benur - un gladiatore in affitto regia di Massimo Andrei Italia 2012
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benur - un gladiatore in affitto (2012)

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locandina del film BENUR - UN GLADIATORE IN AFFITTO

Titolo Originale: BENUR - UN GLADIATORE IN AFFITTO

RegiaMassimo Andrei

InterpretiNicola Pistoia, Paolo Triestino, Elisabetta De Vito, Teresa Del Vecchio, Stefano Fresi, Mauro Mandolini, Giorgio Carosi, Stefania Polentini

Durata: h 1.38
NazionalitàItalia 2012
Generecommedia
Al cinema nel Maggio 2013

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Trama del film Benur - un gladiatore in affitto

Sergio, ex stuntman del cinema infortunatosi sul set di un film americano, per sbarcare il lunario si arrangia con impieghi fantasiosi, come fare il Centurione al Colosseo, mentre la sorella Maria con cui divide l’appartamento, ‘lavora’ da casa per una hot-line erotica. Due vite alla deriva, finché un giorno a cambiare le cose ci pensa Milan, immigrato clandestino bielorusso, che stravolgerà la loro esistenza...

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Voto Visitatori:   6,00 / 10 (8 voti)6,00Grafico
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Voti e commenti su Benur - un gladiatore in affitto, 8 opinioni inserite

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  Pagina di 1  

topsecret  @  28/01/2015 20:20:48
   6½ / 10
Si ride grazie alla battuta pronta di Pistoia, ma sono risate amare perchè BENUR racconta una condizione di vita in cui c'è poco da ridere, sempre alle prese con il precariato, i soldi che non bastano mai, la clandestinità, la nostalgia e la voglia di un futuro migliore.
Il film di Massimo Andrei è uno spaccato di vita che racchiude gioie e tanti dolori, ma riesce ad essere incisivo grazie alla verve dei personaggi, al ritmo degli eventi e ad una certa dose di sentimentalismo che trova però nel finale troppo buonista ed enfatico il punto meno convincente.
Si guarda volentieri e si apprezza per la volontà di raccontare una realtà che ci fa riflettere.

Gruppo COLLABORATORI SENIOR The Gaunt  @  30/06/2014 19:34:27
   6½ / 10
Un discreto prodotto, ambizioso sulla carta e un po' velleitario nel risultato. Fa piacere comunque trovare degli ottimi caratteristi come Triestino e Pistoia che mostrano la loro bravura, reggendo benissimo le redini da protagonisti del film. Uno spaccato che all'ombra di una Roma incattivita si innescano guerre ed alleanze fra poveri, tra lo sbarcare il lunario ed impennate di finto benessere. La strada della commedia è una scelta condivisibile per questa pellicola, solo che aveva materiale per essere più graffiante e cattiva.

faluggi  @  12/04/2014 18:19:11
   2 / 10
Solito film italiano brutto e coatto. Il cinema italiano è morto!!!

Gruppo COLLABORATORI JUNIOR Invia una mail all'autore del commento emans  @  09/02/2014 12:41:20
   6½ / 10
L'esilarante e allo stesso tempo drammatica esistenza di chi sceglie di fare l'artista di strada in quel di Roma.
Ogni volta che il protagonista apre bocca sono risate assicurate. Sia quando discute con la sorella, improbabile "ragazza" hot line, che con il nuovo arrivato, un clandestino Albanese in cerca di lavoro.
Purtroppo nella seconda parte il clima di ilarita' scema e ci si concentra su di un improbabile storia d'amore o sul dramma della clandestinita'.
Insomma fino a quando si ride va bene ma quando dallo schermo sparisce il mitico Sergio sono problemi...

Trixter  @  15/12/2013 22:28:03
   6 / 10
Benur è un film semplice, ma schietto e sincero. Una storia fatta di emarginazione ed umiltà, di forza e di riscatto. L'elemento di maggior pregio è costituito dalle interpretazioni: senz'altro bravi tutti gli attori, con un plauso particolare a Paolo Triestino. Pistoia, come sempre, sa il fatto suo, ma purtroppo il personaggio che interpreta, strano a dirsi, risulta un pò antipatico e, al di la di qualche battuta estemporanea, non riesce a farsi apprezzare più di tanto.
L'aspetto poco convincente, invece, è proprio nel divertimento: con Benur si ride ben poco e spesso sono sorrisi amari. Insomma, è una pellicola apprezzabile ma non lascia il segno. Forse la versione teatrale potrebbe regalare maggiore ilarità e spensieratezza, senza quel velo di drammaticità che, invece, pervade l'intera durata del film.

sandrone65  @  24/10/2013 01:24:09
   7½ / 10
Non sapendo nulla di questo film, il titolo e la locandina mi facevano pensare ad una vanzinata delle peggiori. Invece sono stato piacevolmente sorpreso da un ottimo film, con un bravissimo Paolo Triestino (già apprezzato in diversi film di Verdone) che impersona un immigrato bielorusso che, grazie ad una determinazione strenua ed ad una brillante intelligenza, riesce a sovvertire il grigiore di una realtà misera, opprimente e gonfia di rassegnata disperazione. Tutti gli attori forniscono un'ottima prova, il dialetto e lo spirito romaneschi sono resi in maniera credibile e divertente.
Peccato per il finale poco amalgamato con il resto del film.

exdinu  @  12/05/2013 16:24:07
   5½ / 10
Decisamente migliore la versione teatrale, si rideva sempre mentre, trasportata al cinema, questa commedia si trasforma in commediola e, a tratti, risulta anche noiosetta nonostante sia ben evidenziata l' "imprenditoria sottoproletaria"!

