Recensione sguardo nel vuoto regia di Scott Frank USA 2007
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Recensione sguardo nel vuoto (2007)

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locandina del film SGUARDO NEL VUOTO

Immagine tratta dal film SGUARDO NEL VUOTO

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Immagine tratta dal film SGUARDO NEL VUOTO
 

Quando una persona, colta in un momento di particolare fragilità subisce, o viene indotta a subire, un accadimento di natura obiettivamente grave e stressante, si determina in essa un trauma psicologico che induce una disorganizzazione e una disgregazione del sistema nervoso, tale da compromettere le risorse che consentono di fronteggiare e gestire gli eventi negativi. Spesso questi eventi gravi, in grado di generare traumi psicologici, sono riconducibili a fattori prettamente soggettivi piuttosto che alle caratteristiche oggettive degli eventi stessi, pertanto la gravità non é insita nell'avvenimento quanto nell'interpretazione traumatizzante dello stesso che l'individuo ne fa.
In ogni caso questi accadimenti inducono nell'individuo un senso d'impotenza, di vulnerabilità, di intensa paura e alcuni disturbi specifici, come ad esempio le esperienze dissociative o la perdita della memoria.
Di ottundimento emotivo e di amnesia ricorrente soffre Chris Pratt, il protagonista del film "Sguardo nel vuoto", interessante opera prima di Scott Frank, che da sceneggiatore ha adattato per lo schermo i libri di Elmore Leonard ("Out of Sight" e "Get Shorty") e ha elaborato script difficili come 2Minority Report" e "The Interpreter.

Giovane campione scolastico dell'hockey su ghiaccio, nella squadra del liceo della sua cittadina del Midwest, Chris Pratt è un ragazzo che ha tutto dalla vita: è giovane, benestante, famoso e ammirato, inoltre è pure bello ed è fidanzato con la più ambita ragazza del liceo. Una notte, un po' per gioco e un po' (troppo) per incoscienza, mentre è alla guida della sua auto, ad un tratto spegne i fari della macchina per ammirare il cielo che scintilla della magica luminescenza di miriade di lucciole.
E' un attimo, poi un terribile schianto contro una maledetta falciatrice, e la vita per Chris cambia drammaticamente e non sarà più la stessa: lui se la cava per miracolo con un danno cerebrale, mentre due amici muoiono sul colpo e la sua ragazza porterà per sempre addosso le conseguenze del suo irresponsabile gesto (la vediamo nei suoi incubi ricorrenti con un arto artificiale).
Quattro anni dopo e una serie interminabile di sedute terapeutiche riabilitative, Chris non ha ancora rimosso il senso di colpa per quello che fatto, anche se non ricorda bene cosa, e soffre di persistenti vuoti di memoria, come se il suo cervello si rifiutasse di far riemergere i ricordi dalle nebbie dell'oblio, tanto da costringerlo ad appuntare tutto ciò che gli succede su un taccuino, associati a disfunzioni logiche e motorie, che gli rendono difficoltoso persino tenere in mano una lattina di birra. Condannato ad una vita da disabile, davanti a lui c'è come un muro invalicabile che gli impedisce di riprendere il controllo di sé e della sua vita, al punto di non riuscire a mettere in sequenza le azioni da compiere, e trovare le giuste coordinate delle attività, anche semplici, della routine quotidiana: non riesce ad usare bene la mano sinistra, deve etichettare tutti gli oggetti per ricordarne la funzionalità, dimentica gli avvenimenti pochi minuti dopo averli vissuti (per cui deve prendere nota di tutto su un taccuino), non riesce a capire se qualcuno sta tentando di imbrogliarlo approfittando del suo stato confusionale, ha difficoltà a relazionarsi con gli altri e a vivere la sua nuova ingenuità. Il tutto è aggravato da un contesto familiare piuttosto anaffettivo che si vergogna un po' del suo handicap, il quale, nel tentativo di minimizzare quanto successo, glielo ricorda continuamente, ogni giorno di più.
Per questo si allontana dalla famiglia e va a vivere in un piccolo appartamento, diviso con un altro "reduce" come lui, Lewis, un non vedente, conosciuto nel centro di riabilitazione, che ha perso la vista in un incidente sul lavoro.

