Voto Visitatori: | 6,57 / 10 (23 voti) | Grafico | |
Voto Recensore: | 6,00 / 10 | ||
Jessica e Bob Crane sono fratelli gemelli e hanno in comune una particolare telepatia che consente ad entrambi di avvertire le sensazioni dell'altro, quando questo si trova in pericolo.
Lei fa la modella a Milano e lui è un ranger del rinomato Yellowstone National Park in Wyoming.
Quando Jessica scompare misteriosamente, Bob, convinto che sia stata uccisa, si precipita in Italia per scoprire cosa sia successo. In breve tempo una serie di omicidi ai danni di altre modelle cominciano a susseguirsi a raffica.
Un tentativo rischioso e azzardato questo dei fratelli Vanzina che si cimentano, qui per la prima volta nella carriera, nel genere thriller, accantonando momentaneamente le commedie farsesche di cui sono considerati gli ineguagliabili 'paladini'.
Tutto parte dall'omonimo romanzo di successo di Paolo Pietroni, firmatosi con lo pseudonimo di Marco Parma, che prende le debite distanze dalla sceneggiatura (scritta a sei mani dagli stessi Vanzina in collaborazione con l'esperto Franco Ferrini), ispirandosi in maniera piuttosto ostentata ad uno dei maestri del genere quale Brian De Palma, in particolar modo al suo "Omicidio a luci rosse" (1984).
L'intero canovaccio su cui si regge la pellicola è visibilmente scarno e raffazzonato e non mancano certo diverse incongruenze narrative, comunque tipiche della maggior parte delle opere di genere realizzate a cavallo tra gli anni '70 e '80 (Dario Argento ne ha fatto una sorta di marchio di fabbrica).
Nonostante ciò, ai Vanzina non interessa raccontare una storia che sia oltremodo realistica e che goda di estrema coerenza, preferiscono dirigere la loro attenzione verso il patinato mondo della moda milanese, tracciandone un ritratto tutto sommato veritiero che non pone in risalto solo le mirabili forme femminili, ma che ne evidenzia soprattutto le contraddizioni e gli eccessi.
Tuttavia, all'epoca dell'uscita nelle sale, la pellicola venne ampiamente criticata proprio per questo suo aspetto e il fatto che in diverse scene si vedessero giovani e bellissime ragazze che sniffano cocaina e che si concedono facilmente a uomini di potere, provocò indignazione tra gli stilisti delle più note case di moda del capoluogo lombardo.
Sullo sfondo di tutto ciò si svolge la crime story che, pur risentendo della notevole inesperienza nel campo del regista Carlo e dello sceneggiatore Enrico, risulta nel complesso accattivante, anche se non ancora degna dei modelli stilistici cui si ispira.
La regia di Carlo Vanzina tenta di sopperire alle lacune di scrittura, adottando sporadici virtuosismi della macchina da presa che riecheggiano lo stile 'voyeristicamente glamour' tipico del miglior De Palma. Il finale invece, girato in rallenty, deve indubbiamente molto a quello dell'Argentiano "Quattro mosche di velluto grigio" (1971), realizzato ai tempi con una cinepresa speciale denominata Pentazet.
Una significativa pecca del film di Vanzina è senz'altro rappresentata dalla recitazione di quasi tutti gli interpreti, in particolare dei due protagonisti: Tom Schanley e Renée Simonsen.
Come può essere credibile un ragazzotto della provincia americana che fa il ranger nel parco di Yellowstone e che non sa nemmeno fumare? E come può esserlo una modella, bella oltre ogni ragionevole dubbio, che mantiene dalla prima all'ultima inquadratura la stessa espressione da triglia surgelata?
Ci si consola con l'interpretazione di Donald Pleasence, che fornisce anche in questa occasione l'ennesima buona caratterizzazione del detective non più giovanissimo ma ancora scaltro e determinato.
Il film non è dunque un capolavoro, questo è un dato di fatto. Come denuncia sociale funziona, come thriller un po' meno anche se, pur risentendo il peso dei suoi 25 anni, risulta ancora oggi una pellicola di qualche interesse.
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Recensione a cura di FrancescoManca - aggiornata al 15/09/2010 11.17.00
Il contenuto di questo scritto esprime il pensiero dell'autore e non necessariamente rappresenta Filmscoop.it
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