Voto Visitatori: | 6,50 / 10 (4 voti) | Grafico | |
Voto Recensore: | 7,00 / 10 | ||
Film del 2003 di un regista poco noto, Tonino Zangardi, "Prendimi e portami via" è ancora oggi attuale per la tematica affrontata: l'intolleranza nei confronti del diverso, inteso come "differente", sia per carattere, modo di vivere, etnia o razza.
Una periferia romana "pasoliniana", palazzi nati come funghi e tutto intorno spazio sterminato privo di tutto; a pochi passi dalle palazzine "civili" un campo Rom, male accettato da gran parte degli abitanti, a loro volta male accettati da chi è costretto ad andare da loro.
In questa atmosfera squallida e monotona nasce l'amicizia tenera tra due giovanissimi, un ragazzino con la testa tra le nuvole innamorato della geografia, compagno di un vecchio atlante che gli da' informazioni poco aggiornate e una piccola Rom più sveglia, ma emarginata quanto lui.
Il giovanissimo Giampiero vive in un mondo tutto suo; è differente dai suoi compagni interessati solo al calcio e a fare i "duri", ed èfiglio di due persone a loro modo candide: una madre, Luciana, interpretata da una valida Valeria Golino, pittrice e alternativa, variopinta come i suoi vestiti poco appropriati ed un padre, Alfredo (Rodolfo Laganà), semplice, un po' succube della madre proprietaria del negozio dove lui lavora e sottomesso nei confronti della moglie. I due coniugi sono giunti a un bivio nella loro vita a due: lei vuole fare carriera nel mondo dell'arte, sentirsi libera e spensierata, lui vuole la vita tranquilla. Tra i due un avvocato bello ed elegante che sembra prendere e portare via Luciana, ma poi la "diversità" di lei emerge per riportarla al suo destino.
Mentre l'intolleranza verso i Rom viene fuori in tutta la sua cieca violenza, due madri si ritrovano unite dall'amore verso le proprie creature: da un lato Luciana vorrebbe aiutare e difendere suo figlio dalla altrui indifferenza, dall'altra la madre della piccola Rom vittima muta della legge tribale: una bambina può essere venduta per una perdita al gioco.
È una storia di solitudine e di incomunicabilità questa descritta da Zanardi: sola è Luciana nelle sue ingenue aspirazioni, solo suo figlio Giampiero e la sua voglia di viaggiare con la fantasia, sola la piccola Romana, indipendente, forte, lottatrice, solo è Alfredo uomo buono, incapace, inadatto alla lotta, sola è persino l'arrogante insegnante di lettere di Giampiero vinta nelle sue legittime istanze, prigioniera di una situazione non voluta da lei.
Finale aperto, dove tutto sembra riportare alle situazioni di partenza.
Storia minore, poco nota e poco capita, ma da vedere, anche per liberarsi dai pregiudizi. Bravi i piccoli attori, bravi la Golino e Laganà, poco presenti gli altri.
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Recensione a cura di peucezia - aggiornata al 30/10/2008
Il contenuto di questo scritto esprime il pensiero dell'autore e non necessariamente rappresenta Filmscoop.it
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