Voto Visitatori: | 7,55 / 10 (210 voti) | Grafico | |
Voto Recensore: | 7,50 / 10 | ||
Protagonista assoluta dell'ultima edizione degli Oscar insieme a "Non è un paese per vecchi", "Il Petroliere" rappresenta un ritorno in grande stile al vecchio West, questa volta senza sceriffi o pistoleri ma con una storia di potere e violenza.
Paul Thomas Anderson con questo film si guadagna la definitiva consacrazione fra i più grandi registi di Hollywood, portando sul grande schermo un'opera monumentale, riesce ad uscire dagli schemi preordinati di un certo tipo di cinema.
Tratto dal romanzo di Upton Sinclair "Oil!", il film racconta la storia del boom petrolifero della California dei primi del '900, concentrandosi sulla controversa figura Daniel Plainview. Da povero minatore di argento, Plainview diventa un grande produttore di petrolio grazie la scoperta di ricchi giacimenti in un piccolo villaggio dell'Ovest degli Stati Uniti. La sua venuta porterà scompiglio nella povera cittadina e la sua avidità sarà motivo di scontro con il leader religioso del luogo, il predicatore Paul Sunday.
Raccontando la deriva psicologica e morale del protagonista, "There will be blood" è un film intimista, che alla forma baroccheggiante ed epica, classica dei kolossal hollywoodiani, oppone uno stile e un ritmo narrativo che si avvicina ad una certa tradizione cinematografica europea.
Anderson ha il coraggio di proporre un personaggio rude e crudele, ma che per l'intera durata del film mostra il suo aspetto più umano proprio in relazione al forte legame che lo lega la figlio. Plainview non è il solito capitalista senza scrupoli: Anderson non cerca scorciatoie, non si rifugia in facili cliché ma costruisce un personaggio a 360 gradi anche nei suoi aspetti più contradditori.
Uno dei maggiori meriti del film risiede nell'aver coinvolto uno dei più grandi attori viventi, Daniel Day-Lewis, da sempre lontano dal mondo dello star system ed estremamente selettivo nella scelta dei progetti cinematografici in cui cimentarsi (appena tre film negli ultimi dieci anni).
Daniel Day-Lewis è un attore che fa la differenza, regalando un'interpretazione sentita e coinvolgente, coronata da un meritatissimo Oscar.
Da notare anche la presenza Paul Dano, già visto in "Little Miss Sunshine": fa parte della schiera dei nuovi attori emergenti cui raramente viene dato tanto spazio in opere così importanti.
"Il Petroliere" non è un film per tutti: Anderson è troppo preso dalla storia per concedere spazio allo spettacolo; il film sconta così alcune lungaggini a tratti eccessive e momenti poco riusciti. Infelice ad esempio la parentesi sul finto fratello: sebbene giustificabile ai fini della storia, non si può negare che a conclusione del film risulti essere un corpo estraneo che si sarebbe potuto meglio integrare nel contesto narrativo.
Anderson sa farsi perdonare tali farraginosità regalandoci nei primi dieci minuti una lezione di grande cinema: la ricerca della ricchezza è mostrata nella sua fisicità soprattutto come lotta fra uomo e terra, grandi paesaggi selvaggi e brulli si oppongono ad un Plainview in lotta per sottrarre alla terra le sue ricchezze, ed è raccontata solo con la forze delle immagini in un silenzio quasi irreale.
La seconda parte del film si apre con l'ascesa economica di Plainview ed il suo impatto con un villaggio rurale americano, nel quale da subito si scontra con Paul Sunday, giovane indottrinato pastore evangelico che rappresenterà l'antagonista di Plainview.
Se da un lato il conflitto tra i due può sembrare la solita lotta fra il capitalista senza scrupoli e l'uomo di fede, in realtà Anderson fugge da facili manicheismi, svelando sin da subito il vero volto di Sunday, quello di "falso profeta", dimostrando, intelligentemente, come il fanatismo religioso abbia facile sviluppo in società chiuse e povere di risorse.
Il personaggio di Sunday è un altro elemento non del tutto convincente del film: Paul Dano non colpisce fino in fondo, e forse è troppo giovane per poter competere con il magnetismo di Daniel Day Lewis.
Lo stesso Anderson è così preso a raccontare la metamorfosi del protagonista da dimenticarsi gli altri personaggi ed ecco che il finale, così inteso, ben recitato e melodrammatico, risulta essere un po' troppo improvviso e poco chiaro.
Il Petroliere mostra come il rapporto tra benessere e valori tradizionali veda la vittoria del primo sui secondi, come la disgregazione umana e morale dipenda dall'inseguimento di falsi valori o, citando il termine usato nel film, di "falsi profeti". Ed è proprio nel concetto di "falso profeta" che "Il Petroliere" mostra il suo lato più profondo e interessante, il film non si limita alla sola critica sull'incoerenza delle cosiddette "guide spirituali", ma fa di Plainview il rappresentante della deriva morale dell'America, e la fine dell'Ottocento diviene il simbolo della perdita dell'innocenza di un popolo; innocenza che prende il volto del bravissimo Harrison Taylor, figlio di Plainview che, rimasto sordo a seguito di un incidente, svelerà infine la coscienza del padre, ed il suo definitivo allontanamento sarà il punto di non ritorno.
Purtroppo il film spesso cade in un eccesso di melodramma, anche a causa della colonna sonora; non tanto per i suoi elementi qualitativi che la rendono al contrario assolutamente valida (è stata scritta dal frontman dei Radiohead), quanto piuttosto per l'uso non impeccabile che ne è stato fatto.
L'eccessivo utilizzo di musiche tetre ed inquietanti appesantisce ulteriormente la visione del film, ed a tratti può disturbare lo spettatore.
La ricostruzione di atmosfere e suggestioni, tipiche del cinema del passato, è affidata ad una bellissima fotografia che, grazie a spettacolari riprese dell'Ovest americano e soprattutto ad un attento gioco di ombre, riesce a creare un atmosfera crepuscolare ed inquietante, in linea con il messaggio del film.
Sebbene fosse dato tra i favoriti alla "Notte degli Oscar", l'Academy gli ha preferito il "Non è un paese per vecchi" dei fratelli Coen che, pur essendo un'opera di ottima fattura, è poco in confronto al grande cinema che si respira in ogni fotogramma di questo film. Per questa ragione "Il Petroliere", pur non essendo un capolavoro e scontando alcune piccole ingenuità di regia e di scrittura, deve essere visto da tutti gli amanti della "settima arte".
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Recensione a cura di Paolo Ferretti De Luca aka ferro84 - aggiornata al 31/03/2008
Il contenuto di questo scritto esprime il pensiero dell'autore e non necessariamente rappresenta Filmscoop.it
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