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Voto Recensore: | 5,50 / 10 | ||
Il secondo capitolo delle avventure disneyane del capitano Jack Sparrow si presenta come uno dei film più pubblicizzati dell'anno. Il cast dai nomi importanti, insieme al grande budget investito dalla casa statunitense sembrano garantire un successo pari, se non superiore, al primo episodio della serie. Oltretutto, il marchio Bruckheimer assicura, da dieci anni a questa parte, un indiscusso trionfo al botteghino, tanto da renderlo uno dei più famosi produttori al mondo.
La cattiva novella, però, consiste nel vedere buttate vie tante risorse finanziarie. Va però ricordato che film come "La maledizione del forziere fantasma" hanno un consenso del pubblico inversamente proporzionale a quello della critica. Dette produzioni rientrano infatti in quel genere di pellicole ricordate con il nome "blockbuster", a simboleggiare film prettamente commerciali.
La trama, piuttosto semplice e lineare, è la continuazione naturale de "La maledizione della prima luna": il film inizia dove l'altro finisce.
Il capitano della Perla Nera, Jack Sparrow, deve saldare un debito con il perfido Davey Jones, comandante dell'Olandese Volante, una creatura metà uomo e metà pesce. Intanto Will Turner e la sua amata Elizabeth coinvolti proprio malgrado nelle peripezie dell'istrionico capitano, arrivando addirittura a incontrare lo sventurato (ex) commodoro Norrington.
"La maledizione del forziere fantasma" appare un seguito dai toni decisamente più scuri rispetto al precedente episodio. Specialmente nel primo tempo, sembra quasi che Verbinski voglia addirittura imitare lo stile narrativo di Tim Burton. Ovviamente Gore, sotto questo aspetto (voluto o involontario?) fallisce miseramente.
Per tutta la durata del film si assiste ad uno spettacolo che privilegia i soliti effetti speciali a discapito della sostanza. Sarebbe logico immaginare che i mezzi per poter creare una pellicola che analizzasse più profondamente i rapporti tra personaggi "buoni" e "cattivi" (intesi come forze del Bene in avversione a quelle del Male) fossero presenti. Basti pensare che il Kraken (mitologica e apocalittica figura da sempre raffigurata come bestia marina che semina il panico tra le genti) viene adoperato solo per dare libero sfogo all'incredibile potenziale visivo della pellicola.
Risulta dunque superfluo sottolineare come il film di Verbinski non riesca a distaccarsi da quella miriade di pellicole che vengono prodotte solo per la gioia degli occhi, conducendo alla disperazione qualunque spettatore che ambisse a qualcosa di diverso dai soliti standard hollywoodiani. Nonostante la pellicola sia destinata soprattutto agli spettatori più giovani, sarebbe comunque auspicabile assistere, perlomeno, a un'evoluzione del "blockbuster" (ammesso e concesso che sia possibile).
Apparentemente le modalità strutturali di "I pirati dei Caraibi", sono quelle tipiche dei kolossal; va detto però, che da questo genere di film la produzione di Bruckheimer, eredita solo i principali difetti. Infatti la durata è assolutamente spropositata: i centocinquanta minuti rallentano non poco la scorrevolezza della trama creando una noia crescente, specie nel corso del primo tempo. Monotonia che cerca di essere "coperta" da gag più o meno riuscite.
A migliorare il quadro d'insieme è il solito Depp, in grado di salvare, almeno in parte, le sorti di un film destinato a finire presto nel dimenticatoio: Johnny conferma ancora una volta di essere tra i più bravi attori del momento e sicuramente il migliore a interpretare personaggi "fuori dal mondo". Il personaggio di Sparrow incarna perfettamente il concetto di "genio e sregolatezza". Non c'è scena del film in cui il divo americano riesca a passare inosservato, la sua presenza ruba la scena catalizzando tutte le attenzioni dello spettatore su di lui.
Al contrario Keira Knightley risulta profondamente deludente, soprattutto in considerazione delle sue notevoli capacità recitative, in questo film purtroppo rasenta la monoespressività. Giustificazione parziale è attribuibile alla assai superficiale caratterizzazione del suo personaggio. Bocciatura anche per Orlando Bloom che dimostra, una volta di più, di avere un bagaglio interpretativo piuttosto limitato. Molto simpatica è la figura di Norrington, ben assistito da un buon Jack Davenport.
Nello staff tecnico risaltano i nomi di Dariusz Wolski, autore di una buona fotografia (e già affermatosi con "Il corvo") e di Hans Zimmer, uno dei migliori compositori di colonne sonore degli ultimi tempi.
In conclusione abbiamo di fronte un film con un soggetto piuttosto mal gestito, certamente destinato al grande pubblico e che vale la pena di essere guardato solo se si ha l'intenzione di passare un po' di tempo allegramente. Tuttavia non si pensi neppure per un momento, all'accostamento con altre maxi-produzioni, egualmente pubblicizzate, ma decisamente più efficaci. Infine è evidente che "La maledizione del forziere fantasma" non aggiunge assolutamente nulla a "La maledizione della prima luna" (sempre ammesso che detto film presentasse novità significative).
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Recensione a cura di Harpo - aggiornata al 15/09/2006
Il contenuto di questo scritto esprime il pensiero dell'autore e non necessariamente rappresenta Filmscoop.it
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