La convivenza tra i due non è facile né pacifica: Lewis, nonostante l'handicap, è eccentrico e bizzarro, sorprendentemente agile e capace, sarcastico e autoironico, mentre Chris è ingenuo, confuso, debole, privo di guizzi emotivi e sommerso dai sensi di colpa.
Nonostante ciò non possono fare a meno l'uno dell'altro. In fondo hanno problemi comuni anche se diversi: la sagacia dell'uno compensa lo smarrimento dell'altro, mentre le facoltà visive di Chris supportano il buio totale di Lewis. Determinato a non arrendersi, nonostante le cicatrici che gli segnano il corpo e gli rodono l'anima, Chris si reca spesso in un centro terapeutico, nella disperata ricerca di un briciolo di normalità.
Ma è doloroso non ricordare il presente, che per lui è solo un foglio bianco pieno di appunti, che spesso sono solo parole che non significano niente. Ma al dolore si sopravvive, più difficile è sopravvivere al rimorso di coscienza.
Intanto la sola cosa che gli resta da fare è quella di impegnarsi nell'unico lavoro in grado di fare: il factotum in una piccola banca della sua città. Spazza, lava i pavimenti, riordina le carte e si illude un giorno possa essere promosso cassiere, e riprendere così il corso della sua vita interrotta.
Tutto, però, cambia quando viene adescato da un ragazzo, il losco Gary Spargo, che dice di essere un suo vecchio compagno di liceo. Spargo si finge suo amico, gli promette soldi e potere, lo irretisce con il suo stile di vita e la sua filosofia da strapazzo, lo stordisce procurandogli tutto ciò che gli era stato negato, soldi, donne, sesso, amicizia, considerazione. Lo aiuta anche a cercarsi una ragazza, anche se si tratta solo di una spogliarellista, e inizia a risanare la sua autostima, anche se spesso, lo sguardo perso nel vuoto è lo specchio dell'annientamento che lo attanaglia.
In realtà Spargo sta solo cercando di approfittare della sua fragilità per coinvolgerlo nei suoi loschi traffici e, quando comincia a parlargli di un piano per rapinare la banca dove lavora, il ragazzo intuisce che il colpo potrebbe mutare il corso della sua vita. Ma il destino ha in serbo per lui qualcosa di diverso, e di molto pericoloso.
Sarà proprio la sua instabile fragilità a fargli ritrovare quel barlume di raziocinio necessario per risalire dal baratro in cui si era cacciato e salvare così se stesso e Lewis dalla rovina.

Il pregio maggiore del film di Scott Frank risiede nella capacità di cambiare continuamente registro, mischiando sapientemente il thriller col il dramma e il dramma con il caper movie, senza mai perdere di vista la storia, i personaggi e l'atipica ambientazione del freddo e nevoso Midwest.
E' soprattutto il lavoro di caratterizzazione del personaggio, sofferto e sfaccettato, di Chris, attuato dal regista, che rende il film veramente intenso e appassionante, soprattutto quando esamina e analizza la sua tormentata psicologia, permettendo così allo spettatore di percepire tutto il dramma di un ragazzo che aveva un brillante futuro davanti a sé e che ora si ritrova ad essere poco più che una nullità. Per cui il nocciolo del film non è tanto l'atto di irresponsabilità che ha determinato il dramma che ha sconvolto la sua vita quanto piuttosto l'elaborazione delle conseguenze che quel gesto ha determinato in lui, le cui implicazioni sono superiori alle sue capacità di gestirle o di adeguarsi ad esse, cioè di integrarle nella sua psiche, causando in lui un senso di impotenza e vulnerabilità.
Tutto ciò farebbe pensare ad un film tristissimo e lacrimevole, e invece non é esattamente così, perché se é vero che alla base c'è una pervasa malinconia per la vita spezzata di un ragazzo destinato ad un futuro di successo, é anche vero che in sottofondo aleggia a tratti una piacevole e mai eccessiva dose di ironia, che ha il potere di sdrammatizzare il difficile argomento trattato, senza ricorrere a ingenui sotterfugi o, peggio, a scontati stereotipi.
É soprattutto nella descrizione delle reazioni incontrollate di Chris, seguite alla difficile convivenza con Lewis, che il film acquista scorrevolezza e fluidità.

