Recensione super 8 regia di J.J. Abrams USA 2011
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Recensione super 8 (2011)

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locandina del film SUPER 8

Immagine tratta dal film SUPER 8

Immagine tratta dal film SUPER 8

Immagine tratta dal film SUPER 8

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Immagine tratta dal film SUPER 8
 

Durante l'estate del 1979, in una cittadina americana dello stato dell'Ohio un gruppo di ragazzini sta girando un film horror sugli zombi. Il gruppo di amici è munito di una cinepresa Super 8, di fantasia e di tanta buona volontà.
Fra di loro c'è Joe (Joel Courtney), il figlio del vicesceriffo Jackson Lamb (Kyle Chandler), che è l'addetto agli effetti speciali e che ha perduto sua madre pochi mesi prima a causa di un incidente sul lavoro nell'acciaieria dove lei era impiegata come operaia. Joe partecipa al film diretto dall'amico Charles (Riley Griffiths) soprattutto perché è infatuato di Alice (Elle Fanning), l'attrice protagonista, che è figlia di Louis Dainard (Ron Eldard), l'operaio che ha involontariamente provocato la morte della madre di Joe.
Il gruppo di amici, dovendo girare un film senza soldi, si trova costretto a "rubare" le location che gli occorrono, sfruttando tutti quegli elementi che possono dare alla loro storia una maggior credibilità. Per questa ragione si recano di notte in una piccola stazione di campagna, poco fuori città, per girare una scena sfruttando il passaggio di un vero treno.
I ragazzi cominciano le riprese e il treno sopraggiunge, ma un pickup si scontra con la locomotiva del treno, facendolo deragliare. I ragazzi abbandonano di corsa il set improvvisato per ripararsi dai vagoni ormai fuori controllo. La cinepresa Super 8 cade a terra e continua a filmare, immortalando nel celluloide l'incidente e anche lo strano prigioniero che il treno trasportava.
Dopo il deragliamento i ragazzi scoprono che l'autista del pickup è il dottor Woodward (Glynn Turman), un loro professore, che li mette in guardia e intima loro di scappare. I ragazzi recuperano le loro cose, fra cui la cinepresa super 8, e fuggono, mentre un gruppo di militari dell'Air Force sopraggiunge sul luogo dell'incidente.
Il giorno seguente i militari comandati dal colonnello Nelec (Noah Emmerich), dopo aver recuperato il materiale trasportato dal treno fra cui dei misteriosi cubi di metallo, presidiano l'intera cittadina, che intanto è colpita da una serie di strani accadimenti fra cui la scomparsa di alcune persone e degli animali domestici.

"Super 8" è la terza opera cinematografica diretta da J.J. Abrams che ne firma anche la sceneggiatura. Questo autore, che fino a pochi anni fa era più noto nella sua qualità di sceneggiatore - ricordiamo alcune pellicole come "A Proposito di Henry" ("Regarding Henry", 1991), "Amore per Sempre"("Forever Young",1992) e "Armageddon"(1998) – e creatore di serie televisive di successo come "Lost", "Fringe" e "Undercovers", ha sempre saputo muoversi nel mondo del cinema e della televisione a trecentosessanta gradi. Si è dedicato alla regia, alla scrittura di soggetti e di sceneggiature, alla produzione, alla composizione di musiche e di colonne sonore. Delle tre opere cinematografiche che ha diretto, "Super 8" è quella dal budget più basso (parliamo di circa 50 milioni di dollari contro i 140mila di "Star Trek" e i 150 mila di "Mission Impossible 3") e, al tempo stesso, la più genuina.
Nello scrivere "Super 8" J.J. Abrams si è ispirato a se stesso, quando da ragazzino ammirava al cinema i film di Steven Spielberg e si dilettava insieme a un gruppo di amici a fare film amatoriali con la sua cinepresa Super 8. E così, proprio con la produzione di Steven Spielberg, ha scritto e realizzato un film fortemente ispirato alla cinematografia di quegli anni. Il risultato è un film di intrattenimento, destinato prevalentemente a un pubblico giovane e a un pubblico nostalgico, che ha saputo far rivivere e celebrare la cinematografia d'evasione della fine degli anni settanta e dei primi anni ottanta.
La sceneggiatura cura con perizia la costruzione dei personaggi, che ha un ruolo centrale nello schema narrativo adottato, mentre si svincola con intelligente superficialità dagli impasse narrativi cui potrebbe andare incontro. "Super 8", infatti, è prima di tutto un film sull'amicizia e sulla fantasia, sorretto da una trama fantascientifica poco più che pretestuosa. I due principali punti di riferimento cui si ispira Abrams sono i film di Steven Spielberg e le opere di Stephen King. Ma se i primi sono citati in modo palese e, a tratti, invasivo, le seconde sono più sussurrate e si amalgamano con moltissime altre citazioni della cinematografia di genere tipica di quegli anni.

