diabel - il diavolo regia di Andrzej Zulawski Polonia 1972
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diabel - il diavolo (1972)

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locandina del film DIABEL - IL DIAVOLO

Titolo Originale: DIABEL

RegiaAndrzej Zulawski

InterpretiWojciech Pszoniak, Leszek Teleszynski, Malgorzata Braunek

Durata: h 1.59
NazionalitàPolonia 1972
Generedrammatico
Al cinema nel Luglio 1972

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Trama del film Diabel - il diavolo

1793. In seguito alla seconda spartizione della Polonia, l'esercito Prussiano invade il paese. Il giovane nobile Jakub, messo in prigione per cospirazione contro il re, è inaspettatamente liberato da uno Straniero vestito di nero. Jakub vuole andare a Varsavia per combattere per la libertà del suo paese, ma lo Straniero gli dice di tornare a casa. Sulla strada del ritorno, in una foresta, Jakub incontra un gruppo di attori girovaghi e il loro capo Herz lo invita a unirsi a loro. Jakub rifiuta dicendo che deve assolutamente tornare a casa: Herz allora gli dice che il ritorno a casa potrebbe essere tragico perché la fidanzata di Jakub sta per sposarsi con un altro uomo. Jakub non gli crede ma quando finalmente arriva a casa dell'amico guarda di nascosto il matrimonio dei due, vede la sua ex fidanzata incinta mentre fa l'amore con l'amico. Arrivato a casa sua apprende del suicidio del padre, dell'incesto di sua sorella e di sua madre che nel frattempo è diventata una prostituta. Profondamente colpito dal caos e dalla depravazione intorno a lui, Jakub in preda alla follia uccide chiunque si trovi intorno a lui con un rasoio che il misterioso Straniero gli aveva dato...

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Voto Visitatori:   8,50 / 10 (9 voti)8,50Grafico
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Voti e commenti su Diabel - il diavolo, 9 opinioni inserite

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  Pagina di 1  

VincVega  @  05/03/2019 09:05:49
   8½ / 10
Personalmente non conoscevo Zulawski e penso di essere l'unico che si approccia a questo film anche prima di vedere "Possession" (aihmè). "Diabel" è un film delirante, estremo, coraggioso, disturbante, psicologicamente molto forte. Un film molto avanti per l'epoca e infatti verrà bannato per diverso tempo, ma anche registicamente precursore, dato che praticamente è stato girato tutto a con la telecamera a mano. Nota di merito anche per la colonna sonora psichedelica.

Gruppo COLLABORATORI SENIOR The Gaunt  @  11/05/2013 11:09:42
   8½ / 10
Caos materiale di una guerra che tutto distrugge e caos morale dove c'è la morte di ogni idealismo e lasciar spazio ad un nichilismo senza speranza. E' veramente difficile trovare un autore che sappia descrivere il caos e la foliia come Zulawski, ma anche di fartelo percepire sulla pelle. Una macchina da presa nervosa, a volte traballante, una recitazione sempre sopra le righe in maniera voluta che ti fa sentire la misura della disperazione del protagonista di fronte al caos.
Non c'è più alcun riferimento ideale o un riferimento sociale come la famiglia. Tutto è stato distrutto e la conseguenza sarà la follia completa, l'abbandono di un senso morale dove Bene e Male sono concetti indistinguibili, puro meccanismo distruttivo manovrato come un burattino da nuovi/vecchi padroni.
E' un film visivamente ed emotivamente forte, profondamente pessimista e che certamente non lascia indifferenti.

