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Ennesima declinazione sul tema del film cristologico questa "natività," uscita furbescamente durante il periodo dell'Avvento 2006, appartiene a una trilogia sulle adolescenti ideata dalla regista, l'americana Catherine Hardwicke, di cui conosciamo il controverso e poco artistico "Thirteen"in cui si parla di un mondo di tredicenni perverso e assai poco lontano da quello di Maria di Nazareth.
La regista, di fede protestante, è consapevole della necessità di avviare un discorso che non crei fratture fra le diverse confessioni cristiane e sceglie così di glissare sui temi più dibattuti che ruotano intorno alla sacra nascita per concentrarsi sul personaggio di Maria , giovane ragazza di duemila anni fa.
La strada scelta percorre da una parte la lettura dei vangeli di Luca e Matteo (il film infatti si apre con il sacrificio al tempio di Zaccaria, futuro genitore di Giovanni il Battista) e dall'altra cerca un realismo di stampo quasi pasoliniano.
Si assiste dunque al duro lavoro giornaliero, al giogo delle tasse e infine alle doglie del parto. La scenografia è essenziale e le riprese sono perlopiù in esterni tra Matera e il Marocco, da sempre set privilegiati dai registi di film in costume di matrice religiosa.
Per seguire il realismo la regista non ha voluto per il suo film degli attori noti o celebrati ed ha scelto dei protagonisti di aspetto orientaleggiante malgrado la loro carta d'identità reciti diversamente: la giovane protagonista è Keisha Castle-Hugues, sedicenne neozelandese di etnìa maori, brutta copia della Madonna zeffirelliana Olivia Hussey, perennemente imbronciata per tutto il film come una adolescente viziata dei nostri tempi, mentre Giuseppe, giovane e baldanzoso è un attore guatemalteco.
Interessante l'interpretazione data dall'irlandese Ciaran Hinds (già visto in "Munich") nel ruolo di un Erode poco iconografico, ma freddo e scostante, mentre i tre re Magi, trait-d'union di tutta la storia forniscono involontariamente gli intermezzi comici dipinti come personaggi grotteschi e inconsapevoli.
Per i fan dello splatter, la regista ha introdotto anche la strage degli Innocenti con copioso spargimento di sangue. Sicuramente l'intento della Hardwicke è lodevole e ai nostri giorni, in cui dirsi cristiano è considerato quasi offensivo verso chi non la pensa nello stesso modo, girare un film sulla natività di Gesù Cristo è un atto coraggioso, soprattutto perché non è ben sicuro riuscire a sbancare il botteghino come ai bei tempi di De Mille, notoriamente ottimo affarista più che buon credente, ma purtroppo la pellicola presenta più di una pecca: la protagonista non possiede una carica emotiva tale da renderla comunque "diversa".
Il film è fondamentalmente ben girato, ma essenzialmente didascalico, la scena dell'adorazione dei Magi ripresa in piano lungo ricorda in tutto e per tutto i nostri presepi e il Stille Nacht finale fa tanto pellicola natalizia ad alto tasso glicemico.
Nonostante tutto, sarebbe sbagliato stroncare completamente il film perché se ci si fa guidare solo dai sentimenti tout passe, tout casse, tout lasse...
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Recensione a cura di peucezia - aggiornata al 05/01/2007
Il contenuto di questo scritto esprime il pensiero dell'autore e non necessariamente rappresenta Filmscoop.it
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