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Un film davvero bizzarro: parte come una storia 'classica' di ottima ambientazione 'old west', per poi diventare delirante con il procedere dei minuti. Del resto è la sorte che tocca al protagonista (un fantastico Day-lewis); infatti il regista sceglie di girare in forte suggettiva, mostrandoci il corso degli eventi dal personale punto di vista di un uomo che arriva all'apice del successo, ma racchiude in sè un animo complesso e tormentato. Con questo si spiegano anche le musiche, davvero strane, spesso fuori luogo, ma la cui distonia è eccezionale nello spiegare il senso di misantropia del petroliere. Sotto questo punto di vista, è davvero ben approfondito il rapporto tra lui ed il pastore di una paleo-Scientology: probabilmente la cifra più significativa del film, perchè i due contendenti, molto diversi da loro, sono abbozzati magnificamente. Non dimentichiamo infine la splendida fotografia, che rende piena giustizia alla visione sul grande schermo.
In definitiva, 'Il petroliere' è un film davvero singolare ed imprevedibile (come il titolo originale, tradito dalla traduzione), il cui 'non-senso' non può che appagare lo spettatore, che arriverà alla fine un po' confuso, ma pienamente soddisfatto.