Crimson  @  27/09/2012 11:44:00
   9 / 10
Jakub/Myskin/Gesù (?!): Zulawski raccoglie l'eredità artistica di Wajda, ma è uno sperimentatore ben più audace e ostico. La nazione frammentata di 'Diabel' incute ancora più timore rispetto a quella post-bellica di 'Ceneri e diamanti' del suo maestro.
I corsi e ricorsi storici ci insegnano la familiarità delle azioni umane, e dunque di nuovo doppiogiochisti, sete di potere, persone che agiscono senza contemplare motivazioni e conseguenze, spesso per inerzia. Uccidere nei periodi "bui" è così dannatamente semplice, ma il Maciek di Wajda aveva ancora la possibilità di tornare sui propri passi, di riflettere a fondo sulla propria condizione; un atto d'amore avrebbe potuto mutare la sua coscienza individuale, cellula di un organismo collettivo alla deriva e in procinto di convergere verso un regime pluridecennale. Ammettiamo pure che il pessimismo dei due registi sia simile, perché anche Maciek nonostante tutto soccombe, ma è evidente che per Zulawski il delitto ha altra valenza. Egli spinge la riflessione non tanto su un piano di forti contrasti, quanto piuttosto in un clima in cui non si riesce più a distinguere il bene dal male. Jakub è un assassino, ma una mente condizionabile, tanto per cominciare. "Deve" uccidere, epurare per il giuda/diavolo che a sua volta cura gli interessi di chi detiene le redini del potere. Eppure nell'assassinio di Jakub, in cui il "peccato" religioso non è proprio contemplato (il concetto di dio per Zulawaski non è neppure più un interrogativo), "il delitto" giuridicamente inteso si annulla nello stesso momento in cui nella sua natura ambivalente ripristina una giustizia sommaria nel buio di un'epoca transitoria in cui né chi governa, né tantomeno chi cospira è esente da responsabilità individuali sul peso storico degli eventi determinati dalle proprie azioni (e in tutto ciò vi è anche una chiara allusione alla corruzione dell'Arte).
Nel caso specifico di questo film sarebbe interessante conoscere quanto a Zulawski interessasse concentrarsi esclusivamente sulla sua amata/odiata Polonia, piuttosto che focalizzare la riflessione sull'irrintracciabilità di un confine tra bene e male assoluto. In Polonia il film è stato bandito per 17 anni (occhio alle date: 1972-1989..), e in questi casi si giustifica la censura con la presenza di scene forti, per nascondere la provocazione e soprattutto l'allusione alla contemporaneità, che fa sempre male accettare da parte di un regime.
Nel ricorso storico gli orizzonti sembrano allargarsi all'intera Europa orientale, e forse alla cultura occidentale, ma il regista appare sempre ipercritico e cinico verso il proprio paese.
In un post-'68 Zulawski mostra quanto fosse vicino il 1793 (seconda spartizione della Polonia) all'attuale nazione succube del blocco comunista stalinista, con la stessa idea di unità e insubordinazione irrealizzabile (che fossero la Prussia o l'Unione Sovietica a determinare le condizioni è irrilevante) in considerazione della reiterazione dei meccanismi che regolano i rapporti tra individui.
Il diavolo tentatore come detto è a sua volta corrotto (Diavolo/Giuda), la sorella di Jakub è una Maddalena gravida costretta a prostituirsi. Un quadro delirante.
Laddove naturalmente dio non esiste, la disintegrazione nasce e si propaga dalla stessa cellula che per altri è la base della civiltà: una famiglia contraddistinta da rapporti morbosi e incestuosi, di prevaricazione, mostruosi.
Il matrimonio è in realtà un rito sciamanico inquietante (una delle sequenze più suggestive del film).
Qui giace essenzialmente la "rivoluzione" cinematografica di Zulawski. A soli trentadue anni, al secondo lungometraggio, osa quanto solo Cassavetes, Bergman e pochi altri avevano osato, con la differenza che questo Cinema fa veramente paura, è scabroso e psicotico, più isterico di Bergman e più violento dell'Oshima del decennio precedente. C'è dunque già una distanza stilistica clamorosa rispetto a Wajda con cui pure aveva collaborato fino a non molti anni prima.
Si dice che gli orrori della guerra per il piccolo Andrzej, nato nella Polonia già occupata nel '40, siano stati il naturale esorcismo cinematografico che egli abbia sempre perpetrato. Ma incanalare questo regista esclusivamente nella direzione dei vissuti sarebbe sbagliato, non contemplando l'eredità di un padre poeta e di uno zio scrittore e filosofo: echi onnipresenti in un Cinema colto (coltissimo!) che in questo caso cita "a suo piacimento" la Bibbia, Shakespeare, persino l'Eneide, e in particolar modo il "nostro" amato Dostoevskij. Adoro come il regista polacco abbia spesso ricalcato gli eccessi delle figure dei romanzi dello scrittore russo, perché sono in simbiosi con il suo Cinema: movimenti onnipresenti negli spazi, convulsi e frenetici, una steadycam che si muove di pari passo imprimendo su pellicola momenti indimenticabili. Urla, crisi isteriche (e in questo caso il Jakub/Myskin soffre di inconfondibili attacchi epilettici). E poi gli attori, clamorosi. La preparazione maniacale sulla scuola, mi dicono, del teatro povero di Grotowski. Attori di una caratura che raramente ho visto al Cinema, e non di certo alludo solo alla Adjani.
Questo film si vive addosso e la forza dell'immagine lascia un segno tale da mettere in secondo piano le mille farneticazioni della parola (come questo commento).
Verboso, forse caotico ma non indecifrabile. Non è così chiaro il filo narrativo (ma questa parola, "narrazione", sembra non avere importanza per questo regista), ma non importa: un moto scellerato di libertà mi assale dopo la visione perchè scopro di aver esorcizzato tutte le mie paure.

