a field in england (2013)

Un film strano e non semplice da interpretare, difficile commentare, mh!
La prima parte mi è piaciuta e mi ha intrigato parecchio ma, passata un'ora, ha cominciato a diventare pesante.
L'ultima mezz'ora è stata lenta e mi ha un po' annoiato, mi dispiace perché era partito benissimo.
Un mezzo punto va per la fotografia in b/n e l'ambientazione del campo, funziona e dà anche un senso di ansia.

Che Ben Wheatley fosse un regista fuori dagli schemi lo aveva già dimostrato con Kill list. Quì lo sottolinea di nuovo (e poi lo riaffermerà anche con High Rise). Però, al netto di un'atmosfera sospesa, trovate registiche pregevoli e momenti di psichedelia "medievale" pura, non nego di aver fatto fatica a trovare un filo in questo suo film. Mio limite.

Affascinante film alchemico, esoterico e pieno di simbolismi. Psichedelia in bianco e nero e con grandi attori su tutti i mitico Reece Shearsmith dei League of Gentlemen

Nella prima parte un gruppetto di disertori- fra cui uno studioso- è in fuga e alla ricerca di una birreria. Verso il finale il film prende tutt'altra piega, fra funghi psichedelici e deliri vari.
L'idea è buona ma la realizzazione lascia a desiderare; il film non coinvolge e a tratti la noia prende il sopravvento nonostante alcuni spunti interessanti, fra cui la ricerca del tesoro da parte del diabolico "stregone" che tradisce il suo maestro e alcune visioni del fantomatico pianeta nero.
Vanno comunque premiati il coraggio e l'originalità.

Da premiare l'originalità della realizzazione, del montaggio soprattutto, che con la sua eccentricità, la visionaria sequela di scene stroboscopiche, caratterizza questo film di Wheatley, trasportando lo spettatore in un campo di visioni, paranoie e scontri a fuoco.
Un soggetto semplice questo di A FIELD IN ENGLAND che però non sembra riuscire a coinvolgere ampiamente, non infondendo grande entusiasmo in ciò che propone nè tensione o pathos nei momenti caldi.
Tutto sommato la storia non annoia e mantiene una certa linearità narrativa che consente una visione sufficientemente valida, ma se dovessi dire che è un film che si lascia rivedere più volte mentirei spudoratamente.

Amo il cinema sperimentale e d'autore ma questo film proprio non mi é piaciuto.
A parte la sequenza di montaggio interessante verso il finale, l'ho trovato un film low budget(5 attori e la campagna inglese) di poco interesse, con uno spirito inglese che non mi ha mai fatto sorridere, regia mai degna di nota se non per la sequenza sopracitata e una storia non storia che avrebbe fatto addormentare un cavallo.
Per fortuna non mi addormento mai se non la notte nel mio letto e quindi sono riuscito ad arrivare senza problemi alla fine,coadiuvato dalla breve durata.
L'esperimento c'é e vale comunque una visione ma non posso dire che mi sia piaciuto.
Cinema non per tutti e questa volta devo dire,nemmeno per me.
Del cinema inglese apprezzo altro anche perché non ho mai sopportato il loro humor, secondo me loro sono molto bravi a fare film marci e spietati,ho visto alcuni titoli da 'veri bifolchi'.

