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Una storia semplice, una storia di vendetta fra due reduci di guerra. Dietro a tutto ciò però il film è molto più complesso di quanto possa sembrare, ad iniziare nella definizione dei due personaggi antagonisti: Joe è il motore del film con il suo agire che ha come unico obiettivo far pagare il tradimento di Frank. E' il solo e unico scopo che ha. Frank si è ricostruito una vita, una famiglia, ma l'apparire di Joe è il passato che torna a chiedere il conto di una colpa che non si può redimere come quella del tradimento. Il film sicuramente si concentra molto sulla discesa agli inferi di Frank che nella sostanza perde ciò che ha costruito. Zimmermann costruisce un meccanismo pressoché perfetto, breve e tesissimo per tutta la sua durata (il passo strascicato di Joe fuori la porta di Frank è da applausi) ed una fotografia in bianco e nero splendida. Un cast da applausi e non solo per Ryan ed Heflin, ma tutti senza eccezione concorrono a farne uno dei migliori noir di quel decennio.
Lo stile e lo storytelling di Zinnemann sono ormai diventati molto solidi e questo noir dal tono fatalista è perfettamente calato nel difficile contesto post-bellico di fine anni quaranta, con storie tese tra due ex commilitoni che devono essere regolate con la forza. Con una tensione narrativa che non cala mai - anche se la mezz'ora iniziale e l'ultima parte si fanno di gran lunga preferire - e la presenza di quattro attori capaci di rendere palpabili la disperazione del momento ed il coraggio del sacrificio il film è sicuramente tra annoverare tra i meglio riusciti del regista. Ed il finale non si dimentica
Tra i primi Zinnemann, "Act of Violence" è una pellicola davvero notevole. Sceneggiatura solida e compatta, fotografia noir stupenda, ritmo gestito alla perfezione e finale(quasi un duello) assai intenso, preludio ad "High Noon", il più famoso film del regista. Ottime anche le interpretazioni, su tutti Robert Ryan e il caratterista Berry Kroeger.