1 risposta al commento
Ultima risposta 27/09/2012 11.57.56
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bulldog  @  18/05/2012 21:43:43
   9 / 10
Quinto film che visiono di A.Zulawski ed ennesimo masterpiece.

Quoto completamente la primissima valutazione presente in area commenti(G.P.) e vi saluto.

Gruppo COLLABORATORI SENIOR elio91  @  20/07/2011 00:05:48
   8½ / 10
Il commento contiene spoiler.


Il mio Zulawski preferito dopo Possession.
L'incipit è una cosa incredibile,scena infernale tra le più riuscite che abbia mai visto e difficilmente si dimentica. Quanto al resto,credo che il commento più giù di Guy Picciotto sia una disamina perfetta su questo film,il secondo del regista polacco più bistrattato della storia del cinema.

Che poi a voler essere sinceri Diabel è anche uno dei suoi lavori più accessibili dal punto di vista del significato: folle e sanguinario come altri suoi lavori,tanto crudele e grand guignolesco da essersi "meritato" la censura in patria per oltre 16 anni, in realtà è un'apologia dell'inferno del potere e un film profondamente legato ad una visione politica e simbolica della Polonia comunista del periodo.
A voler ridurre a pochi concetti Diabel,per Zulawski la sua terra è resa vuota e degradata proprio dal potere,sia esso della dittatura nazista o da quella comunista di quegli anni. E se quella rappresentata nella pellicola è una Polonia di fine 1700 devastata geograficamente e spartita come un terreno qualsiasi,il protagonista Jakub viene guidato da un viandante infido attraverso una discesa nel più profondo degli abissi nichilistici.
Laddove non esiste più un valore etico o cristiano (il monastero dell'inizio teatro di stupri,omicidi e manicomio),Di0 non semba esistere,l'amore nemmeno (la fidanzata di Jakub sposa ad un altro uomo ed incinta) e perfino la famiglia diventa marcia e perversamente corrotta fin nelle fondamenta (incesti continuati tra fratelli,sorelle e madri), Jakub trova l'unica via per risolvere la situazione in un delirio omicida di violenza.
Chiarissimo l'intento di Zulawski anche quando cita episodi biblici esplicitamente: come nel finale quando il viandante riceve le sue monete d'oro; e lo stesso viandante,evidente rimando al Diavolo del titolo,mostra a Jakub via via i luoghi in cui ha vissuto,"tentandolo" in continuazione a tornare sui propri passi invece che combattere a Varsavia.

Che altro dire,di episodi singoli da sviscerare ce ne sarebbero tanti,dalla compagnia di saltimbanchi shaksperiani fino ai frequenti attacchi epilettici dei personaggi,una caratteristica non nuova al cinema di Zulawski in cui i suoi attori riescono a dar vita ad interpretazioni isteriche e non controllate.
Ma andrebbe visto più e più volte,andrebbe sviscerato. Il vero problema è che Zulawski non fa nulla per venirti incontro,è una martellata ai sensi e al cuore ogni suo film per il dolore lancinante che esprimono e qui più che mai, anzi forse solo in Possession si è raggiunta tanta amarezza e cinismo nel raccontare una trama senza coordinate prestabilite,senza punti fissi se non quelli dell'orrore. E se un certo tipo di cinema merita la nomea di film maledetto,Diabel va sicuramente inserito in questa categoria.