Ben Weathley conferma essere filmaker incatalogabile, fuori dai canoni, indifferente alle leggi del mercato e quindi intrepido ideatore di prodotti come "A field in England", pellicola sperimentale e psichedelica, in cui la trama è spesso mero orpello di ostica comprensione.
Girato con un luminoso bianco e nero, ambientato (presumibilmente) durante la guerra civile inglese, ha come protagonisti quattro disertori più un mefistofelico aguzzino.
Il personaggio centrale è Whithead, ciarlatano, vigliacco, al soldo di un signorotto che vuol fargli la pelle per aver errato l'ennesima divinazione; al suo fianco ci sono tre militi: il feroce, il frastornato e l'ingenuo. Sognano una birreria, troveranno O' Neil, aspirante crudele alchimista, il quale li soggiogherà per cercare un tesoro secondo i suoi calcoli seppellito in un immenso campo al limitare di un bosco.
E' qui, in questo non luogo che si svolge l'azione, in un tempo che è solo suggerito, con le coordinate spazio-temporali sparigliate dall'effetto allucinogeno di alcuni funghetti dei quali i protagonisti si cibano finendo presto vittime di in un delirio in cui realtà e allucinazione si incrociano di continuo come in una danza altamente nociva.
Pellicola mistica e simbolica, alleggerita da buone dosi di humor nero e dalla malinconica ballad " Baloo my boy", " A field in Enlgand" si apre con un ammonimento, si avverte lo spettatore più sensibile alle repentine variazioni di luce riscontrabili all'interno della pellicola: ci sono infatti sequenze stroboscopiche e immagini lampo (flickering). Momenti a dir poco destabilizzanti, apice straniante e bizzarro di una pellicola già abbondantemente visionaria, in cui la violenza prende il sopravvento senza inutili esagerazioni, mentre l'avidità umana permette ad un uomo di scoprirsi non poi così inetto.
Molto interessante, un'opera lisergica e cervellotica, imperdibile per i fan di certo cinema criptico in cui i punti di riferimento sono spesso sbugiardati.

Mi è piaciuto davvero tanto questo film drammatico con un puro stile inglese. Bravi gli attori e ottima fotografia. C'è anche un po' di storia. Da vedere.

Un trip totale. un interessante esempio di cinema sperimentale. Davvero difficile da giudicare.

Mi ci è voluto un bel po' per scrivere una recensione di questo film. Le idee mi si sono chiarite lentamente. A distanza di tempo la visione sedimenta e resta soprattutto l'impressione di aver assistito a uno spettacolo monolitico. E' un film-monolite. Perché è girato in un solo luogo, in un solo tempo (che è come se si rifiutasse di scorrere) e con pochissimi attori. E' un blocco solido e impenetrabile. L'impressione di solidità è anche data dal fatto che sostanzialmente non c'è una storia. Manca uno sviluppo. Direi che Wheatley ha abbandonato i lidi del cinema per approdare all'arte figurativa. Ha creato così un oggetto filmico. Sostanzialmente una prolungata opera di video-art. Come tale, è uno spettacolo favoloso. Una sarabanda in cui i sensi vengono ammaliati e deliziati. Il monolite è sfaccettato e restituisce una realtà multipla, caleidoscopica. E' un'opera d'arte psichedelica.

un trip che sa anche essere divertente oltre che ammaliante e denso di fascino simbolico. difficilmente comprensibile e interpretabile, ma di comprendere e interpretare fa certo passare la voglia, bastano le immagini.

A field in England é il classico film fatto per dividere. Da evitare se si vuole cercare una storia lineare e classica perchè questa pellicola, girata in un bianco e nero che rende il contesto quasi irreale e metafisico, in realtà è un trip allucinato e psichedelico che guarda in una certa misura a Ken Russell.
La storia è poco più di un pretesto, il vagare in un campo alla ricerca di un fantomatico tesoro, per raccontare un'esperienza che viene totalmente distorta dal punto di vista visivo e uditivo. Un corto circuito della percezione sensoriale del suo protagonista e dello spettatore. Molto più sperimentale di Kill List.

Ho apprezzato tantissimo lo spirito e l'onestà dell'ultima pellicola di Ben Wheatley. Visionario, ipnotico, coraggioso. Affascinante nella sua essenzialità psichedelica ; coinvolgente nella sua sincerità filmica. Caos mentale e cinematografico. Black&White trip - non c'è altro e non pretendiamo altro.
Preferisco la completezza di Kill List, ma devo comunque ammettere che A Field In England mi ha inevitabilmente ammaliato.