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Un action travolgente. Reduce dalla passate visioni dei due film "The Raid" mi apprestavo a vedere "Headshot" conscio del fatto che il mood sarebbe stato pressappoco il medesimo. Non mi sbagliavo, tutto sommato. Le interpretazioni mi hanno in parte convinto e le scene di combattimento sono anche qui notevoli. Manca una sceneggiatura solida (non che in "The Raid" fosse chissà che cosa - ad accezione del secondo che mi prese abbastanza). Se si sorvola poi su alcune forzature, specie nel finale, ne risulta una visiona che intrattiene discretamente.
C'è chi di mestiere fa il fornaio, chi il giornalista, chi il poliziotto. Iko Uwais mena. Cioè, lui non sta recitando, lui fa quello che gli viene meglio nella vita: provocare fratture scomposte a forza di scopaccioni. Il mestiere potrebbe rivelarsi un po' monotono, sia per chi pratica, sia per chi guarda, specialmente se tutto sto dimenarsi non è supportato da una storia discretamente interessante. Purtroppo Headshot manca di un buon sostegno narrativo atto a coadiuvare il buon Uwais e specialmente chi ha già avuto modo di imbattersi nei precedenti The Raid non troverà nulla di cui possa valerne la pena. Il regista non è lo stesso e le riprese a volo d'uccello/Sensible Soccer dei nuovi sono interessanti ma non imperdibili. E anche i 3 villain non hanno il dovuto carisma. Ribadisco, però, che Uwais è forte e ha anche la faccia giusta. Lui è un eroe reale.
A coloro a cui è piaciuto un film come The Raid ritengo probabile che questo Headshot possa soddisfarne i palati. Uwais dopo quel film è diventato rapidamente una delle maggior star del cinema action. La storia non è particolarmente complessa e funge da semplice canovaccio per il percorso di redenzione del protagonista. Il buono è buono pur con qualche scheletro nell'armadio ed i cattivi sono delle carogne senza pietà. I combattimenti sono tesissimi ed adrenalici, si picchiano come fabbri e del politicamente corretto non gliene può fregare di meno. Due ore liscie come l'olio.