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Otis B. Driftwood (Groucho Marx) convince una ricca vedova (Margaret Dumont) a investire un'importante somma di denaro per l'ingaggio del grande tenore Lasparri. Anche grazie all'intervento di due folli compari (Chico e Harpo), la prima de "Il trovatore" di Verdi risulterà un parziale fallimento, che verrà salvato solo mediante l'intervento di un giovane cantante (Allan Jones).
"Una notte all'opera" è senz'altro un crocevia fondamentale nella carriera cinematografica dei Marx, nonché una metamorfosi dei loro canoni recitativi. Dopo il fiasco di "Duck Soup" i fratelli vennero licenziati in tronco dalla "Paramount" e il gruppo si accodò alla "MGM". Infatti, la loro prima casa produttrice si annunciò assolutamente insoddisfatta del corso dei Marx, soprattutto in considerazione dei pessimi risultati economici conseguiti con "La guerra lampo".
In aggiunta a ciò, va sottolineato il ritiro dalla scena di Zeppo (il fratello più giovane), il quale maturò una carriera nelle vesti di procuratore. Comunque l'allontanamento del quinto fratello dalla scena non causò conseguenze importanti per quanto concerne la brillantezza umoristica dei fratelli che, dopotutto, aveva in Chico, Harpo e Groucho gli esponenti della propria comicità. Quindi, Herbert (nome di battesimo dell'attore), venne sostituito da Allan Parker, giovane interprete con un passato da cantante.
Il cambiamento più significativo, come già accennato, fu caratterizzato proprio dal passaggio del trio dalla "Paramount" alla "Metro Goldwin Mayer". Sotto questo aspetto, i Marx, furono costretti per la prima volta nella loro carriera ad andare incontro a importanti limitazioni circa la loro esuberanza comica. Infatti la "Paramount" non poneva freni alla verve satirica dei fratelli, il trio imperversava in qualunque scena eliminando ogni parvenza di logica nei film. In questo senso, finché la "Paramount" aveva un ritorno monetario cospicuo, non escludeva assolutamente nulla ai quattro fratelli. Quindi, con il passaggio alla "MGM" il modus operandi del trio subì notevoli cambiamenti.
Il loro nuovo produttore era infatti Irving Thalberg, mostro sacro della Hollywood degli anni trenta e già responsabile, in diciassette anni di vita cinematografica, di ben ottantanove film, compresi capolavori assoluti della storia come "Grand Hotel" (con Greta Garbo) o "Freaks" (di Tod Browning). Per avere un'idea più chiara della validità del produttore americano, si vedano le parole di Groucho Marx: "Prima dell'avvento della televisione [...] presumo che di geni nel cinema ce ne fossero un certo numero, ma io ne conobbi uno solo. Si chiamava Irving Thalberg, ed era talmente dotato che hanno dato il suo nome a un palazzo della "Metro Goldwyn Mayer". La politica del giovane produttore era chiara: ridurre drasticamente le gag del trio, inserendone meno, ma di più alto livello umoristico, così che la trama potesse essere più solida rispetto alle ultime produzioni marxiane.
Bisogna quindi sottolineare che prima del passaggio alla "MGM" elementi puramente tecnici (quali regia, fotografia, scenografia e, soprattutto, sceneggiatura) avevano nei film dei Marx un valore quasi nullo. Dopo questo trasferimento, e in particolar modo con "Una notte all'opera", si assiste a un sensibile miglioramento di questi aspetti.
Seppur diversi componenti rimangano comunque decisamente marginali, molti altri risultano ben più curati. Per semplificare questo discorso si può ricorrere agli esempi più evidenti: l'importanza in un film del genere di un fattore quale la fotografia (qui curata dall'iper-produttivo Merrit Gerstrad, autore comunque di quella di "Freaks") è indubbiamente secondario e non basilare come lo può essere in un film di guerra. Altri, invece, acquisiscono un'importanza sicuramente maggiore: al di là della sceneggiatura che verrà analizzata più avanti, componenti come le scenografie diventano fondamentali per il successo della pellicola. In questo, più che in qualunque altro film dei fratelli, è presente una vasta gamma di ambienti (navi, cabine, teatri, appartamenti, ecc.) che, tenendo conto dell'anno di produzione del film (1935), risultano sicuramente riusciti.
Quindi, dopo tre film di pura denuncia sociale come "Monkey Business", "Horse Feathers" e "Duck Soup", i Marx si ritrovarono a dover recitare in una pellicola che non lancia particolari frecciate alla società (come proponeva invece "La guerra lampo dei fratelli Marx"). "Una notte all'Opera" risulta quindi una vera e propria parodia (intesa nel senso stretto del termine).
La storia, forse per la prima volta nella carriera del trio, è veramente presente e fornisce al gruppo la possibilità di inserire gag che seguano un certo filo logico nella trama. Assolutamente significative sono le parole di Irving Thalberg: "Mi piacerebbe fare dei film con voialtri. Voglio dire dei veri film. [...] E'ovvio che "Animal Crackers" e "Zuppa d'anitra" erano divertenti, ma non raccontavano niente.".
Alcune sequenze sono forse tra le più divertenti e imitate dell'intera storia del cinema. Chi ritiene dei geni assoluti grandissimi artisti come Mel Brooks o i fratelli Zucker, non si può astenere dalla visione delle pellicole dei fratelli Marx, dalle quali si evince che la comicità di alcuni degli odierni interpreti del genere è figlia della loro. Su tutte, va citata la famosissima gag della cabina della nave dove, nello spazio di pochissimi metri quadri, affluiscono decine di persone.