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Invia una mail all'autore del commento Andrea Lade  @  08/05/2013 14:00:52
   7½ / 10
Una casa malandata all'interno di un condominio periferico e battute in perfetto romanesco ci immergono in una realtà spiccatamente popolare. Due fratelli calpestati dai malanni e dalla povertà vivono di espedienti per guadagnare il minimo necessario per coprire le spese di sopravvivenza. Maria presta la voce in una chat line telefonica e simula orgasmi siluranti mentre stira o rammenda i calzini; Sergio invece è un ex stuntman e seppur costretto dagli acciacchi e non più in vigoria fisica, si traveste da centurione davanti al Colosseo e con un inglese ancora più rovinato di lui spera di guadagnare qualche spicciolo dalle foto con i turisti.
Se non fosse per le esilaranti battute in dialetto, sembra di vivere un dramma familiare di Monicelliana memoria. Si ride, questo è sicuro, ma trattasi di risate amare perchè la consapevolezza dei protagonisti del loro mondo doloroso fa emergere spietatamente la depressione della loro esistenza : il miglioramento del proprio livello sociale è un'utopia ed anche il semplice acquisto delle sedie dell'Ikea sembra un desiderio irrealizzabile
Ad un certo punto Milan, un immigrato, irrompe nella quotidianità dei due personaggi; Milan è un uomo tuttofare che viene assoldato da una banda di criminali come clandestino e spedito nella casa dei due fratelli; per alloggiare nella poco ospitale casa di Sergio dovrà pagare una percentuale consistente dei suoi guadagni a titolo di pizzo. Milan però non è un nullafacente, è un uomo colto, è un ingegnere che dalla Bielorussia compie un viaggio faticoso tra i maiali per inserirsi nel sottobosco sociale delle comparse di strada per pochi rubli. Milan ben presto si rivela un uomo tuttofare ed oltre ad un impegno nel lavoro a dir poco zelante , si mostra efficientissimo nella risoluzione dei problemi domestici dimostrando un'acuta intelligenza che migliorerà in breve tempo il tenore socioeconomico dei due fratelli. Disposto al compromesso e all'arte dell'arrangiarsi, erede di una cultura elastica e polimorfica Milan si insinuerà in modo soave ma deciso nella debolissima struttura sociale che lo ospita, e trottando verso la meta prefissata arriverà ad assumere il controllo di una situazione altrimenti destinata alla deriva.
L'approccio emotivo è sicuramente il più immediato nella visione del film: la risata facile, la pietà nei confronti della protagonista e la rabbia per Sergio sono i sentimenti che si provano naturalmente durante la visione, ma la leggerezza del film è garantita dall'inserimento di situazioni parallele di stampo grottesco e da una piacevolissima fotografia nitida che mette in evidenza l'aspetto cromatico della Roma estiva ; molto bella l'immagine metaforica di Milan che corre nel circo Massimo, ma interessanti anche le riprese tra gli scorci dei palazzi rovinati del Laurentino 38.
Ma il film è anche un potente stimolo al pensiero intellettivo perché il tema sociale , anche se non prevaricante, è sicuramente il filo conduttore di questa commedia all'italiana molto sui generis. Una Roma fotografata nel suo aspetto più lassista e deprivato di qualunque orgoglio, è il vero soggetto di Benur : una Roma umile, abbrutita e in piena crisi morale che però viene lentamente conquistata da un immigrato clandestino che pur essendo stato trasportato in una gabbia di maiali ha una forte ambizione e con capacità e sicurezza riesce a superare le resistenze di una stupida società incancrenita nella propria depressione e irrigidita nei propri stereotipi. E non sarà certo la polizia a ristabilire la struttura sociale originaria. Una critica alla società romana? O meglio un saggio avvertimento alla nostra Italia? Sembra che l'intento sia quello di schiaffeggiare il romano medio per farlo svegliare dai suoi sciocchi pregiudizi che lo ingabbiano nell'inerzia priva di futuro.
Cementato da una sceneggiatura quasi perfetta, il film regge benissimo ai differenti richiami di un dramma sociale e di una commedia tragicomica. L'ambivalenza della struttura narrativa non incide sulla linearità della visione anche se un finale tecnicamente imperfetto macchia il giudizio finale. Velocissimi purtroppo gli ultimi minuti caratterizzati da un salto temporale troppo lungo per poter ricollegare la storia, e troppo breve per ipotizzare un salto generazionale.
Un'ultima nota ai dialoghi: il linguaggio, consiste per me nel miglior pregio del film. Una ricerca particolarmente attenta utilizza un romanesco autentico, lontano dall'imbarbarimento del dialetto utilizzato dalle generazioni miste e soprattutto parlato in periferia. L'operazione di recupero del dialetto ci restituisce la comicità di una parlata popolare molto viva.

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