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Versione in chiave femminile di "Prima pagina"; Kotcheff è un regista nella media che in questo caso lavora su una sceneggiatura poco coerente che all'inizio cerca per forza la commediola spicciola (ma senza riuscire a far veramente divertire), poi vira su un registro più serioso che se da una parte vorrebbe essere una critica ad un certo cinismo dei giornalisti dall'altra porta avanti un forzato inno alla libertà di stampa. Insomma eccessiva carne al fuoco per una pellicola che al limite può risultare simpatica ma troppo seria per far ridere e troppo comica per prendersi sul serio. Il depistante titolo italiano, poi, tenta di spacciarla ulteriormente per commediola sentimentale. Mi pare che alla sua uscita fu un flop e decretò un brusco arresto per la carriera di un attore che meritava come Christopher Reeve, qui strangolato nel ruolo del "belloccio" senza spessore.