Viene rubata un'auto, una vecchia Volkswagen Golf precisamente. Ma non si tratta dell'unico particolare. A bordo della macchina si trova anche un bimbo di 9 mesi, Tim.
Tim non dorme, strilla tutte le notti, ininterrottamente. I suoi pianti portano all'esasperazione i suoi giovani genitori, Livia e Marco, coppia in crisi che, per cercare di recuperare e rafforzare il loro rapporto, aveva ben pensato di dare alla luce un figlio. Detto-Fatto. Ma la nascita del pargolo e le continue notti in bianco li ha schiacciati in un vortice di stanchezza, apatia e incomprensioni.
Ogni notte si ripete lo stesso copione: l'unico palliativo in grado di calmare e far addormentare il piccolo è quello di andare in giro in macchina per le strade del paese.
Ma non dimentichiamoci che è stata rubata un'auto con su un bambino (e ogni tanto verrebbe da dirlo anche ai genitori protagonisti!)
La regia di Schaub ha il merito di riuscire a comporre un film notturno, della durata di una notte, quasi totalmente girato in spazi chiusi e ristretti (interno delle vetture) dove gli attori si muovono in una desolazione assoluta nelle quali sembra addirittura facile trovarsi.
Una caccia, ma non un film d'azione, una sorta di Bildungsroman (romanzo di formazione) visivo, per il quale si intende un percorso di crescita anche se il cammino verso il processo di maturazione interiore dura solo qualche ora. Livia e Marco (Alexandra Maria Lara e Sebastian Blomberg), dopo l'esperienza vissuta, sono comunque cambiati.
Il bambino non è in pericolo in realtà, in fondo tutti i "delinquenti" sono "buoni". Superato l'impaccio iniziale i ladri si dimostrano dei babysitter abbastanza premurosi e il delinquente in fuga è maldestro e non incute alcun timore.
La forza del film sta infatti nel tratteggio di tutti i personaggi presenti, nei loro aspetti fisici e umani: sono cinque pedine che si muovono in funzione del quadrante in cui si trovano, si spostano avanti e indietro, si rincorrono. Durante questo incubo ad occhi aperti entriamo nei loro mutamenti d'umore, passando da uno spettro all'altro dei sentimenti o in cliché paradossali e ricorrenti. Troviamo persone sopra le righe, figure caricaturali, a volte goffe e ingenue ma così ben caratterizzate da creare un ottimo tessuto connettivo di fondo. Paure, dolori, nevrosi, frustrazioni, desolazione, senso di responsabilità e ansia si mescolano e si fondono al "trauma" dell'essere genitori, dell'essere genitori ma anche amanti.
Letteralmente dal tedesco "Caos Notturno", c'è sullo schermo, ma si sente davvero?
Sicuramente non capita tutti i giorni che ti venga rapito tuo figlio, ma sicuramente non te lo ritrovi nemmeno magicamente all'angolo della strada, in una cesta, con un mazzo di fiori.
Viene avvertita come leggera forzatura l'intenzione di voler inserire il tema della violenza nella vicenda, perché non è mostrando un maniaco in camioncino che si aggira per le stradine di campagna di notte, tirando un pugno ad una donna o facendo partire improvvisamente per sbaglio un colpo di pistola sul parabrezza, che si fa conoscere al Mondo che anche nei posti più tranquilli (in questo caso in Svizzera) può sempre succedere qualcosa.
Il film ha una buona struttura, una crescita e un intreccio degli avvenimenti abbastanza interessanti, ma si perde nella seconda parte, molla i freni e finisce in discesa libera con una chiusa troppo semplicistica, che non fa casino. La risoluzione avviene senza fatica, come se gli eventi cadessero a pennello sulla casella a loro dedicata, non si ha paura che qualcosa non funzioni, tutto va a meraviglia e per questo, purtroppo, "gode" di una certa prevedibilità.
Nachtlärm lo si percepisce, in cuffia, ed è soprattutto interno ai personaggi.
Commenta la recensione di NACHTLARM sul forum
Condividi recensione su Facebook
Recensione a cura di Aenima - aggiornata al 29/10/2012 15.14.00
Il contenuto di questo scritto esprime il pensiero dell'autore e non necessariamente rappresenta Filmscoop.it
Ordine elenco: Data Media voti Commenti Alfabetico
in sala
archivio