Il tutto é mostrato con naturalezza e in modo assolutamente non tragico, come sarebbe naturale aspettarsi, ma con un tratto di sottile comicità, il che rende il film di Scott Frank una sorpresa piacevole e assolutamente apprezzabile.
Un altro aspetto importante del film risiede nel modo profondamente vario in cui sono rappresentati i rapporti umani e in particolare l'amicizia, che qui gioca un ruolo molto importante, distinguendosi nettamente dall'opportunismo e dalla doppiezza interessata del sedicente compagno di scuola.
Scott Lewis riesce a valorizzare appieno l'ambientazione (grazie alla splendida fotografia che immortala superbi paesaggio innevati) e la gelida atmosfera invernale (metafora forse dell'inverno del cuore di Chris), e a costruire un personaggio sofferto, soprattutto, nei confronti dei sentimenti e degli affetti.
Merito dell'ottima prova di un convincente Joseph Gordon-Levitt, che riesce a calarsi nella parte con estrema naturalezza, dando al personaggio di Chris un tocco di personale autenticità e verosimiglianza: la sua mimica facciale, il suo atteggiamento perennemente corrucciato, lo sguardo continuamente perso nel vuoto eppure desideroso di rivalsa, gli occhi in cui é palpabile lo smarrimento e il dolore di cui é impregnato il suo essere, fanno dell'opera di Scott Frank un film che racconta un dramma psicologico che mantiene alta la tensione dello spettatore, facendolo immedesimare nella quotidianità di un disabile e del suo modo di viverla, fatta di azioni ripetitive, di difficoltà di concentrazione, di disturbi emotivi, di insonnie stressanti.
La performance del giovane attore é supportata da quella altrettanto perfetta di Jeff Daniel, il coinquilino cieco dalla stravagante ma incisiva filosofia di vita, conosciuto nel centro di rianimazione, che ora é la sua famiglia e il suo unico amico e mentore. A loro fianco un bravo (e irriconoscibile) Matthew Goode (visto in "Match Point" di Woody Allen), che offre un'ottima caratterizzazione del losco Spargo.

Dove il film perde un po' di mordente e originalità é proprio nei momenti in cui la trama volge al thriller: la storia di un disabile coinvolto in un'azione delittuosa da soggetti privi di scrupoli, che alla fine riesce a dare scacco matto ai suoi aguzzini, é piuttosto scontata e risaputa, e pertanto poco originale.
Ciò nonostante il film debutto di Scott Frank, alla lunga, risulta un'opera coraggiosa, con una robusta sceneggiatura, una coinvolgente colonna sonora, una splendida fotografia (bellissime le scene ambientate in uno surreale e plumbeo paesaggio invernale, immerso in una coltre di candida neve non ancora sfiorata dall'uomo, che fanno venire in mente il "Fargo" dei fratelli Coen o il finale di "Four Brothers" di Singleton), e una storia avvincente, fatta di pochi ma robusti elementi, che mette al centro il concetto di diversità, con tutto ciò che ne consegue, compresa l'emarginazione, cui spesso vanno incontro coloro che la natura, il destino, la fatalità, il caso, hanno condannato ad una vita da disabile.
Il tutto mentre sullo schermo aleggia una soffusa atmosfera intimista, mentre in sala si declinano momenti di alta tensione emotiva trasmessa dai pensieri, dagli sguardi, dalle azioni del protagonista, che ci porta per mano nel suo mondo confuso e precario, fatto d'intensa reattività di fronte a situazioni che rimandano all'esperienza vissuta e di sguardi persi nel vuoto.

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Recensione a cura di Mimmot - aggiornata al 20/04/2012 17.13.00

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