggia di proposito l'automobile del suo ex in pieno giorno, senza il timore di poter essere vista. C'è chi decide che è arrivato il momento di morire e chi che è ora di iniziare a vivere. Chi scappa di casa e chi vi ritorna. Chi perdona, chi non dimentica.
La grandiosa intelligenza di "Mine Vaganti" è il fatto di essere una pellicola che descrive il cambiamento, che fa un fermo immagine su dei punti di "non ritorno", eppure di riuscire al contempo a divertire. Il regista è stato capace di un'impresa assai ardua: far convivere nello stesso film dramma e commedia, risate e lacrime. Il tema è pur sempre grave, ma lo stile utilizzato (percepibile in primis dalla colonna sonora) è frizzante, gioca sull'ironia dell'opposizione tra persone con opinioni opposte. Esilarante, ad esempio, la scena in cui il padre di Tommaso accoglie in casa sua gli amici del figlio, le incarnazioni dello stereotipo "gay", come fossero dei donnaioli. Da badare bene, però, che spesso proprio le battute che fanno sorridere, sono le più amare, quelle su cui più c'è da riflettere.
L'equilibrio tra dramma e commedia è stato probabilmente il punto- forza di "Mine Vaganti", che, apprezzato da pubblico e critica, ha ricevuto il Premio Speciale della Giuria al Tribeca Film Festival 2010, nonché due David di Donatello 2010: "Migliore attrice non protagonista" per Ilaria Occhini e "Migliore attore non protagonista" per Ennio Fantastichini, entrambi bravissimi, come del resto tutto il cast. Riccardo Scamarcio è credibile e naturale nella parte del protagonista: la crescita di questo attore è sentita, speriamo di vedere altre performance così. Alessandro Preziosi se la cava bene e Carolina Crescentini, nella parte della nonna da giovane, appare poco ma colpisce molto. Degne di nota anche Lunetta Savino ed Elena Sofia Ricci.
Forse l'unica pecca del film è il personaggio di Nicole Grimaudo: senza spessore, senza significato vero, sembra quasi essere stato inserito di forza nella sceneggiatura. Per il resto "Mine Vaganti" è sicuramente una delle migliori pellicole italiane degli ultimi anni: forte, intelligente, divertente, mai banale. Una trovata molto astuta è stata quella di inserire le scene legate alla gioventù della nonna di Tommaso, che di tanto in tanto compaiono e "spezzano" il susseguirsi della trama: la nonna è un personaggio fondamentale del film e capire il suo passato significa capire le sue scelte nel presente. Ha vissuto sulla sua pelle la condanna di una vita in cui quelle che avrebbero dovuto essere sue scelte sono state prese da altri. Per questo non vuole che anche i suoi nipoti debbano soffrire, per questo cerca di insegnare loro a combattere per ciò che si ama, per questo lei ed Ozpetek ci gridano immagine dopo immagine: "Non fare sempre ciò che ti chiedono gli altri e sbaglia da solo, altrimenti la vita non ha senso!".
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Recensione a cura di Corinna Spirito - aggiornata al 25/02/2011 11.08.00
Il contenuto di questo scritto esprime il pensiero dell'autore e non necessariamente rappresenta Filmscoop.it
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