Comunque nel passaggio dalla Paramount alla MGM i Marx si portarono appresso una "dote". E' piuttosto utile ricordare che gli sceneggiatori, Morrie Ryskind e George Kaufman, avevano già lavorato con i Marx nelle loro prime commedie ("The cocoanuts" ed "Animal Crackers"), ed erano anche tra i più affermati sceneggiatori comici del tempo. Oltretutto, "Una notte all'Opera" è senz'altro il film che ebbe a disposizione il più grande budget economico mai visto in una pellicola dei Marx.
Spiccano infatti i nomi di grandi artisti di Hollywood tra cui il regista Sam Wood (futuro direttore di film famosi tra cui "Per chi suona la campana" e "Good bye, Mr. Chips") e il grande Buster Keaton (qui in veste di consulente alla sceneggiatura). Sotto questo aspetto si deve obbligatoriamente evidenziare il fatto che la sceneggiatura è ben curata, offrendo, oltre a un minimo di storia, anche una sorta di caratterizzazione dei personaggi. Curioso è dunque il fatto che per una volta il pubblico è conscio per quale ragione i fratelli combinano guai a destra e a manca: nonostante non ci si trovi di fronte a "Il cacciatore" va detto che le storie dei personaggi sono ben presentate.
Da annotare anche i notevoli miglioramenti che vengono intrapresi a livello di cast: in effetti, oltre ai fratelli Marx e all'inaffondabile Margaret Dumont, compaiono nomi sicuramente interessanti. Il già citato Allan Parker riesce infatti a non deludere, non facendo rimpiangere Zeppo e anche l'altra cantante, Kitty Carlisle (n.a. di Catherine Conn), fornisce una discreta interpretazione. Però il migliore tra le "spalle", rimane indubbiamente il caratterista Siegfried Ruman che, nella parte del malvagio Herbert Gottlieb, riesce a integrarsi perfettamente nel ruolo di avversario di Groucho. Non male anche Walter Woolf King che interpreta il terzo cantante.
Con "A Night at the Opera" si afferma anche la struttura filmica dei futuri lavori marxiani: da "Un giorno alle corse" a "Una notte a Casablanca", è molto facile ritrovare la medesima evoluzione del soggetto; in effetti la trama, d'ora in avanti, presenterà sempre i tre fratelli che, di fronte a un problema (solitamente di natura finanziaria), ingannano, rubano e truffano "i cattivi", fino ad arrivare al finale che è sinonimo di caos e nonsene.
In tal senso bisogna comunque sottolineare che "Una notte all'Opera" rimane senz'altro un'opera insuperata.
Anche grazie all'apporto di un'intelligente regia che riesce ad inserire gag senza distruggere il filo logico della vicenda, il film di Sam Wood rimane negli anni come esempio di realizzazione di film comico quasi perfetto. Il ritmo, pur non essendo ai livelli di altri film, è sempre crescente e culmina nella sequenza finale che coincide con "l'assalto" dei fratelli al teatro dove si sta svolgendo "Il trovatore". Dunque, se lo spettatore riesce ad entrare nella "fisionomia" della pellicola, non smetterà mai di ridere. Perfino i numeri musicali, tanto odiati dal giovane pubblico e ormai praticamente caduti in disuso, non rallentano l'incedere del film. Anzi, ad essere sinceri, si può anche rimanere colpiti dall'ottimo livello qualitativo degli stessi dato che, trattandosi "solamente" di un film e non di un musical teatrale, sono indubbiamente riusciti. Chiudendo questo discorso si può infatti ammettere che al di là delle indubbie qualità di Harpo e Chico, l'estensore della recensione, è rimasto colpito anche dalle qualità canore di Allan Jones e Kitty Carlisle.
Purtroppo però, con questo film inizia un decadimento dell'opera dei Marx. Infatti con la morte di Irving Thalberg, nel 1937, il trio ebbe a disposizione meno mezzi finanziari dalla casa produttrice: i rapporti tra i fratelli e la "MGM" erano tutt'altro che idilliaci. In tal senso, sarà utile ricordare un aneddoto piuttosto rilevante. Nel bel mezzo delle riprese di "Una notte all'opera" Louis Mayer chiese a Groucho come stava andando la realizzazione del film e il famoso comico gli rispose: "Non lavoriamo per te; lavoriamo per Thalberg.". Con ogni probabilità il comico, con questa frase, si creò un nemico davvero troppo importante.
Ad ogni modo questo film riscontrò anche un certo successo in Italia e nel Vecchio Continente, nonostante sia, almeno a parer di chi scrive, inferiore a "Duck Soup". Questo fenomeno è facilmente intuibile: il lavoro precedente dei Marx bersagliava acutamente le politiche nazionali europee, mentre "Una notte all'opera" è un film che non si premette nessuna critica sociale.
Da annotare anche che nel 1992 è stato girato un remake, intitolato "Gli sgangheroni", diretto da Dennis Dugan e interpretato, tra gli altri, da John Turturro (nella parte che fu di Groucho).
Secondo vertice della comicità marxiana e capolavoro assoluto della storia del cinema, la visione di "Una notte all'opera" è assolutamente obbligatoria per gli estimatori del genere.
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Recensione a cura di Harpo - aggiornata al 27/10/2006
Il contenuto di questo scritto esprime il pensiero dell'autore e non necessariamente rappresenta Filmscoop.it
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