Voto Visitatori: | 6,97 / 10 (343 voti) | Grafico | |
Voto Recensore: | 8,00 / 10 | ||
Difficilmente capita di assistere ad un tifo da stadio durante un'anteprima cinematografica, solitamente giornalisti e Vip si sbottonano poco ed hanno un atteggiamento disincantato corredato da un'espressione quasi di sufficienza.
Va fatta una premessa: in chi si accosta a questo film vi potrebbe essere una certa dose di scetticismo legato ai sequel (in questo caso siano di fronte addirittura al sesto di una saga) e all'età dello sceneggiatore/regista/interprete che, diciamolo, non è proprio quella di un ragazzino atletico e scattante.
Ci si può sbagliare.
Rocky Balboa è un film ben fatto, con qualche trascurabile sbavatura nella prima parte, ma scorrevole ed intenso.
Una pellicola che vuole essere l'ultimo atto del cammino di Rocky. E trovare una fine degna del personaggio (ormai mitico, un'icona anche tra i giovani nati dopo il primo Rocky del 1976) non era facile.
Trent'anni dopo l'uscita del primo film, Stallone ha cercato di creare una storia che potesse comunicare alle nuove generazioni la verità fondamentale che anima Rocky Balboa uomo e "combattente": è possibile far qualsiasi cosa se ci si crede abbastanza.
Come lo stesso Stallone dichiara: «... la peggiore frustrazione della vita di molte persone è il fatto di non aver avuto neanche una possibilità».
Il film per molti aspetti è l'episodio più simile all'originale, come a voler chiudere un cerchio.
Il personaggio principale si trova, in fondo, nella stessa situazione e conduce lo stesso tipo di vita del primo film, ma ha perso la sua ingenuità. E' più concreto.
Si ritrova in un ristorante (il suo) solo con i ricordi delle glorie passate e senza avere accanto le due persone per le quali aveva lottato così duramente: la moglie Adriana morta prematuramente ed il figlio, troppo diverso da lui, cresciuto all'ombra di un padre "ingombrante".
La vicenda si sblocca quando, grazie ad una simulazione al computer, l'attuale campione dei pesi massimi Dixon viene messo virtualmente a confronto con il Rocky Balboa dell'epoca d'oro.
Il manager di Dixon con l'intento di rivitalizzare la carriera del suo pupillo, un pugile tecnico ma con poco cuore, ha l'idea di proporre un incontro vero tra i due (che hanno quasi trent'anni di differenza) ed il campionato dei pesi massimi torna a catturare l'attenzione del pubblico.
Sembra uno scherzo ma per Rocky è comunque una seconda possibilità di dimostrare che, se il corpo si indebolisce, il suo cuore da "leone" diventa sempre più forte.
Non manca una parentesi simil-romantica con una donna, Marie, ma è solo un legame di cui Rocky ha umanamente bisogno, non una vera storia d'amore. I personaggi sono soli. Condividono però un'avventura insieme. Molto intensa ed emozionante.
Il film è stato girato interamente in luoghi reali, nessuna scena è stata realizzata in un teatro di posa.
Lo stile è essenziale ed i tagli della luce danno drammaticità ma senza rendere finta l'atmosfera.
Cinque settimane di riprese concitate per un risultato che non delude le aspettative.
E l'affetto tributato a Sylvester Stallone (difficile distinguerlo e non sovrapporlo al "suo" Rocky) anche in conferenza stampa, che ha conquistato la simpatia dei presenti ironizzando anche su un ipotetico scontro Rocky-Rambo, ne è la prova tangibile.
Anche questa volta, e per l'ultima volta, Rocky Balboa, pugile di Philadelphia, ha vinto.
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Recensione a cura di WonderWoman - aggiornata al 26/01/2007
Il contenuto di questo scritto esprime il pensiero dell'autore e non necessariamente rappresenta Filmscoop.it
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