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Titolo originale del tutto diverso che tradotto suona come il prurito del settimo anno, riferendosi all'anno di matrimonio che tradizionalmente vedeva il coniuge di sesso maschile più incline a guardarsi intorno dopo anni di fedeltà. In Italia il titolo invece si riferisce alla trama che ruota intorno a un marito, lasciato momentaneamente solo dalla consorte partita per la villeggiatura, e dopo il grande successo della pellicola dette la stura alla realizzazione di film minori che vertevano su mariti in libertà durante i mesi estivi.
La pellicola americana uscita nel 1955 e diretta dal re della commedia americana, il grande Billy Wilder, è tratta da un lavoro teatrale del 1951. La scena ancora oggi considerata cult è quella che vede la protagonista femminile Marilyn Monroe (alla sua consacrazione grazie a questo film) con l'ampia gonna bianca del vestito estivo sollevata da un soffio di aerazione proveniente da una griglia. Molti registi riprodussero la sequenza ed è rimasta nella memoria recente quella presente in "La signora in rosso" con le vesti di Kelly LeBrock che si sollevano quasi analogamente.
Il film di Wilder si avvale di pochi personaggi ed è prevalentemente parlato. La trama ruota intorno ad un uomo, Richard Sherman (interpretato da Tom Ewell), che ha appena accompagnato moglie e figli in vacanza ed è ben deciso a rimanere fedele alla consorte. Viene però tentato da una giovane vicina di casa conturbante quindi, malgrado tra lui e la ragazza di fatto non succeda nulla, si lascia andare a fantasie circa la maniera di conquistare la bella pollastrella ma immagina al contempo di essere stato a sua volta tradito dalla moglie lontana. Con il rientro dalla villeggiatura la situazione torna allo status quo e Sherman e la vicina si eludono come prima.
Appare evidente come l'idea base della storia sia quella di criticare il matrimonio borghese inteso come convenzione sociale. L'impiegato Sherman è il tipico WASP (white Anglo-saxon protestant) che lavora per le canoniche otto ore, ha moglie e figli e manda sua moglie in villeggiatura, tutto secondo un ordine precostituito che può sovvertirsi quando - come recita il titolo italiano - la moglie è in vacanza perché allora le catene (non a caso si dice "vincolo" matrimoniale) si allentano e il marito si trasforma da cane fedele a lupo a caccia.
L'atteggiamento estremo si vede in molti sogni che Sherman fa dove la recitazione volutamente esagerata enfatizza e sottolinea l'atteggiamento che ci si aspetta da un uomo rimasto libero: il soddisfacimento dei propri istinti dimenticando qualsiasi legame sia pur legalizzato e santificato. La giovane vicina poi è lo stereotipo della Circe tentatrice: bionda, provocante, ochetta, assai lontana dal physique du role di una giovane destinata a diventare sposa e madre. Quindi la trama si allarga fino a far diventare i due protagonisti come due tipologie, due prototipi di un mito universale.
Commedia degli equivoci, garbata e verbosa, in tipico stile Wilder, con una narrazione fatta dalla voce fuori campo del protagonista (escamotage a dire il vero presente in molte pellicole del periodo, quasi a estraniare trama da protagonisti), gioca su molti doppi sensi e non manca di fare citazioni di situazioni e attori dell'epoca. Ottima interpretazione di Ewell, attore sempre poco noto da noi, ulteriore conferma della Monroe nei ruoli leggeri.
L'aspetto fisico di Ewell ben si sposa del resto con il personaggio da lui interpretato: mite, timido, insignificante, un tipico travet inserito in un ingranaggio quasi incapace di ribellarsi, che però sogna di correre la cavallina dietro una ragazza da sogno per poi risvegliarsi al momento opportuno senza mancare, da maschio dell'epoca ben conscio del suo ruolo di pater familias, di nutrire dubbi sulla serietà della legittima consorte lasciata a briglia sciolta lontana dal suo protettore.
La Monroe, ingenua ochetta, esce quasi meglio perché si comporta spensieratamente, simbolo di una giovinezza non ancora imbrigliata dalla società ordinata e perfetta, e sembra quasi inconsapevole di essere l'oggetto dei sogni proibiti di un ometto che sembra all'apparenza irreprensibile.
Classico intramontabile da non perdere, che dietro una superficiale levità spiegata nel titolo originale e in quello italiano come un innocente atteggiamento tipicamente mascolino, vuole al contrario denunciare un atteggiamento ipocrita altresì accettato consapevolmente o inconsciamente da tutti.
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Recensione a cura di peucezia - aggiornata al 21/11/2013 18.23.00
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