Invia una mail all'autore del commento Steppenwolf  @  31/01/2011 14:25:21
   8 / 10
Prima di vedere "Possession"(probabilmente il capolavoro del regista)qualche mesetto fa vidi questo "Diabel"(letteralmente "Il diavolo"), seconda opera del regista.
Che dire di un film del genere? Innanzitutto che si tratta di un'opera misconosciuta, censurata e proibita in patria per ragioni politiche.
In secondo luogo è necessario aggiungere che si tratta di un film estremo, che potrebbe certo shockare uno spettatore impreparato, senza contare che per certi versi si tratta di un'opera complessa, di difficile comprensione.
Lo stile è volutamente scarno e poco curato, per rispecchiare forse l'idea di povertà morale, l'assenza di grazia divina e i movimenti della telecamera a mano rispecchiano benissimo la caoticità della vicenda.
La tematica che essa tratta può essere facilmente riassunta in due parole: caos morale. Esattamente.
Al di là dell'allegoria politica il film parla del caos morale generatosi in un mondo ormai privato di ogni principio morale assoluto. L'(anti-)eroe della vicenda, Jakub, un rivoluzionario incarcerato per il tentato omicidio del Re, con l'aiuto di un viscido alleato riesce ad evadere dal carcere e una volta fuori si accorgerà che nel frattempo tutto è andato in rovina e i suoi compagni ed alleati l'hanno tradito e alla sua famiglia non è spettata sorte migliore: il padre si è suicidato, la madre si è prostituita e la sorella sembra voler seguire le sue orme.
Jakub inizia così un'opera di pulizia del mondo in quella che è una vera e propria parabola nichilista: l'uomo, autoproclamatosi Dio, in assenza di ogni principio morale comincia a sterminare senza rimorsi chiunque incontri nel suo cammino, aiutato dal suo losco liberatore(di cui solo alla fine scopriremo l'identità)e di una suora, chiara metafora del Bene, di una redenzione fatta donna che egli non arriverà mai a possedere realmente. Non dico altro, vedetelo!

Oskarsson88  @  05/01/2011 15:05:34
   7 / 10
Caotico e conturbante, ma al di sotto del più rinomato Possession. Comunque apprezzabile!

7219415  @  25/12/2010 19:40:54
   8 / 10
Peccato che mi è toccato vederlo (come toccherà vederli tutti) in inglese...solo che questa volta nemmeno in inglese...in polacco con sottotitoli in inglese...
E' davvero un peccato che un regista interessante come Zulawski così sottovalutato..
Questo film non è per niente male anche se a parer mio abbastanza inferiore rispetto a Possession..

Guy Picciotto  @  24/11/2010 15:09:26
   10 / 10
"oscenità", "demenza" e follia" sono ingredienti che se piazzati come si deve nel cinema non possono che portare questa pseudo arte a raggiungere certe vette proprie delle vere arti (pittura, scultura, musica ecc).
Ora, io pensando a Zulawski credo che nessuno ne ha mai raggiunto l'isteria; nessuno ha mai pensato di eguagliarne o imitarne l'epilessia e l'irresponsabilità sconnessa . In questo senso Zulawski con questa sua isteria introiettata nel corpo dei suoi attori supera la rappresentazione, sabotandone così violentemente l'immagine data e la sua possibilità di ricezione. Ecco perchè è stato uno degli unici ad andare oltre il cinema, come pochi hanno voluto fare, penso a gente come Bene, Jancs, Tarr, Welles (non dico "come pochi sono riusciti a fare" poichè questo voler andare oltre non era una prerogativa di altri registi seppur grandiosi).
Questo suo Diabel (diavolo) è se non sbaglio il suo secondo lungometraggio, ed è già capolavoro, ultra censurato in patria, il regista fu costretto all'esilio dalla sua Polonia dopo l'uscita del film; anche Diabel è assolutamente isterico, ma non perchè si urla in continuazione, e gli interpreti si sbracciano, si
dimenano costantemente, e la mdp corre e non sta ferma un solo momento. L'isteria di Zulawski è una pratica di disubbidienza ontologica, segno di vita in un mare di morte, si tratta di un'isteria lucidissima e non paradossale: Zulawski guarda e sente con attenzione ferina, e dis-mette in scena con una capacità sensoriale inusitata, adoperando i movimenti epilettici e le urla dei suoi attori come un cannone, senza mirino, senza piani d'attacco mirato.
Diabel è spiritato, posseduto, terroristico, voluttuoso, instancabile, fuori regola e fuori sincrono. Una bella botta la visione non c'è che dire (e per certi versi quello che voglio vedere dal cinema d'autore in guerra col sistema gerarchico policentrico che domina sul pianeta).
Al pubblico, Zulawski non piace, deve non piacere perchè i suoi film non possono piacere; un cinema respingente, che fa la bava come appunto un epilettico.
Diabel resta il suo punto più alto secondo me a pari merito di "possession".

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