La vicenda narrata è semplice e piuttosto lineare, ma riesce ad avvincere grazie a un buon equilibrio dei tempi cinematografici e grazie alla progressione narrativa veloce e intrigante. La storia è nostalgica, intrisa di sentimentalismo e intimamente ottimista (tutte caratteristiche che, non si capisce bene il perché, alla critica nostrana e pseudointellettuale disgustano tanto, facendole gridare all'obbrobrio e riuscendo a far loro vedere un film in 3D anche senza gli occhialini magici). Si tratta di una storia in cui trionfano i valori famigliari, la solidarietà e l'amicizia, ma si tratta anche di una celebrazione della fantasia e della creatività tipica dell'uomo e propria dei bambini. Se "Super 8" fosse stato ambientato oggi, avremmo dovuto assistere alle vicende di un gruppo di ragazzi lobotomizzati, vittime della tecnologia digitale e del gusto per l'eccesso tipico ormai dei nostri giorni. I protagonisti del film, invece, sono fantasiosi e creativi, capaci di trasformare qualsiasi oggetto in qualcosa di diverso e utile ai loro scopi.
Anche il paradigma narrativo adottato (e già largamente utilizzato in passato) mette a confronto la fantasia con una realtà piatta, grama, del tutto rattristante. I militari rappresentano la società e l'uomo adulto, senza fantasia, vincolato dalle proprie regole, appiattito da un conformismo agghiacciante, incapace di sognare e incline alla distruzione di ciò che non rientra negli schemi. Il finale del film celebra il trionfo della fantasia su questa realtà grigia e meschina che rende prigionieri di una struttura sociale opprimente e intimamente nemica dell'individualità e della creatività dell'essere umano.

La regia di Abrams è molto buona e avvincente. Sempre incline alla spettacolarizzazione senza mai esagerare, Abrams coniuga diversi stili al servizio di una sola storia. Passa in un batter d'occhio da inquadrature statiche che indugiano sui dettagli e sui primi piani degli attori, quando vuol sottolineare i contenuti sentimentali, a inquadrature dinamiche e veloci, tipiche della commedia, quando vuol evidenziare la solidarietà e l'amicizia.
Sposa poi le tecniche dei film d'avventura tenendo la macchina da presa in continuo movimento, facendola ruotare intorno ai personaggi, alternando campi medi e lunghi e proiettando lo spettatore nella soggettiva dei protagonisti pur senza adottare la tecnica di ripresa in soggettiva.
Ci offre momenti di puro spettacolo come la sequenza del deragliamento ferroviario e quella dell'assalto al pullman militare. Scivola, poi, in picchi degni della filmografia orrifica ogni qual volta entri in scena il mostro. In particolar modo risulta efficace e vincente la scelta di non mostrare la creatura aliena per la maggior parte del film e di ridurre comunque al minimo le sue apparizioni. Questo contribuisce ad alimentare la curiosità dello spettatore, a creare tensione e a regalare alcuni momenti da brivido.

Le sceneggiatura è tutt'altro che impeccabile, tuttavia funziona a dovere grazie all'equilibrio narrativo e malgrado alcune semplificazioni così enormi da apparire superficiali.
La caratterizzazione dei personaggi è ben concepita nonostante la banalità della maggior parte dei dialoghi.
Inoltre, benché Abrams abbia fatto rivivere pienamente la filmografia della nostra infanzia, non è stato capace (o non ha voluto) di mutuarne la poesia, la simbologia e i contenuti metaforici e allegorici che le appartenevano.

Le interpretazioni sono strepitose e su tutte svetta la straordinaria Elle Fanning, sorella della già bravissima Dakota. Elle si dimostra doppiamente brava nell'interpretare il ruolo di Alice e del personaggio del film horror diretto da Charles.

Ritornando al discorso precedente relativo alla creatività e all'ingegnosità dei giovani protagonisti di "Super 8", non può non far riflettere come le tecnologie di pochi decenni fa, rudimentali secondo i canoni di oggi, ma avveniristiche all'epoca, siano state prese dai giovani degli anni settanta e siano state utilizzate per rivoluzionare l'arte cinematografica, mentre le sofisticate tecnologie di oggi, sono utilizzate dai nostri giovani in un modo assai meno innovativo e creativo, malgrado l'incredibile potenziale che esse offrono.
Assolutamente da non perdere i titoli di coda durante i quali è trasmesso il film horror "Il Caso" realizzato dai protagonisti con la loro Super 8.

"Super 8" è un film nostalgico, a tratti un po' furbetto e mai ingenuo, coinvolgente e divertente, che regala due ore di puro intrattenimento. È altresì un compiuto omaggio alla cinematografia per ragazzi, a quella fantascientifica e a quella orrifica degli anni sessanta, settanta e ottanta.
Forse si tratta di un film che si dimentica in fretta, ma è anche un film che nell'arco della sua durata fa dimenticare la realtà quotidiana allo spettatore, assicurandogli un paio d'ore di pura e sana evasione.
Il successo commerciale è del tutto meritato per questa pellicola che, complessivamente, si dimostra un prodotto raro e assolutamente da non perdere.

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Recensione a cura di Carlo Baldacci Carli - aggiornata al 19/12/2011 16.54.00

Il contenuto di questo scritto esprime il pensiero dell'autore e non necessariamente rappresenta Filmscoop.it

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